A volte svegliarsi è più difficile di altri giorni, dormire sembra l'unico modo di scappare ad una giornata dura o da brutti pensieri. Apri gli occhi e sai che non vorresti essere lì, nel posto sbagliato con persone sbagliate.
Pensi che non sia colpa tua se sei nato nel posto sbagliato o forse qualcosa ti ha portato lì ad essere chi sei, ma quello che in realtà mostri di essere non è ciò che ami, non è ciò che vuoi, non è ciò che vorresti vedere allo specchio ogni singolo minuto.
Non solo perché tu non ti accetti ma perché non ti senti accettata dagli altri, quindi ti senti a disagio perché il mondo non è adatto a te ed è facile odiarsi, è come se lui fosse andato avanti mentre tu sei fermo nello stesso punto senza riuscire a muoverti. Non vuoi rimanere sempre lì incastrata in una realtà che non ti appartiene per niente con persone che non fanno altro che ferirti, come se avessero in mano un coltello e ti abbracciassero con quello.
Non puoi scappare, non puoi correre, non puoi abbassare la testa e nemmeno alzarla, muoversi è doloroso. Non tutti capiscono questo dolore, questa mancanza, questa vita.
Beatrice era quasi arrivata a scuola, la sera prima, quando era arrivata, aveva abbracciato tutti con freddezza e poi aveva finto di essere esausta, così i suoi genitori l'avevano lasciata andare a dormire rifluttanti. Rimase sveglia fino alle undici e mezza con gli occhi incollati sul soffitto buio, non riusciva a chiudere occhio, fece un conto pensando di chiamare Aiden, erano solo 6 ore di fuso orario ma non poteva farlo.
Si alzò sentendo finalmente i genitori andare a letto e prese il telefono attaccato alla presa in cucina, una regola che loro adottavano, e lo portò in camera.
Guardò più volte i contatti al buio, con chi poteva scrivere? Ci mise molto per capire che era tardi e che era meglio non fare stupidaggini, così riportò il telefono e si rese conto di una cosa era il suo compleanno!
Lo notò soltanto dai messaggi che le arrivarono nello stesso momento in cui schioccò la mezzanotte.
Aveva diciotto anni e se ne era completamente scordata, nelle due settimane in America si era totalmente dimenticata e non lo aveva detto né a Chris né ad Aiden, poi fece qualcos'altro. Non rispose a nessun messaggio, cercò di non fare rumore e aprì una brioche dalla confezione, dopo prese una vecchia candelina rosa dal cassetto, poi l'accendino dalla tasca della giacca di suo padre e assemblò il tutto. Mise entrambi gli avambracci sul bancone e la testa sopra essi piegando il corpo guardando la candelina.
Una lacrima le rigò il viso, aveva sempre espresso lo stesso desiderio ma a cosa serviva? Si sentiva ridicola, una stupida, se un giorno le avrebbero chiesto come aveva festeggiato il suo compleanno lei cosa avrebbe risposto? Piangendo?
No, non poteva. "Buon compleanno a me" pensò spegnendo la candelina e buttandola via, poi prese la brioche e filò a letto.Torniano al mattino, la strada fino a scuola sembrava infinita, alzare lo sguardo e non vedere i palazzi di New York era orribile per alcuni, si sentivano come se fossero in un corpo sconosciuto che viveva in un posto che non apparteneva a nessuno di loro, quello che c'era non gli piaceva. La scuola apparve davanti ai loro occhi e proprio davanti c'era solo Amalia, Beatrice e Anna.
<<Che cosa stiamo guardando?>>parlò l'ultima interrompendo i pensieri delle due ragazze<<È tardi! Dovremmo andate e buon compleanno alla mia Bea!>>
<<Grazie, Annie>>rispose lei abbracciandola brevemente e posando un bacio rumoroso tra i suoi capelli.
<<L'ultimo giorno di scuola>>mormorò Amy, lei aveva già fatto gli auguri prima.<<Tecnicamente non è l'ultimo, in realtà dobbiamo ancora fare gli esami>>
<<Allora? Andiamo?>>continuò Anna.
<<Se proprio dobbiamo>>
<<Ma dai! Oggi si mangia!>>
Ed era vero, l'ultimo giorno tutto dovevano portare qualcosa, si metteva la musica JUST DANCE e si ballava, una giornata di quattro ore. Entrarono nella scuola e per quanto due settimane erano passate velocemente sembrava di essere un nuovo posto, gente che rideva nei corridoi entrando nelle loro classi al suono della campanella. Anna corse dentro la sua al secondo piano preoccupata di essere in ritardo e prendere il ritardo ma non accadde, c'era il professore di matematica che armeggiava con il computer.
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𝐖𝐞 𝐀𝐫𝐞 - 𝐋'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐚𝐳𝐳𝐢.
RomanceA volte dare tutti sè stessi non basta, questo lo sa Beatrice e la sua classe. Tutti loro, per due settimane, andranno a New York, succederanno talmente tante cose da cambiare la vita ad ognuno, nessuno escluso. Incontri strani a un convention di u...