Capitolo 21 • Perdizione

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ALESSANDRO

La prima volta che l'ho vista era radiosa, scuoteva quei suoi lunghi capelli biondi come a voler creare giochi di luce e non mi guardava neanche. Le sue curve sinuose mi avevano già incantato, ma volevo guardarla negli occhi.

Rimasi ammaliato per una manciata di minuti, chiedendomi se nella sua immaginazione stesse baciando qualcuno con quelle labbra socchiuse, le palpebre abbassate e la musica che la attraversava interamente. Sembrava che stesse facendo l'amore con se stessa. Non avevo mai visto niente di più eccitante.

Fu così che mi trovai alle sue spalle ancor prima di avere il controllo sui miei piedi e la feci ballare a stretto contatto con me, sorpreso da come sapesse includermi con facilità nel suo campo magnetico, allentando l'efficacia dei miei sensi. Volevo farla mia.

È stata una sorpresa, poi, ritrovarmela nella stessa aula universitaria il primo giorno di lezione. Pareva quasi che Nicola l'avesse fatto apposta a sedersi lì, vicino a lei. E poi siamo diventati più o meno un gruppo, insieme all'altra bionda che passa più tempo a disegnare che a fare altro, e tra lei e Nicola ho visto nascere una certa intesa. Un'intesa che va troncata, perché Emma è destinata a me. Abbiamo legato il nostro futuro nel momento in cui abbiamo visto l'alba di fronte a Es Vedrà e non sarà di certo un mio amico a dividerci.

O un suo amico.

Mi faccio spazio tra la folla in pista e vado da lei, vicino ai divanetti della discoteca. È appoggiata alla sbarra divisoria e ha di fronte il tizio dell'altra volta, un po' troppo appiccicoso per i miei gusti.

- Ehi, tutto a posto? - mi intrometto.

Lei si gira e mi guarda con quei suoi grandi occhi azzurri che, ogni singola volta, mi fanno un effetto inspiegabile. Inspira, poi le cade il bicchiere che teneva in mano e mi si getta addosso.

- Le mie scarpe! - si lamenta il tizio, cercando con affanno qualsiasi cosa possa aiutarlo a pulirle.

- Io... ti odio. - mi dice Emma.

Non sembra stabile.

- Emma, quanto hai bevuto stasera? - domando, preoccupato.

Appoggia la testa sul mio petto, proprio in corrispondenza del cuore. Non riesce a sentire un po' di se stessa oltre la camicia che indosso?

- Ho detto che ti odio. Mi fai stare male. - continua, instabile anche nella voce.

- Emma. - la richiamo - Mi vuoi dire quanto hai bevuto?

Singhiozza.

- U-uno. Uno solo. E... e tanti shot. E... mmh, non lo so. - risponde, confusionaria, poco convinta.

- Chi ti ha dato tutti gli shot di cui parli? - indago.

Lei alza gli occhioni e mi guarda con infinita innocenza. Mi si è appena riempito il cuore... Non so di cosa, ma è una strana sensazione quella che sto provando. Perderò la testa.

- Non lo so. - sussurra.

Le sue labbra dolci sembrano chiamarmi e io... Io non so proprio resistere. La bacio d'impeto, stringo a me il suo corpo sensuale, mentre i polpastrelli delle sue dita sfiorano il mio viso. È quando fanno presa sul mio collo che perdo il controllo e approfondisco il bacio, tasto ciò che non dovrei, che non mi sarebbe concesso. Ma lei ha queste forme così belle e così piene che sarebbe un peccato non degnarle di attenzioni.

La sua lingua sa di alcol, fin troppo. Non posso approfittarmene. Devo portarla a casa, lasciarla nelle mani di qualcuno che sappia prendersi cura di lei, sperare che stia bene.

- Dov'è la tua coinquilina? - domando sottovoce, mentre mi divora il collo in un modo che... ah, è proprio come quando eravamo in vacanza.

- Mmh... Non lo so. - mormora lei, persa.

Alzo gli occhi al cielo e la cerco scrutando tutta la discoteca. Il compito si rivela particolarmente difficile quando Emma inizia a sbottonarmi la camicia.

Infine, vedo mio cugino Christian alla consolle e una riccia molto carina con lui. Accidenti, ma proprio là doveva cacciarsi la coinquilina di Emma?

Non riuscirò mai ad attraversare tutta la discoteca senza perdere Emma di vista ed è fuori discussione lasciarla da sola in questo stato. Perché ha bevuto così tanto?

- Ale... - mi chiama, pugnalandomi al cuore.

Le accarezzo il viso.

- Dimmi.

- Ho mal di testa. - si lamenta.

Impreco sottovoce. Mi devo sbrigare a portarla al sicuro, lontana da tutta questa baraonda.

Riesco a sorreggerla fino al punto di ritiro dei cappotti e recupero tutto, poi la copro per bene e ci dirigiamo verso l'uscita.

Per fortuna, ho trovato un parcheggio vicino.

- Mmh, sai di buono. - sussurra Emma, con tono leggero.

La adagio sul sedile del passeggero e le allaccio la cintura.

- Grazie. Ora riposa. - rispondo, non sapendo bene che altro dire.

Metto in moto l'auto e guido nel silenzio della città, sperando di non incontrare pazzi spericolati durante il percorso. Vengo fermato invece dalla polizia passando da Piazza Carducci, ma sono certo di non aver bevuto neanche un goccio d'alcol, quindi mi lasciano andare senza perdere troppo tempo.

Emma, nel frattempo, dev'essersi addormentata.

Ho deciso di portarla a casa sua e aspettare che torni Sara, la sua coinquilina. Parcheggio, tiro il freno a mano e cerco di capire se sia una buona idea svegliarla. Forse mi conviene semplicemente portarla in casa e lasciare che dorma. Così, la carico sulle braccia e apro il portone, dopodiché salgo le scale ed entro nell'appartamento. Non mi ci vuole molto ad individuare la sua camera, interamente decorata a colori pastello. La distendo sul letto e tiro un sospiro di sollievo. Ce l'ho fatta senza svegliarla. Non senza fatica, ma ci sono riuscito.

Indeciso su cosa fare, osservo ogni particolare della sua stanza grazie alla luce della luna, dopodiché mi siedo sul bordo del letto a fissare la finestra.

E lei mi prende per le spalle, artigliando quelle sue piccole mani morbide, trascinandomi giù, negli abissi. Vedo la luce, i suoi occhi, la dannazione come fiamme bionde che ondeggiano intorno a me. E il sorriso di chi ti condanna al suo stesso inferno.

- A che gioco stai giocando? - mormoro.

- Al mio.

Poi si abbassa sulla mia gola e risucchia tutta la purezza che mi era rimasta dentro. Mi lascia senza fiato, facendomi sentire carnefice e carneficina allo stesso tempo, in una lotta che non ha vincitori né vinti. E ogni centimetro di pelle che bacia è una sua conquista, ma una mia vittoria. Emma mia, perdizione che refluisce nel mio sangue respiro dopo respiro, fa' di me ciò che vuoi.

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Questo capitolo è uno dei miei preferiti dell'intera storia 🙈
Spero tanto tanto che sia piaciuto anche a voi 🌸

Contente che sia Alessandro a narrare?

Baci ❤

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