Capitolo 26

55 3 2
                                    

Non appena si aprirono le porte della sala mensa, la gente si riversò nella stanza e quando toccò a noi entrare rimasi incantata: la mensa era sparita come d'incanto e fu sostituita da una sala ballo. La stanza era adornata da file di lucine dal bagliore caldo nascoste sotto drappi gialli in organza che correvano intrecciati per tutta la stanza, che, con la complicità della notte, creò un'atmosfera di penombra. Ai lati della stanza c'erano dei tavoli agghindati da una tovaglia nera e, a cadenza regolare, erano stati posti dei centrotavola ricchi di girasoli e narcisi da cui svettava una candela dalla fiamma molto intensa, che danzava inquieta proiettando sul soffitto ombre sfuggenti.
I lati della sala erano decorati da piante verdi di diverse forme e dimensioni, donando alla stanza le sembianze di una notte estiva in un campo di fiori, mentre all'entrata erano stati posti dei tavoli circolari sulle cui sommità si trovavano piramidi di flute al cui interno spumeggiava un liquido dorato dall'aria inebriante. In fondo, dove poche ore fa si trovava il tavolo degli insegnanti, era stato allestito una sorta di palchetto al cui centro vi era un leggio microfonato e alle cui estremità erano state collocate rispettivamente cinque sedie da una parte e cinque dall'altra.
I nostri referenti di dormitorio fecero accomodare le reclute ai rispettivi posti. Mi stavo avvicinando per sedermi, quando la ragazza mi disse di rimanere sull'attenti dietro di lei, così aspettai che ebbe finito col suo compito. In piedi rimanemmo io, Michael, Darrell, altre quattro ragazze e tre ragazzi che avevano partecipato con noi alla lezione introduttiva di Storia della Caccia.
-Le ragazze mi seguino-, disse la referente donna accompagnandolo con un gesto della mano, e così fece anche l'uomo per i ragazzi. Camminammo lungo le navate della stanza sotto gli occhi di tutti. Noi ragazze ci sedemmo a sinistra rispetto al leggio, mentre i ragazzi a destra. Il cuore impazzava talmente tanto nel mio petto che se la stanza fosse stata in assoluto silenzio si sarebbe potuto facilmente sentire lo scalpitio nel mio petto, mentre le punte delle dita erano così fredde che temevo fossero andate in ipotermia e il mio viso sbiancò per l'ansia.
Pregai che in quella semi-oscurità fossi completamente svanita.

Quando tutti presero posto e nella sala ci fu silenzio, dalle porte fecero ingresso gli insegnanti dei quali, alcuni, avevo avuto il piacere di fare la loro conoscenza, mentre altri erano ancora per me sconosciuti. Arrow, il maestro arciere, si era vestito tutto elegante, aveva persino messo un papillon, ma non doveva esserne molto pratico perché era tutto piegato da un lato e i fiocchi erano di due dimensioni diverse. Il maggiore Wagner, il maestro della spada, invece, portava una kurta lunga di seta nera con dei ricami floreali cremisi, dei pantaloni in tessuto che riprendevano il colore della camicia e dei mocassini anch'essi neri in velluto con ricami oro. I capelli brizzolati erano raccolti in una crocchia ordinata e la barba era perfettamente curata, come se lui stesso avesse usato le sue abilità da spadaccino sul suo viso, creando delle linee perfette al millimetro. Tuttavia il mio sguardo era attirato da lui, Tyrone, in un completo che sembrava essergli stato cucito addosso.
Sapevo di essere diventata paonazza, perché il mio viso iniziò a scottare. Pregai che i miei poteri non si manifestassero in quel momento o mi sarei accesa come una lampadina in mezzo ai commilitoni.
Tyrone notò che lo stavo guardando e senza farsi accorgere mi fece l'occhiolino. In quell'istante il cuore sussultò per una frazione di secondo e poi riprese il suo ritmo.

Tutti gli insegnanti si sedettero in un tavolo a parte posto vicino al palco tranne Tyrone che si diresse verso il leggio.
-Alziamoci e diamo il benvenuto al Generale-, disse serioso. Tutti saltarono in piedi, irrigidendosi, come se i cadetti e il corpo militare stessero giocando una partita di un, due, tre... stella!, e il perdente sarebbe stato eliminato.
Con passo fiero entrò il Generale.
La stanza era in religioso silenzio, si sentiva solo l'eco dei passi dell'uomo misterioso che rimbombavano sulle pareti.
Appena attraversò la navata, partì un'onda di mani che, come calamitate, scattavano verso la fronte in segno di saluto reverenziale ad ogni suo passo. Quella totale deferenza mi turbò profondamente e mi fece rizzare i peli delle braccia. Appena arrivò sul palco, strinse la mano a Tyrone con un distacco composto, quasi solenne e lui gli lasciò il posto con sottomissione.
-Oggi siamo qui riuniti per celebrare questi ragazzi che si sono uniti a noi e alla causa del sole-. La sua voce era profonda e calda, una voce che faceva pendere dalle sue labbra chiunque la ascoltasse.
-Per troppo tempo gli uomini hanno dovuto nascondersi per paura dei demoni che vivono nell'oscurità, ma oggi, grazie a questi ragazzi, siamo sempre più vicini alla luce tanto cercata e desiderata-. Ci fu un scrosciare di applausi.
-E adesso vi chiamerò uno ad uno: Michael Thompson!-. Mike sgranò gli occhi per la sorprese, poi si ricompose e si avvicinò a lui cercando di non fare trapelare la sua insicurezza. Tyrone avvicinò un cofanetto aperto al generale, il quale estrasse una spilletta che appuntò al petto di Michael.
-Benvenuto nella luce-, disse. Tutti applaudirono e Mike divenne paonazzo per l'imbarazzo, poi tornò a sedersi al suo posto. Dopo fu il turno di una certa Molly Malone, dopodiché di Darrell e così via, finché non rimasi solo io.
-Roxanne Ford!-. Mi alzai lentamente sotto gli sguardi di tutti, sembrava che ogni mio movimento e gesto venisse soppesato e registrato. Temevo che qualcuno dicesse qualcosa di brutto ma non volò una mosca; così capii che mi stavano studiando come un predatore fa con la sua preda. Stavano aspettando solo un gesto che li mettesse in allarme per attaccarmi. Compresi che, nonostante i miei sforzi e quelli di Tyrone per essere accettata, ero ancora vista come una minaccia.
Mi voltai verso il Generale. Sebbene fosse davanti a me, non riuscivo a distinguere i dettagli del viso poiché le luci soffuse creavano una sorta di semioscurità, proiettando ombre inquietanti sul suo viso. Quel poco su cui riuscii a focalizzarmi furono due occhi attenti che mi studiavano nell'ombra, una mandibola squadrata, un sorriso sbieco alquanto sinistro e delle profonde rughe disegnate sul suo volto.
Prese una spilletta a forma di sole dal cofanetto che gli tendeva Tyrone e me l'appuntò al bavero della giacca.
-Benvenuta nella luce, Roxanne Ford-, il mio nome pronunciato dalle sue labbra aveva qualcosa di sbagliato. Gli strinsi la mano e girai i tacchi, ritornando al mio posto. Il generale chiese a tutti di alzarsi.
-Ora pronunciamo il giuramento solenne:

Bonds of BloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora