Capitolo Uno

506 35 2
                                    

CAPITOLO UNO: QUARANTENA

Mi svegliai al suono delle sirene spiegate della polizia in lontananza. Voltai la testa per lanciare un'occhiata all'orologio digitale. Erano appena passate le 3 del mattino. Appena mi misi a sedere nel letto, notai che la mia camera era illuminata da luci blu e rosse delle macchine dei poliziotti intrufolatesi attraverso la finestra. Sembrava come se ce ne fossero centinaia fuori nel vicinato. Mi accigliai mentre guardavo fuori dalla finestra. Cosa diavolo stava succedendo? Il numero massimo di macchine della polizia che avessi visto in questo posto era tre o quattro a cinque case da questa - quando un anziano prese troppe pillole per sbaglio e morì mentre guardava la TV. Ma ora, guardando fuori dalla finestra, c'erano soltanto circa cinquanta macchine della polizia sul nostro lato di strada. In lontananza, sentii la gente urlare; e questo mi procurò i brividi lungo la schiena.

"Mamma?" dissi cautamente mentre cercavo di spostare lo sguardo dalla finestra. "Cosa sta succedendo? Perchè fuori ci sono così tante macchine della polizia?"

Nessuna risposta.

Sicuramente non dormiva con tutto questo caos. Com'era possibile?

"Prontooooo? Mamma?" mi voltai a guardare la porta della mia camera; esaminando se avrei dovuto lasciare la camera o avrei fatto meglio a restarci.

Improvvisamente sentii dei passi arrancati al piano inferiore della casa. Tutto il mio corpo si irrigidii. Quello non sembrava mia madre.

"Chi è là?" sussurrai; sebbene sapessi che nessuno mi avrebbe sentita.

Beh...almeno speravo.

Mi lasciai scappare un guaito e freneticamente osservai la mia stanza; cercando qualche sorta di arma con cui difendermi.

Una bottiglia di profumo?

...Nah.

Un pacco di fazzoletti?

Nuh-uh.

Un reggiseno?

Impossibile.

Una lampada da tavolo?

Nah.

Aspetta.

Una lampada da tavolo avrebbe funzionato.

Corsi verso la vecchia scrivania da studio e staccai la lampada dalla corrente. Non sapevo quanto avrei potuto usarla come arma...ma era la cosa migliore che possedessi. Se solo i tamponi non fossero così inutili quando non è quel periodo del mese.

Sollevai la lampada oltre la testa, così che fosse pronta all'attacco. Fissai lo sguardo sulla porta della mia camera mentre i passi continuavano a incalzare al piano inferiore.

Mi si spezzò il fiato appena il rumore si fece più forte - indicando che chiunque fosse in casa mia stesse salendo al piano superiore. Li sentivo...gli intrusi camminavano lungo il corridoio con grossi, pesanti scarponi e il suono di chiavi o qualsiasi cosa tintinnasse.

Soffocai un gemito appena vidi la maniglia della mia porta essere abbassata; tutto il mio corpo tremava di paura mentre provavo l'orribile sensazione che qualcosa di pericoloso mi stesse aspettando all'esterno. Potevo giurare di riuscirli a sentire...respiravano affannosamente dall'altro lato della porta. O quello sarebbe potuto essere il mio respiro pesante. Potevo giurare di star soffrendo di qualsiasi tipo di paranoia al momento.

La porta venne aperta e, senza esitare, chiamai mia madre urlando; sollevando la lampada oltre la testa.

"Fai silenzio, ragazza!" sibilò il poliziotto che era entrato nella mia camera. "Non vorrai essere sentita dai Predatori?!"

Breathing the Dead [hs - italian translation] MOMENTANEAMENTE SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora