Capitolo 2 • L'isola misteriosa

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Uscire da una stanza qualunque dell'università sistemando i capelli e l'orlo del vestito mi fa sentire ancora una liceale. Sono ragazzate queste, no? Dovrei comportarmi come un'adulta seria invece di baciare con Alessandro di nascosto.

Però ne è valsa la pena...

- Io... vado in bagno. - mi dileguo.

Non c'è più la fila davanti ai servizi, quindi è probabile che sia iniziata la lezione. Devo sbrigarmi se non voglio perdere la presentazione del professore di geometria e l'introduzione al primo argomento.

Mi guardo allo specchio e vedo le guance accaldate, gli occhi luminosi, le labbra lievemente più gonfie del solito. Quanto ci vuole per riprendersi da un bacio di pochi secondi?

Sbuffo e scaccio via ogni pensiero. Solo così riesco a perdere meno tempo ed entrare in aula appena un secondo prima che il professore prenda la parola.

Si tratta di un uomo oltre i quaranta (non so dire di quanto), con i capelli chiari che si confondono tra il biondo e il bianco, le rughe molto profonde lungo la fronte e intorno agli occhi, l'altezza imponente e l'abbigliamento elegante. Peccato che non abbia una bella voce.

- Ah, maledetta tecnologia! Volevo sistemare questo apparecchio, ma non sono ancora avvezzo a questi affari... Comunque, buongiorno a tutti. - esordisce, litigando con il microfono.

Tra le panche di legno che formano le gradinate dell'aula, scappa qualche risata. Lo stesso Nicola, di fianco a me, ride.

Lisa invece sembra pienamente coinvolta nel suo disegno di cubi e particelle sull'angolo del quaderno. Le passo due pennarelli colorati.

- Così viene più bello il bordo. - spiego, eliminando la sua perplessità.

Mi sorride e inizia a colorare tutta assorta.

Io ascolto il professore, ma ben presto mi perdo tra i ricordi della mia estate felice.

- Ehi, hai perso le tue amiche?

In una discoteca all'aperto sulla spiaggia può capitare. La musica è alta, la gente è tanta, la dispersione pure. Nel mio caso, però, non è affatto vero che ho perso le mie amiche. Ciascuna di loro ha trovato un bel tipo con cui socializzare e io sono rimasta sola, il che può sembrare meschino da parte loro, ma non mi dispiace. So convivere bene con me stessa e non mi fanno paura gli altri.

Mi giro verso il curioso di turno e rimango piacevolmente colpita dal suo fascino: la luce della luna rende quasi traslucide le sue iridi azzurrine, chiarissime, e incentra l'attenzione sulla tonicità del suo corpo. Nonostante io abbia visto ragazzi più belli, lui non se la cava affatto male.

- Uhm... Temo di sì. - faccio spallucce.

- È un bel problema. Non posso lasciarti qui tutta sola... - sussurrò lui.

Non sono scema, so che è tutta una tattica, ma lo lascio fare. Chi sono io per spingere via uno così in vacanza? Sono single, reduce da quel fardello stressante che è la maturità e dell'umore perfetto per festeggiare.

Ballo a ritmo di musica latinoamericana e il ragazzo segue i miei movimenti col suo corpo, avvicinandolo al mio. Quando le sue mani si posano sui miei fianchi ed esplorano il mio bacino, finisco automaticamente a contatto con il suo petto ampio. E non mi dispiace per niente.

Arriva, inevitabile, la parte in cui la sua intimità sfrega contro il mio fondoschiena, perciò mi volto.

- Comunque mi chiamo Emma. - gli dico all'orecchio.

- Alessandro. - risponde lui, mettendomi al corrente del proprio nome.

Annuisco con un sorriso e continuo a ballare, felice che abbiano fatto partire una delle mie canzoni estive preferite.

AmamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora