Capitolo 15 • Vodka alla menta

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Sono sempre stata il tipo di persona capace di parlare con chiunque. Da piccola fermavo gli sconosciuti per strada e sparavo un sacco di domande a raffica, a scuola chiacchieravo con tutti, riuscendo a tirar fuori dal silenzio anche quelli che tacevano sempre, ora parlerei anche con i muri. Il ragazzo che si è approcciato a me in discoteca, però, è meglio dei muri.

Molto più alto di me, con un accenno di barba sul volto e smilzo di corporatura, mi ha fatta sedere sulle sue gambe e mi cinge la vita con le braccia, giocherellando con i miei capelli.

- Non ti va di ballare? - domanda, per curiosità.

Scuoto la testa, bugiarda. Io amo ballare e lo farei anche adesso, ma accettare di ballare con lui significherebbe dargli il consenso a mettermi le mani un po' ovunque e provare a baciarmi.

Preferisco una sana chiacchierata, senza alcun dubbio.

- Quanti anni hai? - chiede ancora.

- È importante? - scherzo.

Attorciglia una ciocca dei miei capelli al dito, studiandomi con attenzione. Poveretto, si sforza nonostante le luci stroboscopiche della discoteca non siano d'aiuto.

- Diciannove. - confesso poi.

Annuisce.

- Sì, te ne avrei dati proprio diciannove. - conferma.

Scoppio a ridere.

- Davvero?

- No. Stavo per dire ventidue. - ride a sua volta.

Scopro così che si chiama Diego, che quello di ventidue anni è lui e che studia scienze motorie tra una promozione di un evento e l'altra. A parte i bei modi che ha di porsi nei miei confronti, trovo interessante anche la bella macchina che dice di avere, una BMW grigio siderale nuova di zecca. Meno interessante è il suo tentativo di sfruttarla per portarmi a letto con sé.

- Ti faccio fare un giro, ti va? So guidare bene, te lo prometto. - propone.

- No. - rifiuto, categorica.

- Perché no?

Rido per la sua ostinazione.

- Perché non mi fido degli sconosciuti. - recito, come una bambina che ripete i dettami dei genitori preoccupati.

- Sei al sicuro con me, principessa. - mi fa l'occhiolino.

Mi piego in due dalle risate.

Non so se sia la frase da cliché o l'espressione ancor più scontata a farlo sembrare così ridicolo, ma non posso fare a meno di ridere a crepapelle.

- Mio cavaliere, mi spiace informarti che non mi concederò. - sentenzio, in definiva.

- Uh, fai la preziosa? - contrattacca Diego, senza demordere.

Annuisco.

- Mi piaci ancora di più, così. - confessa, eccitato alla sfida.

Forse un giorno mi sarà chiaro cosa trovano di tanto emozionante in una sfida impossibile gli uomini. Fino ad allora, continuerò ad essere perplessa di fronte alla loro cocciutaggine.

Va a finire che io e Diego ci scambiamo il numero di telefono, perché anche se non ho intenzione di concludere niente con lui rimane un ragazzo carino e simpatico con una bella macchina a disposizione. Proprio mentre metto via il cellulare, vengo strattonata da Alessandro.

- Ehi! - protesto.

- Vieni subito con me, Lisa sta male! - esclama lui, allarmato.

Diego riesce in un qualche modo a capire la situazione e mi saluta con un cenno della mano. Ricambio, azione che innervosisce Alessandro.

- Ce la fai a salutare dopo il tuo amico? Sai, abbiamo un'emergenza. - borbotta.

- Sto solo cercando di essere educata e civile. Non scaldarti. - replico, secca.

Davanti a noi compare Valentina, l'amica di Lisa che le ha offerto il passaggio in macchina per venire in discoteca. Aiutata da un'altra ragazza che non ricordo di aver visto, sorregge Lisa.

- Ragazzi, io la carico in macchina e la porto subito a casa.

- Sicura che non abbia bisogno di una visita o un controllo? Le Molinette non sono lontane. - mi accerto, riferendomi all'ospedale più vicino in zona.

Lei scuote il capo.

- Non è messa così male. Ha bisogno di stendersi, bere tanta acqua e mangiare in bianco per qualche giorno. Starà bene.

La cera di Lisa mi preoccupa un po' ad essere sincera, ma Valentina potrebbe non avere tutti i torti.

- D'accordo. Scrivimi quando arrivate e fammi sapere come sta. - la congedo.

Anche Alessandro la saluta, poi si rivolge a me.

La sua altezza mi sovrasta.

- Tu vuoi rimanere ancora o ti porto a casa? - chiede, vicino al mio orecchio.

La sua vicinanza mi fa palpitare il cuore. Ed è un attimo, mi sembra di essere di nuovo ad Ibiza: la musica, il locale, le luci colorate ad intermittenza, tante persone sudate e fiumi di vodka in giro. E chissà che altro.

- Restiamo ancora un pochino. - contratto.

Alessandro poggia allora le mani sui miei fianchi e inizia a farmi ballare sulle note di Expectations, la famosa canzone di Lauren Jauregui. Peccato che la versione remixata non sia sensuale come quella originale.

Seguiamo il ritmo corpo a corpo, volteggio al ritornello e torno contro il suo petto ampio e solido ogni volta più vicina. In corrispondenza dell'assolo finale, mi intrappola fra le sue braccia.

Respiro fresco al sapore di vodka alla menta, foglioline liquefatte in pagliuzze tra le iridi, goccia di passione condensata sulle labbra.

È tutto buio, ma lui risplende come rugiada. Tutto per me.

- Non so resisterti. - sussurra, assorto.

In un baleno, si fanno spazio nella mia testa gli occhi color cioccolato di Nicola.

Non è corretto il mio comportamento, se adesso bacio Alessandro.

- Devi. - mormoro.

Il suo viso è pericolosamente vicino, adesso. Il suo profumo mi accarezza tutta.

- Perché? - domanda, pur non sembrando interessato alla risposta.

Mi abbandono al suo petto e giro il viso verso la pista.

Diego mi starà guardando?

- Perché non sai quello che vuoi. E io ho bisogno di certezze. - spiego.

Alessandro continua a cullarmi tra le sue braccia. L'intimità di questo momento mi sta uccidendo.

- Non posso, Emma.

Mi sono solo immaginata il suo tono di voce sofferto?

- Perché non puoi? Cosa non puoi? - chiedo.

- È troppo complicato.

Aggrotto la fronte.

Ci sono stati dei momenti in cui guardarlo negli occhi era come tuffarsi in acque limpide e cristalline, dove a distanza di decine di metri riesci a vedere i contorni nitidi dei sassolini sul fondo del mare. Adesso è come fare un salto nel vuoto, senza luci né ombre. È il buio più totale.

- Credo che sia ora di andare a casa. - dico soltanto.

Può il silenzio avere il suono di un vetro rotto?

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In questo capitolo compare una parola chiave per capire il contorto ed incoerente comportamento di Emma. Vediamo quante di voi capiranno qual è 🙈

Baci ❤

AmamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora