Sono sul tetto come i gatti e se sapessi miagolare davvero e non per finta,lo farei anch'io:alla luna nuova,a quella stella cadente bugiarda,alla luce del lampione che si arrampica sul muro di quel palazzo laggiù,a questo silenzio spezzato e avvolto in matasse di filo notturno che mi tiene ferma qui.É la notte che mi frega.É di notte che mi sembra tutto così ingiusto e sbagliato.Troppo stupido e non credibile.Io odio Marzo da un anno a questa parte.É il mese in cui iniziano troppe cose e queste cose finiscono troppo in fretta.É il mese in cui il tempo si offende e il Cappellaio Matto rimane fermo lì dove si trova a prendere il suo té delle sei.
Mi sento così indifesa stasera,che con un soffio potrei cadere.
La luce del telefono che ho portato su con me,è dissacrante per il vago tremolio di stelle che è in cielo. E come Cerere ha il petto crivellato di papaveri e il cuore di cicale,nella raccolta di poesie di Garcia Lorca,così in me nascono margherite malinconiche,che decapito, estirpo,avveleno e sbriciolo una per una,spazzando via la polvere bianca perché non rimanga nulla,nulla davvero.
'Pensi sempre così tanto?'
Annuisco,ma solo dopo ricordo che nessuno mi sta facendo compagnia sul tetto.Una voce profonda fa eco e mi guardo intorno,forse qualcuno è entrato in casa o forse me lo sono immaginata.Mi capita spesso di immaginare,d'immaginarla.
'Perfetto'-penso-'Sto diventando una squilibrata'
Mi calo giù dal tetto e rientro in casa.Sento il dolce suono del miagolio di Nadira ed entro nella mia stanza per cercare di riposare.É un anno oggi che non riesco più a farmi una sana dormita.Raccolgo i fogli lasciati sulla scrivania,inserendoli in un raccoglitore e tiro un lungo sospiro quando intravedo una lettera,la sua lettera.Me la rigiro tra le mani prima di cominciare a leggerla per la millesima volta.
Cara Astrid,
quando leggerai questa lettera,sarò lontana,ma non per uno dei miei formidabili viaggi di cui ti ho tanto parlato nel corso degli anni.Ti avevo promesso che ti avrei portata a girare l'Europa quest'estate,ma il destino ha voluto che il mio cammino finisse qui.
Una lacrima riga il mio volto e la asciugo prima che possa finire sul foglio immacolato.
Si,hai capito bene.La tua compagna di vita,di avventure,quella con cui hai fatto i tuoi più grandi sbagli,quella che ti ha stretta a sé anche da lontana,quella che ti ha sempre definito una sorella,ha deciso che la sua vita può terminare oggi.
Deglutisco rumorosamente,mentre dei singhiozzi fuoriescono liberi dalla mia bocca.
Non voglio recarti del dolore, amica mia.Lo faccio per il mio bene, e so, che con tutto l'affetto che provi nei miei confronti, comprenderai la mia scelta, prima o poi.Sei stata la mia più grande vittoria,non dimenticarlo mai.E ora non voglio vederti piangere, ti terró sempre sotto controllo, quindi sorridi amica mia.La mia vita termina oggi,ma la tua è piena di sorprese.
Cerco di ricompormi il più velocemente possibile.Ether non avrebbe voluto vedermi piangere, era la cosa che odiava di più, si sentiva inutile mentre le mie guance venivano rigate da lacrime salate.
Magari un giorno ti osserverò dall'alto quando con Benton girerai l'Europa o quando prenderai la tua magnifica e tanto attesa laurea in lettere alla Columbia,come hai sempre desiderato.Non fare della mia morte, un pretesto per baraccarti in casa con Nadira e non uscirne più,non mi faresti riposare in pace, sarei troppo preoccupata per te.
Sospiro.È un anno che Ether non c'è più,un anno che non seguo più i corsi alla Columbia e un anno da quando ho lasciato Benton.Tutto mi stava stretto, tutti erano e sono di troppo per me.
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Sparks of death.
Fanfic«Non sono le persone a farci del male, né le loro mancanze, questo posso assicurartelo.Piuttosto credo siano i ricordi che esse ci hanno lasciato,ad ucciderci.Effettivamente, mica si soffre di mancanze.Forse è la consapevolezza che quei momenti non...