Capitolo 4

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Era sabato mattina quando ricevetti una chiamata inaspettata.
-Pronto-, dissi con voce assonnata.
-Dormigliona, alzati e vestiti che ti passo a prendere-. La voce un po' roca e calda di Derek mi risvegliarono all'istante.
-E dove mi vorresti portare?-, domandai civettando.
-In città-. Sembrava mi stesse nascondendo qualcosa.
-Dammi mezz'ora, anzi sarebbe meglio un'ora.
-Ok, a dopo.- Chiuse la telefonata.
Dalla chiamata mi era sembrato un po' vago e distante, però presto avrei scoperto di cosa si fosse trattato, perciò non ci rimuginai su più di tanto.

Aprii il mio armadio e come ogni volta Koska ci si infilò dentro e sparì tra gli abiti.
Rovistai a fondo cercando un vestito che mi colpisse ma non ne trovai nessuno, così decisi di andare in bagno a truccarmi. Non ero mai stata una che si truccava in modo vistoso, soprattutto perché non ne ero in grado; di solito per eventi importanti ci pensava June ad aiutarmi. Lei aveva decine di palette e rossetti da fare invidia a un negozio di cosmetici.
Ma June non si trovava con me, perciò mi arrangiai con un po' di mascara e un bel rossetto rosso acceso.
Ritornai in camera e decisi di indossare i miei pantaloni preferiti in pelle nera che mi facevano un bel sedere e sopra un maglioncino crema a collo alto. Mi osservai il sedere allo specchio, poi cambiai posizione per vedermi nella completezza e mi sentii bella. Un sorriso improvviso comparve sulle mie labbra vermiglie.
Dalla camera sentii il familiare rombo della Porsche di Derek e immediatamente dopo ricevetti un messaggio proprio da lui che mi diceva di essere arrivato, perciò mi fiondai giù per le scale e indossai degli stivali neri, un cappottino beige e infine uscii chiudendo la porta di casa dietro di me.

Salii in auto. Il viso di Derek si illuminò vedendomi e questo mi tranquillizzò.
-Allora, cosa dobbiamo fare in città?-, chiesi, allacciando la cintura di sicurezza. In tutta risposta lui partì e girò a destra, il che mi confuse alquanto.
-Hai sbagliato strada-, affermai guardandolo interdetta.
-Ti sto portando in città ma non a Oldwood, stiamo andando a Springfield-. Springfield era una grossa città che si trovava a poco più di un'ora da Oldwood, in cui ero stata solo una volta con i miei genitori quando ero molto piccola.
-Non pensare che non ci voglia andare, ma perché stiamo andando proprio lì?-.
-Immaginavo la domanda-, disse col sorriso. -Fra poco ci sarà il matrimonio di mia madre con il padre di Alec e ho immaginato che, con quello che hai passato, te ne fossi dimenticata...-. Scrutò nei miei occhi in cerca di risposte. Me ne ero completamente dimenticata e la situazione mi faceva sentire una schifezza.
-Così ho deciso di regalarci una giornata tutta per noi all'insegna dello shopping-, continuò. Credo che quelle fossero le parole che ogni ragazza desiderasse sentire, ma non facevano altro che farmi sentire una pessima fidanzata.
-Mi spiace così tanto, mi è proprio sfuggito di mente del matrimonio-. Lui mi prese la mano e me la baciò, togliendo solo per un istante gli occhi sulla strada.
-E per l'occasione ho portato la mia compilation da viaggio-. Mi indicò il vano portaoggetti, così lo aprii e trovai un astuccio con tantissimi CD ordinati per decade, tutti sul genere rock.
-Dai, scegline uno!-. Sfogliai velocemente i CD e ne trovai uno datato anni '70 che mi ispirava, così lo presi e lo inserii nello scompartimento dell'autoradio.
Come partì la prima canzone, lui iniziò a cantare.
-I was a little too tall could've used a few pounds. Tight pants points hardly renown... Ottima scelta-, aggiunse infine.
-She was a black haired beauty with big dark eyes... Sei tu la mia bellezza dai capelli e dai grandi occhi scuri-.
-Come si chiama questa canzone?-, domandai, cercando di nascondere il mio imbarazzo per la frase dolce che aveva appena pronunciato.
-Night Moves di quel grande di Bob Seger-, disse, poi tornò a canticchiare.
Aveva una bellissima voce che mi fece sciogliere e ,al ritmo del rock, giocammo e chiacchierammo per tutto il viaggio.

Finalmente arrivammo a Springfield. Non appena misi piede fuori dalla macchina mi sgranchii le ossa e mi massaggiai il sedere dolorante. Lui mi mise un braccio intorno alla spalla e mi condusse in una stradina, come se conoscesse alla perfezione tutte le strade di quella città.
-Che ne dici di fare colazione?-, mi chiese, seguito da un gorgoglio proveniente dal suo stomaco.
-Direi di sì-. Mi portò in questo piccolo ristorante che serviva anche la colazione. Il posto era un po' rustico ma aveva un qualcosa di confortevole. Appena entrati un ragazzo alto e massiccio si presentò davanti a noi.
-Buongiorno, un tavolo per due?-, domandò. Io e Derek rispondendo affermativamente in coro.
Il cameriere ci fece accomodare ad un tavolo vicino ad una grande vetrata, dopodiché ci consegnò due piccoli menù plastificati dalle scritte semplici ma eleganti.
-Sei già stato qui?-, chiesi incuriosita.
-I miei nonni paterni abitavano in città e quando li venivo a trovare mi portavano sempre qua a mangiare; fanno il miglior bacon del mondo-. Notai come ogni volta che pensava a suo padre, i suoi occhi cambiavano repentinamente colore, divenivano di un giallo incandescente.
-Cosa mi consigli?-, chiesi, cercando di distoglierlo dai suoi pensieri.
-Sei più da dolce o da salato?-.
-Dolce-, risposi.
-Allora devi assolutamente prenderò il waffle party; uscirai rotolando, però ne sarà valsa la pena.
-Andata!-.
Dopo qualche minuto tornò il cameriere con un un taccuino e una biro che nelle sue mani grandi sembravano piccolissimi.
-Sapete già cosa volete ordinare?-.
-Io un waffle party e un succo di frutta alla pera.
-Io vorrei le uova della casa con bacon e un tazza di caffè.
Il ragazzo se ne andò via con le nostre ordinazioni.
-Allora, spiegami un po' come sono i matrimoni fra licantropi-. Lui sorrise alla domanda.
-Non sono andato a molti matrimoni del branco però, solitamente, si fa una  cerimonia in chiesa e poi una festa per celebrare l'unione.
-Ah... mi aspettavo qualche rito tribale o altro...-. Derek scoppiò in una fragorosa risata.
-Ti stavo prendendo in giro!-. Gli feci una linguaccia proprio mentre il cameriere portava le bevande.
-Essendo il padre di Alec il sindaco e dovendo interpretare la figura di stimato uomo d'affari umano, ci saranno due cerimonie: la prima sarà quella di facciata, ossia matrimonio in chiesa, festa, ecc...; insomma un matrimonio come gli altri, poi verso sera, quando tutti gli invitati umani se ne saranno andati, sposteremo la cerimonia nel bosco.
Il cameriere ci interruppe, lasciando le nostre ordinazioni sul tavolo.
Quando Derek diceva che sarei uscita rotolando da quel locale non stava scherzando: i waffles erano ricoperti da un primo strato di frutta, composto da fragole e banane tagliate finemente e in cima un bella palla di gelato alla vaniglia, il tutto decorato con del cioccolato liquido.
-Caspita!-. Fu l'unica parola che riuscii a dire.
-Te lo avevo detto-, disse lui con la bocca già piena di cibo. Non sapevo neanche dove incominciare a mangiare tutto quel ben di Dio, così iniziai dal gelato in cima, proseguendo verso il basso.
-Mi stavi dicendo della seconda cerimonia-, dissi.
-Sí, giusto! Praticamente ci sarà questa seconda cerimonia per noi del branco, in cui mia madre e Gabriel si scambieranno le loro promesse e poi correremo nel bosco, poi va be' lo vedrai nei particolari sabato prossimo. Ah, e ovviamente venerdì c'è la cena di prova, ma ti avviso che sarà una cosa molto noiosa, ci saranno molti vecchi.
-Una domanda, io come farò a correre con voi?-, chiesi perplessa.
-Be' è una bella domanda, dato che non era mai successo che qualcuno che non sia un licantropo, partecipasse all'evento. Ci inventeremo qualcosa-, disse positivo.

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