.Capitolo 3.

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-Eleonora
Sono appoggiata alla parete dell'ascensore; ci sono ancora le porte aperte perché non ho ancora schiacciato il tasto del piano, non so proprio che fare.
Qualcuno, che so benissimo chi è, mi ha infilato un biglietto sotto la porta della mia camera con scritto un'appuntamento.
Una parte di me mi dice che non ci dovrei andare perché è uno scorbutico come pochi e che gente del genere non dovrei neanche conoscerla, l'altra mi dice di dargli un'altra possibilità, visto che comunque non ha fatto apposta a rovesciarmi il caffè addosso.
Decido di seguire la via giusta ed esco dall'ascensore, vado in camera e prendo un pezzo di carta dove scrivo la risposta.
Poi vado da lui...
Appena si aprono le porte, lo vedo che si sta alzando da una poltrona: lo ammetto,è molto carino.
Io sono serissima in confronto a lui che mi sorride a 32 denti.
Mi squadra un po' con gli occhi e un'espressione di delusione gli scurisce il viso.
Vado con passo deciso verso di lui e gli porgo il biglietto.
"Ringraziami!" gli dico un po' malamente e torno in ascensore.
Arrivo in camera e comincio a preparare il caffè per due. Metto le tazze sul tavolo con dei biscottini, poi vado in bagno e mi metto un vestitino rosso che arriva poco sopra il ginocchio:ha una scollatura a V con un cinturino dorato sulla vita. Mi trucco leggermente e metto degli orecchini dorati ad anello.
Dopo 5 minuti apro la porta: lo vedo appoggiato al muro davanti che mi sorride furbamente.
"Non mi ero mai vestita così bene per uno stronzo!" sorrido falsamente e lo faccio entrare.
Lui si gira verso di me e mi guarda, dopo un po' mi risponde: "Attenta a come parli eh, non mi conosci nemmeno!"
Io lo guardo serissima, è perfetto ma è uno stronzo.
Sento qualcosa nello stomaco. Cerco di convincermi che non sono le cosiddette "farfalle" e creo con la mia mente un insetticida.
Io sono ancora in piedi davanti alla porta che lo guardo mentre lui si va a sedere su una delle tre sedie che c'è al tavolo.
"Non ti siedi?"
"Si arrivo!" rispondo, e vado a sedermi accanto a lui.
Beviamo le nostre tazze di caffè in silenzio, tutti e due guardiamo il vuoto.
Dopo un po' mi faccio coraggio e gli parlo: "Senti un po', come ti chiami? Sai, invito uno sconosciuto nella mia camera senza neanche sapere come si chiama e non è da me! C'è almeno qualcosa su di te vorrei saperla! Oddio parlo troppo...sto parlando a vanvera? Si..."
"Hei..."
Mi prende la mano e mi guarda.
Io rimango in mobile.
"Non agitarti, non sono un pedofilo né niente, sono solo un ragazzo in vacanza. Comincio nel dirti che mi chiamo Edoardo, e per il resto ci sarà tempo di conoscerci."
Mi lascia la mano e vorrei rispondergli ma non riesco.
Intanto lui ha finito la sua tazza di caffè mentre la mia è a metà.
Non so perché sono così agitata, c'è, è uno stronzo!
Alla fine ce la faccio:" Io sono Eleonora, Eleonora Sava".
Mi sorride, lo stesso sorriso di prima, un sorriso da furbo come se sapesse che sarebbe successo.

Sono le 23.11.
Dopo il caffè ci siamo messi sul divano a guardare un film ogniuno appoggiato da una parte del divano. Ogni tanto ci guardavamo e ci sorridevamo.
"Molto carino il film eh, ora devo andare, è tardi, magari ci vediamo domani."
Prende la sua giacca e va verso la porta.
Mentre sta per uscire lo ringrazio della bella serata e gli ricordo una cosa: "Anche se sono stata bene non vuol dire che ti ho perdonato per la mia felpa!"
Mi sorride.
"Buona notte."
"Buona notte."
Chiudo la porta e vado a dormire.
Mi sento strana, come se felice.

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