Capitolo 24

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Finita la lezione di strategia, Michael ed io uscimmo dalla classe.
-È stata interessantissima questa lezione!-, parlò con entusiasmo.
-L'ho trovata davvero stimolante-, convenni con lui.
-Adesso che cos'hai?-. Controllai il foglio su cui erano stati scritti i miei orari di oggi.
-Botanica-.
-Che peccato, io ho il corso base di chimica-.
Ci salutammo e mi avviai verso l'aula 404 e, come la volta precedente che ci ero stata, venni sopraffatta da una moltitudine di colori e odori.
Mi sedetti accanto a una ragazza che doveva essere della mia età.
L'insegnante era in un angolo della stanza e stava annaffiando amorevolmente le piante.
-Oh, siete già qui!-, disse una volta che si fu girata. Non aveva la solita divisa militare, bensì dei pantaloni cachi, una polo bianca e una giacca blu sul petto della quale portava delle spillette alquanto insolite, erano diverse da quelle che avevo visto sugli altri: ce n'erano un paio a forma di fiori di colori diversi e una a forma di occhio.
-Bene ragazzi, mi presento. Sono la dottoressa Jaleh Mehran e non sono come gli altri professori che conoscerete qui. Come potete vedere non indosso una divisa perché non sono andata avanti con la vita militare ma sono qui come esperta di botanica-. Si alzò dalla cattedra e incrociò le braccia al petto.
-La botanica è una disciplina della biologia che studia le forme di vita del mondo vegetale. In questa stanza ci sono diversi tipi di piante provenienti da tutto il globo: alcuni sono molto comuni e altre rarissime, ma ciò che hanno tutte in comune è che hanno delle proprietà insite nel loro DNA che impareremo a studiare e utilizzeremo a nostro vantaggio contro le creature soprannaturali-. Si mise a girare per la classe.
-Per rendere la lezione interessante perché non iniziare della piante velenose?-, disse con eccitazione. Una mano si levò interrompendo la dottoressa. L'insegnante le fece segno di parlare.
-Emily Lockheart- si presentò -visto che abbiamo con noi una mezza lupa, perché non cominciare da quella?-, indicò una pianta dai fiori blu che mi era fin troppo familiare. La professoressa Mehran ci osservò entrambe per un istante e poi andò a prendere la pianta che appoggiò delicatamente sulla cattedra.
-Non deve esserne intimorita, è soltanto una pianta, è chi ne fa uso che deve temere-. Rimasi paralizzata, non capii se quell'affermazione fosse una minaccia o un monito di stare in guardia. Anche la ragazza affianco a me, che fino a quel momento non mi aveva degnato di uno sguardo, si voltò perplessa. Poi, come se tutto non fosse successo, la professoressa tornò a dedicarsi alla sua adorata piantina.
-Questo, ragazzi, è aconitum napellus ed è una pianta erbacea facente parte della famiglia delle Ranuncolacee e si trova prevalentemente sulle montagne rocciose dell'Europa centro-occidentale-. Annotai tutto sul mio block-notes cercando di non perdere alcuna parola.
-Aconitum è il genere della nostra pianta, questo nome deriva dal greco antico akòniton che significa pianta velenosa, questo nome è composto da altri due termini: akoné che vuol dire pietra, in riferimento all'habitat in cui cresce e konè che sta per uccidere, alludendo alla sua tossicità. Napellus invece è il nome della specie e viene denominata così per la forma del rizoma-. Si andò a sedere al suo posto.
-Questa pianta viene anche appellata con diversi nomi tra cui: radice del diavolo, cappuccio di monaco, elmo di Giove, elmo blu e strozzalupo. Tutte queste denominazioni derivano dalle particolarità di questa pianta. Come potrete notare i suoi fiori sono di un blu intenso, quasi violaceo e hanno la forma particolare di un elmo antico o di un cappuccio. La parte più velenosa è la radice, ma anche le foglie e i fiori sono tossici; infatti bisogna sempre portare dei guanti quando si lavora con questo tipo di piante perché le tossine possono essere assorbite sia per ingestione che per contatto-. Di certo Jaleh Mehran era molto più interessante da ascoltare del mio professore di biologia, però mi dispiacque subito per lui e immaginai che se lui fosse stato in una setta segreta di cacciatori del sovrannaturale, sarebbe stato più eccitante spiegare la lezione.
-Un fatto interessante è che già nell'antichità si conoscevano le proprietà di questa pianta e infatti il suo veleno veniva impiegato dai guerrieri; ne intingevano le punte delle frecce, le spade, le lance e così via per neutralizzare i loro nemici-.
-Ma adesso parliamo concretamente della sua tossicità; come ho già detto il veleno dell'aconito si trova in maggiore quantità nelle radici e nel tubero e si chiama propriamente aconitina. Ma quali sono gli effetti sul nostro corpo?-, domandò alla classe.
-Quando consumata, l'aconitina apre i canali del sodio, proteine transmembrana che conducono i cationi del sodio attraverso la membrana cellulare, e avviene un incremento del flusso sanguigno ritardandone la polarizzazione, causando nell'individuo un iniziale senso di eccitamento per terminare in un attacco cardiaco. Dopo, quindi, una breve fase di smania, inizierà a insinuarsi un senso di angoscia, dopodiché comincerà a perdere sensibilità a causa dell'indebolimento cardiaco e del rallentamento respiratorio provocato dalle tossine. Poi compariranno nuovi disturbi come uno strano formicolio al viso, avremo la sensazione che la pelle si stia ritirando e i nostri cinque sensi cominceranno a venir meno: percepiremo un forte ronzio alle orecchie, la nostra vista si offuscherà e infine la gola si chiuderà causando l'asfissia, oppure la pressione sanguigna aumenterà bloccando il cuore-. Non so se mi allarmò di più sapere che anche un solo microscopico errore a livello cellulare potesse uccidermi o sentire i sintomi dell'avvelenamento da aconitina.
-Per l'uomo anche solo pochi milligrammi è letale mentre per mannari, licantropi e mutaforma inibisce o rallenta la trasformazione-.
Ricordai come Miller avesse utilizzato un po' di strozzalupo per allungare gli effetti della mutazione in lupo mannaro e studiarne i comportamenti.
La professoressa si alzò, andò verso una vetrinetta e tirò fuori dalla tasca una chiave, poi la inserì e fece scattare la serratura. Col dito indice disegnava nell'aria delle forme geometriche arrotondate, poi afferrò due boccette in vetro ambrato alle cui sommità c'era un contagocce. Da quella distanza non riuscii a vedere cosa c'era scritto sulle etichette.
-Se doveste mai ingerire dell'aconitina, non dovete temere perché esiste un antidoto-, disse virgolettando l'ultima parola con le dita.
-La cosa più efficacie da fare in questi casi è una lavanda gastrica, ma se non abbiamo modo di arrivare in tempo in ospedale, c'è appunto un rimedio-. Ci mostrò la seconda boccetta.
-Questa, ragazzi, è atropina, un veleno estratto da una pianta chiamata belladonna e viene utilizzato per combattere l'aconitina-. Sì rigiró fra le mani la piccola pozione.
-È come il detto "chiodo scaccia chiodo", se ingerendo lo strozzalupo
si avrà un aumento della pressione cardiaca, useremo l'atropina che interromperà l'evento tachicardico, rallentando il battito-. La campanella suonò ed io feci un piccolo salto sulla sedia per lo spavento.
-Domani parleremo della belladonna, ma fino ad allora, vi auguro una buona giornata!-.
Io e gli altri compagni ci avviammo verso l'uscita e non appena varcai la soglia fui acciuffata per un braccio dal mio nuovo amico Michael.
-Ti va di pranzare assieme?-, chiese. Capii che anche lui doveva sentirsi solo e spaesato in quella situazione, così accettai di buon grado.
Il pranzo fu meno baldanzoso rispetto alla colazione: si poteva scegliere fra carote, fagiolini e broccoli per le verdure, poi platessa o pollo al forno e infine purea di patate. Nonostante l'aspetto ospedaliero era decisamente buono. Io e Michael ci accomodammo vicino a due ragazzi, uno lo riconobbi perché era anche lui a lezione di storia e di strategia, mentre l'altro non lo avevo ancora mai visto.
-Lui è Darrel Williams-, disse mettendo una mano sulla spalla ad un ragazzone afroamericano. Era ben piazzato e la prima cosa che si notava di lui era l'altezza, doveva essere alto più di un metro e novanta. Se la sua carriera come cacciatore fosse fallita, sarebbe sicuramente potuto entrare nell'NBA.
-Come vi siete conosciuti?-, domandai.
-Anche lui è nuovo qui, abbiamo fatto chimica base insieme stamattina-.
-E tu?-, chiesi al ragazzo silenzioso vicino a loro.
-Lui è Tiberio Argentero, condividiamo il letto a castello-, intervenne Michael-. Tiberio era un bel ragazzo, però aveva un'aria da spaccone.
-Italiano?-.
-Sí-.
-Argentero deriva da argento, perciò devi essere il figlio di una famiglia di cacciatori-.
-Complimenti, Sherlock-. Il suo modo di fare mi stava già facendo perdere la pazienza.
-Come mai sei qui con dei novizi?-.
-E tu perché sei qui e non con i tuoi amici lupi?-, interrogò scocciato. Ci fissammo per un lungo istante.
-Fermi tutti, non siamo qui per litigare fra di noi. Vedi, Roxanne, per Tiberio quella è un domanda ostica, perciò la eviterei in futuro-.
-Mi dispiace, non lo sapevo-, dissi rammaricata.
-E Roxanne ha ucciso più di noi tre messi insieme, perciò...-. Tiberio lanciò uno sguardo assassino a Michael, poi prese il vassoio e se ne andò senza proferire parola. Una volta che il silenzio imbarazzante lasciato da quella discussione si dissipò, Michael e Darrell iniziarono a riempirmi di domande.
-Quindi hai ucciso davvero un licantropo alfa?-, domandò Darrell.
-Sí-.
-Come?!-. Sembrava incredulo e allo stesso tempo curioso.
-Come un pugnale rituale-.
-Niente argento o strozzalupo?-.
-No...-.
-Allora non è morto-, concluse il nuovo ragazzo.
-Quel coltello era intriso di potere e l'ho aperto da parte a parte, fidati, è morto-. Non potei non pensare alla sua apparizione nel mio bagno di qualche settimana fa. Forse era morto fisicamente ma ancora tormentava il mio spirito.
-Ed è vero che aveva reclutato nei suoi ranghi un esercito di lupi mannari creati da lui stesso?-.
-Non erano stati reclutati, venivano morsi e poi lui li controllava con il suo potere. Credo che nessuno voglia essere reclutato per una guerra che non gli appartiene-. Ripensai a mio padre, June e quello che per poco tempo era stato il mio branco.
-Già-, rispose sottovoce Michael.
-Ma non tutti i licantropi sono così-, cercai di difenderli.
-Per un licantropo malvagio ne ho conosciuti trenta buoni, ad esempio un gruppo di cacciatori ha ucciso tanti licantropi e loro non avevano mai fatto del male a nessuno, ma voi mi sembrate dei tipi a posto-. Darrell e Michael si scambiarono un'occhiata.
-Basta parlare di me, voi perché vi siete uniti ai cacciatori?-.
-Sono discorsi difficili, Roxanne-, disse Darrell non appena Michael si accinse ad aprire bocca. Ci rimasi un po' male, perché io mi ero aperta mentre loro mi rifilarono una scusa banale per chiudere lì il discorso.

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