EMMA
Quando dicono che il pianeta Terra è un luogo insulsamente piccolo, non specificano mai quanto. Ho una teoria tutta personale in merito: deve esserlo abbastanza da provocare centinaia di infarti ogni giorno.
Ne ho avuto uno proprio adesso, ancora scioccata dalla presenza più focosa di tutta Ibiza nell'aula dove sta per iniziare la mia prima lezione universitaria.
Capelli color ebano tirati all'indietro, profilo armonioso dal naso dritto e le labbra carnose, collo possente ancora abbronzato. È lui, ne sono sicura. Riconoscerei Alessandro fra mille.
- È libero? - mi si rivolge d'improvviso un ragazzo, attirando la mia attenzione.
Smetto di guardare Alessandro, che è ancora in cerca di un posto a sedere, e assimilo i tratti dolci del moro che attende una mia risposta. Un mio cenno affermativo origina un sorriso smagliante sulle sue labbra. Sembra davvero carino.
- Ale, ho trovato posto! Vieni. - lo sento dire.
Al diminutivo, guardo di sottecchi verso il mio nuovo vicino.
Merda, ha chiamato proprio Alessandro.
Faccio finta di cercare qualcosa nella borsa, girata dall'altra parte, e prego che non si accorga di me.
Non che io sia timida o abbia l'autostima sotto le scarpe, ma con Alessandro, in vacanza, mi sono comportata in modo nettamente diverso dal solito e non voglio traumatizzarlo con la vera me. Gli ho lasciato il ricordo di una ragazza disinibita, menefreghista delle conseguenze e molto festaiola: il mio lato studioso e diligente non combacia.
- Sta iniziando. - dice il ragazzo al mio fianco, riferendosi alla lezione tenuta da un professore piuttosto anziano.
- Hai una penna, Nico? - domanda Alessandro.
Al suono della sua voce ho un brivido, perché la ricordavo in un contesto ben diverso.
- Ne ho una sola e mi serve. - risponde quello che dovrebbe chiamarsi Nicola. O Nicolò. Si rivolge poi a me. - Hai una penna per lui?
Chiudo gli occhi premendo le palpebre, conscia che era davvero da idioti sperare di non interagire con lui alla distanza di mezzo metro.
Frugo nell'astuccio ed estraggo una bic nera.
- Grande. Ma parli? - continua il moro.
Mi giro e sussurro un sì.
Lui ride. Cosa c'è da ridere?
- Come ti chiami?
- Emma.
Non appena pronuncio il mio nome, sento gli occhi di Alessandro su di me e non riesco ad evitare di guardarlo. Ha questi grandi occhi azzurri che mi piacciono da matti...
- Emma. - ripete il moro - Bel nome! Io mi chiamo Nicola.
- Ciao Emma. - mi saluta Alessandro.
Deglutisco. Poi sorrido imbarazzata.
Lui confabula qualcosa con l'amico e io ne approfitto per captare l'argomento della prima lezione e prendere appunti. Ho sempre avuto, come la maggior parte degli esseri umani, una memoria visiva molto efficace, perciò mi impegno usando anche i colori a lezione.
- Scusa, hai un bianchetto? - chiede la ragazza bionda alla mia destra.
- Certo. - le sorrido, passandoglielo.
Colgo l'occasione per presentarmi e lei si rivela molto contenta di fare amicizia con me.
Scopro così che si chiama Lisa e che non proviene da una scuola superiore di carattere scientifico, ma che si è appassionata alla fisica qualche anno fa grazie ad un professore particolare che ha avuto ed ha quindi deciso di iscriversi a questo corso di laurea.
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Amami
Dla nastolatków"Cancello con i tuoi occhi le mie fragilità rivivo nei tuoi sensi le voglie e la paura l'istinto di chi poi non se lo immagina la bellezza di chi ride e volta pagina"