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Niall si guarda allo specchio e fa una smorfia.
Sì d'accordo, la camicia e la giacca gli stanno bene, ma non vorrebbe metterle. Preferirebbe decisamente restare in pigiama, gettato sul divano con la coperta di pile attorcigliata alle gambe e un film sul pattinaggio alla tv.
Va bene, sembrerà squallido e da checca, ma adora martoriarsi con quei film, in cui riescono sempre a fare mosse fenomenali e mai realizzate prima in coppia e soprattutto riescono a vincere l'oro che lui non ha mai ottenuto.
«Metti questa.» Finnick lo fa sobbalzare e voltare verso la porta, nonostante potrebbe benissimo guardarlo dal riflesso nello specchio.
E non appena Niall vede la cravatta che suo fratello ha tra le mani, inizia a lagnarsi subito con parole incomprensibili. «No!» protesta alla fine con decisione.
«Dai, vieni qua.» il maggiore si avvicina, facendo cenno di volergli mettere intorno al collo anche quel pezzo di tessuto. Niall teme quasi che possa strozzarlo con essa, non vuole lasciarglielo fare.
«Guardami, così non è abbastanza? Io non volevo neanche venire stasera!» dice, allargando le braccia tanto quanto i suoi occhi blu.
«Stronzate, hai sempre adorato queste serate...» inizia Finnick.
Ma viene subito interrotto dall'altro: «Certo, quando avevo sedici anni e mi facevano stare al centro dell'attenzione proprio come volevo. Quando...» Niall si blocca, incapace di continuare quella frase. Quando adorava andare in giro a braccetto con una Eveline elegante e bellissima e mostrarsi come se fossero stati la coppia più bella del mondo, i compagni perfetti. Sul ghiaccio eh, perché nella vita non lo sono mai stati. Ma Niall aveva immaginato tante volte che fosse davvero in quel modo, l'unico pensiero che lo faceva sentire meglio.
«E comunque non puoi non mettere la cravatta ad una serata di gala in vostro onore.»
Una festa organizzata per dare il bentornato alla coppia che il mondo del pattinaggio aveva sofferto nel perdere anni addietro.
E come non approfittarne per fare pubblicità e aggiungere una raccolta fondi per beneficenza in una semplice serata? Secondo i loro managers, i piccoli pattinatori che non se lo possono permettere hanno bisogno di quell'aiuto. E anche Niall ed Eveline per tornare ad essere amati, dopo la loro brutta fine fatta a quel vecchio famoso mondiale.
Viva la pubblicità, viva l'apparenza e la visibilità nel mondo pacchiano del loro sport.
Ah, ma se di una cosa Niall è certo è che quella sera non riuscirà a comportarsi bene né a stare tutto il tempo accanto alla sua partner. Poco, ma sicuro.
«Posso eccome. Stavo pensando di mettere anche i jeans. Questo tessuto mi fa prudere le palle.»
Finnick schiocca la lingua per la classe che suo fratello sta tirando fuori. Si è perfino abbassato e si sta aggiustando i gioielli con la mano. Il maggiore lo raddrizza con poco garbo, facendolo mugolare, e quasi lo blocca per mettergli la cravatta.
Finnick sorride soddisfatto una volta finito. «Guarda quanto sei bello.»
«Dì ancora una cosa del genere e giuro che stringo questa cravatta fino a strozzarmi.» afferma Niall schifato, il pensiero di usare quella come arma non è poi così male alla fine.
«E indovina chi altro sarà bellissima stasera?»
Niall sbuffa infastidito. «Non me ne frega assolutamente nulla, chiaro? Non ti aspettare che stasera le rivolga la parola...» fa una piccola pausa, prima di riprendere. «Né tanto meno che risponda alla gente che mi chiederà del mio "incidente".» beh, di certo c'è anche quel rischio e lui non se la sente per niente. Vuole restare a casa.
«A me importa solo che tu stasera non ti ubriachi, fratellino.»
Gli occhi blu del più piccolo si spalancano, perché Finnick gli ha appena proibito di fare ciò che aveva già preventivato per superare quella serata.
«Ma andiamo! Tu non puoi...» urla, prima di zittirsi di colpo.
Lui non vuole fare bella figura come vorrebbero tutti. Ha già perso la sua reputazione da anni ormai. Lui vuole solo bere e dimenticare.
«Oh sì, posso eccome. Ed è un ordine, quindi vedi di rispettarlo. Ti concedo solo due bicchieri di champagne.» e fa perfino il numero due con le dita, giusto per essere chiari.
Niall non è assolutamente d'accordo, ma sa che se rovinerà quella serata Finnick gliela farà pagare in un modo o nell'altro. «Vaffanculo!»
Così Niall viene trascinato fuori di casa e diventa improvvisamente silenzioso, decisamente più del solito, ma nessuno se ne cura, lasciandolo bollire nel brodo della sua infinita ansia. Per fortuna, aggiungerebbe il pattinatore.
La villa che è stata scelta per la serata è appena fuori città e il tragitto lungo fa solo agitare di più il biondo.
Non gli importa di quanto bello e chic sia il posto, non gli importa della gente che ha attorno né perfino dei flash delle macchine fotografiche che continuano a scattargli foto. A Niall interessa solo capire se sia meglio bere il primo bicchiere in quel momento, appena arrivato, e il secondo alla fine della serata. O se berli entrambi in quel momento. O se berli a metà serata.
Suo fratello gli dà una gomitata e Niall mugola infastidito, massaggiandosi il braccio.
«Che vu...?» Niall si interrompe quando si rende conto che suo fratello sta guardando qualcuno: Eveline.
Il poco colore sul viso di Niall sparisce, le sue mani iniziano a sudare e la sua bocca si dischiude.
Dio... Eveline... È bellissima, nel suo vestito acqua marina e i capelli acconciati in una treccia laterale.
E Niall odia la reazione che sta avendo il suo corpo a quella vista. E anche la sua testa, nonostante si sia ripromesso un mucchio di cose e in quel momento le sta infrangendo tutte.
Scelta fatta. Niall prende il bicchiere di champagne e lo butta giù in un solo colpo. Fuori uno. Sta per afferrare il secondo, ma Eveline viene verso di loro e suo fratello lo ferma. Dovrà rimandare il momento del suo secondo e ultimo bicchiere.
«Sei meravigliosa.» è stato Finnick a parlare. Ed Eveline, così come Niall, ha fatto una smorfia.
«Risparmiatela, Finnick.» e dal tono di voce che usa, Niall capisce che anche lei non vorrebbe essere lì. La ragazza afferra il bicchiere che il maggiore degli Horan ha tolto poco prima a Niall e fa un sorriso fintissimo, prima di iniziare a bere.
Finnick non aggiunge altro. Scuote la testa e si dilegua, lasciando gli altri due da soli, uno accanto all'altra.
Nessuno dei due dice una parola.
Nel momento in cui passa un cameriere con un vassoio, Eveline allunga il braccio per prendere un altro bicchiere e porgerlo al ragazzo. Niall accetta volentieri, ma non ringrazia.
E via anche l'ultimo bicchiere. Ma almeno si sta rilassando. E non crede che sia la vicinanza con Eveline a trasmettergli quella tranquillità.
Nessuno li raggiunge per disturbarlo. Il che è strano, ma piacevole per entrambi. Evidentemente non sono il piatto prelibato della serata, nonostante siano stati il pretesto per organizzarla. Finnick invece sta già ridendo e parlando con diversi pezzi grossi dell'ambito dall'altra parte della sala. Sponsor, sponsor da accaparrarsi ovunque.
«Guarda quella donna con la piume in testa, non credi che sia un tantino esagerata?»
Niall sobbalza al suono della voce della ragazza accanto a sé. Il suo cuore fa un tuffo verso il suo stomaco, mentre dei ricordi lo assalgano. Capisce subito cosa Eveline sta facendo. Inizia a prendere in giro la gente che hanno attorno, solo per divertimento, solo per far passare la serata in modo più piacevole. Lo facevano anche a sedici anni, mentre camminavano a braccetto, cercando di evitare chi voleva parlare con loro, ridendo e chiacchierando come se in realtà non fossero stati lì.
Niall volta la testa per guardare Eveline più che la donna con la piuma.
«Però le sta bene, non trovi? Le dà quell'aria da aristocratica patetica.» anche Eveline si volta verso di lui.
Il suo sorrisino rispecchia il luccichio dietro agli occhi verdi. Sta ricercando la complicità con lui.
«Sei bellissima stasera.» le parole sono uscite dalle labbra di Niall senza poterle controllare. A parlare è il vecchio sé, non lui...
Il lampo di sorpresa è palpabile negli occhi di Eveline. La sua espressione si distende dopo qualche secondo. «Anche tu stai veramente bene.» gli dice a voce bassa, ma decisa.
E Niall si sente improvvisamente meglio.
«Almeno non è gialla come il suo vestito, sembra un pulcino.» dice, guardando finalmente la donna con la piuma.
Eveline sorride. Ce l'ha fatta, a riavere un briciolo del suo Niall.
«Che mi dici dell'uomo con il panciotto a ore tredici?» continua la ragazza, senza indicare nessuno per non essere sgamati. Hanno pur sempre venticinque anni e sarebbe scortese ridere degli altri.
«Ha l'aria di un bianconiglio ingrassato dopo il cenone di Natale. Dovrebbe stare attento ai bottoni. Potrebbero uccidere la piumata.»
Eveline ridacchia dietro alla mano che si è portata alla bocca.
«Guarda quella donna con la pelliccia. Sembra...» è il turno di Niall.
«Crudelia De Mon.» dicono all'unisono, per poi scoppiare a ridere.
E continuano in quel modo fino a quando Finnick rompe quell'equilibrio e viene a presentare loro un qualche sponsor interessato.
Per fortuna è il più grande a condurre la conversazione, mentre gli altri due sorridono e dicono solo qualche parola di circostanza.
Due, tre, dieci le persone che si susseguono dopo il primo. È come se Finnick abbia avviato la macchina. Niall ha la mano sudata e non può asciugarla sui pantaloni prima di stringere quella dell'ennesimo uomo stempiato. Ansia. E agitazione. I due sentimenti che lo stanno inevitabilmente assalendo.
Eveline se ne accorge e vorrebbe afferrargli la mano, vorrebbe stringere le loro dita insieme per rassicurarlo, ma sa che probabilmente otterrebbe solo l'effetto contrario.
Solo quando riescono a rimanere di nuovo soli, perché il loro allenatore è stato chiamato da uno degli organizzatori, Eveline si rilassa. Al contrario di Niall, che si è chiuso di nuovo nel mutismo e ha iniziato a guardare per terra. Atteggiamento che lei conosce bene, lo faceva spesso quando erano più giovani. Disagio, angoscia: questo trasmettono le sue spalle curve.
Eveline prende un altro bicchiere di champagne e glielo porge. Probabilmente lo aiuterebbe.
«No, non posso.» dice Niall con voce strozzata.
«Perché?» chiede la ragazza, aggrottando le sopracciglia.
«Ne ho già bevuti due.»
«E allora?» non riesce bene a capire.
«Finnick non vuole.»
E non sa nemmeno Eveline cosa le passi per la testa, ma quella frase la fa uscire dai gangheri. «Che diamine ti importa? Non sarai ancora il suo schiavo prigioniero.» sbotta con fastidio.
Le ultime due parole colpiscono Niall con una violenza inaspettata. Il suo respiro velocizza. «Io...» borbotta, prima di puntarle un dito contro. «Ma vaffanculo!» se ne esce alla fine. A voce fin troppo alta, visto che molte persone si girano verso di loro.
Eveline a quel punto non sa che dire. Guarda Niall che si sta allontanando e capisce di aver sbagliato. «Niall, aspetta.»
Fa per andargli dietro, ma una mano la ferma: Finnick. «Che diavolo gli hai detto?» dice rabbioso, non è per niente contento di quella scenata in pubblico.
«Niente. Vado a recuperarlo.»
«Fate in fretta. È quasi il momento di mettersi a sedere ai tavoli. E vi voglio entrambi lì.»
Eveline annuisce e cammina verso la toilette, proprio dove Niall è sparito poco prima. Il ragazzo ha perfino tirato un colpo con la mano sul muro, arrabbiato, intimando all'unico uomo dentro al bagno di uscire e lasciarlo solo. Ovviamente il malcapitato è quasi corso fuori, spaventato. Sta perfino per finire addosso ad Eveline e borbotta delle scuse frettolose prima di allontanarsi.
La ragazza se ne frega della targhetta che indica che sia il bagno degli uomini ed entra spedita.
Niall è lì, con le mani poggiate al lavello e lo sguardo basso, mentre cerca di sbollire.
«Niall.»
«Lasciami in pace.» sibila tra i denti.
Eveline sospira. «Andiamo, mi dispiace. Io... non era ciò che intendevo dire.»
«Invece lo era eccome.» Niall si raddrizza e si volta a guardarla. «Ma lascia perdere, è colpa mia. Che ti ho permesso anche solo per poco di avvicinarti a me. Io non voglio avere niente a che fare con te, hai capito?» la sua voce diventa sempre più alta.
Eveline non sa che fare. È un gesto disperato quello: si avvicina e gli porge la mano. «Ricominciamo da capo. Piacere, sono...»
Niall la interrompe subito: «Non è così che funziona, Eveline. Io non posso scordare. E tu devi rassegnarti. Perché se quello che vuoi è il vecchio Niall, puoi scordartelo. Non esiste più! Io non lo sono più da anni! Sono fatto di ghiaccio adesso.»
Ghiaccio, non pietra. Che è completamente diverso. Il ghiaccio può essere sciolto pian piano. La pietra non può essere scalfita tanto da tornare indietro.
«Non provo più niente.» aggiunge esasperato.
Eveline sa che non è così. Niall prova eccome. Anzi, quel ragazzo è in sovraccarico di emozioni, non riesce a gestirle. Vorrebbe premere l'interruttore per spegnerle, ma non ci riesce, è quasi impossibile.
«Sei arrabbiato adesso, quindi stai provando qualcosa.» la pattinatrice sussurra, perché non sa che altro dire o fare.
Niall si mette a ridere amaramente. «Non provo più niente per te, Eveline.» precisa, prima di passarle accanto e uscire dal bagno, lasciando la ragazza immobile al centro della piccola stanza, con gli occhi spalancati e pieni di lacrime, mentre la frase che Niall ha appena pronunciato le rimbomba nella testa e la colpisce come un secchio di acqua gelida, rivelando ogni cosa. Un coltello infilzato lentamente nello stomaco, girato e rigirato. Che fa male, ma mai quanto lei deve averne fatto a Niall.
Ed Eveline adesso lo sa.

Cold Heart ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora