Capitolo 11

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Aprii gli occhi lentamente. Ero sdraiata in un campo erboso a guardare il cielo con il mio vestitino rosa e mi accorsi di non essere sola; accanto a me c'era Derek che mi stava sorridendo. Lui colse per me una margherita, poi mi mise i capelli dietro l'orecchio da un lato e vi ci sistemó delicatamente il fiore.
Lo guardai innamorata nei suoi bellissimi occhi blu, ma sembravano come assenti. Sentii il suo corpo freddo irrigidirsi fra le mie braccia. Un foro era apparso sulla sua fronte da cui sgorgava un liquido rosso e aveva imbrattato il mio vestitino. Non feci in tempo a urlare che qualcuno mi tirò su per i capelli. Il male fu indescrivibile, era come essere trafitta da miliardi di spilli nella testa. Mi scappò una lacrima per il dolore che dovetti sopportare.
Vidi un uomo vestito con abiti antisommossa sorridermi sotto la visiera del casco; la luce accecante del sole colpì i proiettili argento dentro la cartucciera, il cui riflesso ferì i miei occhi.
-Il sole è sorto-, disse mostrandomi un sorriso minaccioso.

Mi svegliai di soprassalto.
Koska stava miagolando ai piedi del letto, poi si mise vicino al mio cuscino e col suo nasino umido iniziò ad annusarmi. Guardai il cellulare.
-Sono le quattro del mattino- la ammonii. Chiusi gli occhi e tentai di riaddormentarmi, ma un rumore insistente e irregolare alla finestra non me lo permetteva. Mi alzai irritata dal letto, infilai le pantofole e uscii sul balcone, cercando di capire da dove provenisse il rumore. Guardai oltre la ringhiera e vidi Derek in cerca di sassolini da tirarmi alla finestra. Non appena lo vidi mi venne un tuffo al cuore e tentai disperatamente di trattenere le lacrime. Mi sistemai velocemente i capelli e sperai di non avere il fiato pesante.
-Derek, cosa ci fai qui?-, domandai impaurita dalla risposta.
Non appena mi vide, lasciò cadere i sassolini che teneva in mano e con l'altra si pettinò i capelli indietro che poi ricaddero sul suo bellissimo viso.
-Possiamo parlarne a quattr'occhi?-, chiese.
-Sali-. Seppi dire solo quello. L'ansia e il timore delle settimane precedenti erano state repentinamente sostituite da una forte rabbia che dovevo aver covato fin dall'inizio.
Rientrai in camera, mentre lui balzò come al solito sul mio balcone.
Mi sedetti sul letto con le ginocchia poggiate al petto. Lui si sedette affianco a me in silenzio. Koska, che fino a quel momento era rimasta a guardare, saltò anche lei sul letto, diede un'occhiataccia a Derek e si mise accanto a me per sostenermi.
-Di' quello che devi dire-. Tremai al solo pensiero che potesse lasciarmi ma allo stesso tempo non reggevo più la tensione.
-Volevo iniziare col scusarmi-. Quell'affermazione mi lasciò completamente di stucco.
-Vorrei scusarmi per come mi sono comportato con te, ti ho trattata come l'ultima di questo mondo e mi dispiace. Avevo bisogno di stare solo per un po' e dimenticare-. Nascosi il viso tra le ginocchia cercando di mascherare la mia tristezza.
-Ma stando da solo ho capito che non volevo e non dovevo dimenticare- la voce tremò per un istante.
Lui mi prese il viso tra le sue forti e caldi mani così che lo guardassi negli occhi.
-Ho sofferto, Roxanne. Ho sofferto come mai nella mia vita e sarò sincero con te perché è giusto che io lo sia- fece un profondo respiro -per un istante davvero infimo della mia mente ti ho incolpata per quello che è successo a mia madre e me ne rammarico perché so benissimo che non è così e queste settimane mi hanno dato modo di venire alla verità-. Le sue parole erano dolorose come un pugno allo stomaco.
-E ora so quello che voglio-. Le mani che fino a quel momento mi tenevano il viso, ora scivolarono nei miei capelli.
-Mi hanno fatto male le tue parole-, dissi in fine.
-Lo so, ma farò qualsiasi cosa per dimostrarti che mi merito il tuo perdono-. Lui mi abbracciò goffamente e capii che era sincero ma era difficile cancellare tutto il dolore delle settimane precedenti.
Mi prese la mano e le diede un bacio delicato sul palmo poi la fece scivolare lentamente sulla sua guancia e si soffermò per qualche secondo, come se si stesse inebriando di quel momento.
Mi diede le spalle e andò verso il balcone, dove guardammo insieme il sorgere del sole.
-Il sole è sorto-. Ruppe il silenzio che era ormai sovrano. A quelle parole ebbi un tuffo allo stomaco.
-Ti lascio riposare-. Stava per saltare giù quando lo fermai.
-Aspetta!-. Lui mi guardò stupito e un leggero sorriso apparve sul suo viso stanco e crucciato.
-T-ti va di restare?-, domandai tormentandomi il labbro inferiore.
-Certo-, disse dopo averci pensato per un secondo.
Entrai nel mio letto seguita da Derek. Ci guardammo per un lungo e intenso istante e poi le nostre labbra, come attratte da un misterioso magnetismo, si sfiorarono delicatamente.
I suoi occhi blu lasciavano trasparire una tempesta interiore e così lo baciai suavemente. Sentii il suo corpo rigido rilassarsi al mio toccò come una volta. Mi sentivo vorace di sentimenti, desideravo amarlo ancora e ancora finché tutto fosse tornato alla normalità.
-Buona notte-, disse lui baciandomi il naso. Mi voltai per non fargli vedere che ci ero rimasta male, che desideravo di più da quella notte ma forse avevamo bisogno di tempo.
Lui mi abbracciò cingendomi il fianco. Era impossibile sentirsi indifesa e al contempo protetta, eppure eccomi lì che giacevo tra le sue braccia forti mentre mi sentivo una bambina in preda a un turbinio di emozioni contrastanti.
Mi addormentai con il suo profondo respiro nel mio orecchio e il mio cuore che suonava finalmente un'armonia vellutata.

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