Capitolo 20 • Controtempo

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Sabato non mi sono vista con Chiara, perché è stata trattenuta dalla sua manager più tardi del previsto e mi ha avvisata che era davvero esausta, quindi sarebbe andata a dormire non appena avrebbe messo piede in casa.

È sempre stata il tipo di persona che va a letto presto, in compagnia della sua gattina storica. Anche quando ci vedevamo prima che avesse successo, arrivava a fine giornata visibilmente più assonnata di me nei giorni di studio più intenso.

Così me la ritrovo davanti adesso, con un taglio di capelli fresco di parrucchiera e un paio di ciglia talmente lunghe e folte che possono essere soltanto extension artificiali, bella e riposata.

- Pronti per danzare insieme come due corpi e una sola anima? - ci accoglie.

Nicola non ha provato a forzarmi stamattina a lezione, si è soltanto premurato di chiedermi come stavo. Il solito e banale "bene" a parte, non ci siamo detti molto altro. Lavorare con lui adesso sta diventando imbarazzante per me.

La mia amica batte le mani come segnale d'inizio e ci mettiamo tutti in posizione. Parte la canzone, via alle riprese ed eccoci in movimento.

Scoordinati, disattenti, poco collaborativi. Ci risiamo.

- Emma, Nicola, mi sembra di stare partorendo un bambino. Ce la facciamo oggi o dobbiamo andare avanti col travaglio in eterno? - ci rimprovera Chiara.

L'intesa è tutto, purtroppo.

Mentre il resto del team ci gira intorno per sistemare il set, Nicola mi guarda negli occhi e pretende la mia completa attenzione.

- Emma, c'è qualcosa che non va. Riesci a spiegarmelo? Perché ci sto provando con tutto me stesso ma non capisco, te lo giuro. - sussurra.

Fattela una volta e poi amici come prima.

Mi salgono le lacrime agli occhi.

- Ehi... - mi abbraccia, pur non capendo cosa mi rattristi.

I nuovi tentativi di ripresa non vanno a buon fine, secondo Chiara, quindi ci interrompiamo senza aver concluso nulla di nuovo.

Mi guardo allo specchio, più grigia che mai. Perché una semplice frasettina detta da un deficiente di prima categoria è in grado di ridurmi così?

Cosa pensavo? Che dopo l'avventura idilliaca in un'isola da sogno ci sarebbe potuto essere qualcosa fra noi? No, non lo pensavo. Ma, contro tutta me stessa, ci speravo. E sono rimasta profondamente delusa.

Una volta arrivata a casa, mi distraggo prima con un libro dallo scaffale di Sara e poi preparando l'impasto per un ciambellone con la glassa al cacao.

Nel mentre, contatto Diego per sapere se c'è qualche festa interessante in città sabato sera. Io e Sara abbiamo bisogno di divertirci un po' senza pensieri.

Ricevo una telefonata da parte di Chiara quando la mia cara coinquilina è ancora sotto la doccia, immersa nel suo momento di relax.

- Emma, vuoi aiutarmi sì o no con questo video? No, perché prima mi illudi che verrà una meraviglia e poi ti comporti come oggi, che se non avessimo fatto le prove sarebbe stato lo stesso.

Non ha tutti i torti a ricordarmi che per lei è lavoro questo, ma mi sembra un modo poco carino per dirlo. Essere amici significa essere aperti e sinceri, ma non autorizzati a ferire.

- Scusa se le relazioni con le persone non vanno a comando. - replico, piccata.

- Ma stavate andando bene! C'era quella bella intesa l'altra volta!

Giro con lentezza il cucchiaino nella tazza del té.

- C'era. Prima che mi chiedesse di uscire e io rifiutassi perché ho sentito dal suo magico amico come intende trattarmi.

AmamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora