«Andate a casa! Sapete quanto odio vedervi qui il giorno prima delle gare.»
Strano, ma vero. Finnick lascia sempre il giorno completamente libero ai suoi pattinatori se in quello seguente devono affrontare una gara. Ma Niall ed Eveline sono sempre stati cocciuti e lo sono ancora. Si sono messi d'accordo per provare i programmi almeno una volta anche quel venerdì, anche se li eseguono ormai perfettamente. Ignorano le lamentele di Finnick quella mattina e si sorridono quando la musica finisce e loro si fermano sui pattini.
«Forse è meglio che andiamo adesso.» sussurra Eveline e Niall annuisce. Ha soltanto voglia di riposarsi per il resto della giornata.
Sono perfino coordinati nel farsi la doccia ed escono dagli spogliatoi quasi contemporaneamente. Stanno in silenzio fino alle loro auto e mentre lei sta per salutarlo, Niall parla: «Eve, ti va di...» e ovviamente si ferma, anche se lei lo guarda in attesa con le sopracciglia sollevate.
Niall vorrebbe chiederle se ha voglia di pranzare con lui visto che hanno superato da poco l'orario per farlo.
«Cosa?» chiede lei, ma deve rimanerci delusa.
Perché Niall ci ripensa. Ha paura che quel riavvicinamento così radicale possa portare a dei disastri. Scuote la testa e fa un piccolo sorriso. «Niente, ci vediamo domani.»
Eveline annuisce e poi entrambi salgono nel proprio veicolo.
È quasi divertente la differenza tra di essi, se si deve essere sinceri. Eveline ha un vecchio maggiolino, lo stesso da sempre, quello che suo padre le ha lasciato nel garage e che sua madre le ha fatto prendere dopo aver affrontato l'esame della patente. Niall, invece, ha una Range Rover tre volte più grande del mezzo della ragazza. La sua famiglia è sempre stata economicamente molto bene e negli ultimi anni Niall è riuscito a racimolare comunque un bel gruzzoletto solo per sé. Si è perfino comprato la villa sul lago come ha sempre sognato.
Pranza velocemente una volta arrivato a casa e pensa già alla pizza che ordinerà quella sera. Si getta sul letto e crolla all'istante. Il problema sorge proprio una volta svegliatosi da quel pisolino, che dura praticamente l'intero pomeriggio. Niall non capisce perché, ma ha ogni singolo muscolo del corpo che gli fa male. Come se un improvviso acido lattico lo stia immobilizzando, come se non si fosse allenato fino alla mattina prima.
Panico. Se chiamasse suo fratello, Finnick reagirebbe molto male e probabilmente non lo aiuterebbe nemmeno. Quindi che deve fare?
Afferra il suo telefono e inizia a scorrere lungo la sua rubrica. Il suo dito si ferma solo quando arriva al numero di Eveline. Quello vecchio, non sa nemmeno se è ancora lo stesso. L'indecisione lo colpisce, ma il suo dito decide in modo autonomo premendo il verde.
Uno squillo. Due squilli. Non c'è neanche bisogno di aspettare il terzo che la voce della ragazza gli riempie l'orecchio.
«Niall, tutto bene?»
«Dove sei?»
La voce piena di panico del ragazzo la mette subito in allarme. «A casa. Vuoi che venga da te?»
«Sì.» e la chiamata finisce lì.
Nessuno dei due comprende davvero quelle frasi. Sono state parole frettolose, ma essenziali. Era come se Eveline avesse percepito all'istante il bisogno dell'altro ragazzo. E lui aveva accettato subito quella richiesta d'aiuto.
Quelli che Niall aspetta sono i minuti più lunghi della sua vita.
Quando Eveline arriva alla villa, trova perfino la porta di ingresso già aperta.
«Niall?» chiede, entrando in casa e chiudendo la porta dietro di sé.
Il ragazzo è seduto sul divano in salotto, con la testa tra le mani.
Eveline, che fino a quel momento ha cercato di non farsi prendere dal panico, si inginocchia subito davanti a lui. «Hey, che succede?» gli chiede, cercando di farsi guardare in viso.
«Ho un grosso problema.» sussurra lui, stringendo i capelli tra le dita.
«Dimmelo.»
«Mi fa male tutto.»
Eveline aggrotta le sopracciglia. Ripensa ad ogni serata prima delle gare che hanno vissuto negli anni passati. Ognuna di quelle volte i due pattinatori la trascorrevano insieme, mangiando pizza per cena e dormendo insieme nello stesso letto. Senza ansia, panico o stress. Solo la compagnia l'uno dell'altro per darsi conforto reciproco. Dormire insieme li rendeva quasi un'unica cosa, li affiatava e li faceva entrare in sintonia ancora di più.
Effettivamente era strano per Eveline passare la serata da sola come aveva preventivato, ma non appena la chiamata era arrivata al suo telefono si era anche abbastanza stupita. Non se lo aspettava, ma in fondo, in un angolino della sua anima, se lo aspettava eccome.
Ovviamente non ha idea di cosa significhi la frase che Niall ha appena pronunciato. Perché dovrebbe fargli male tutto?
«Mentalmente?» chiede infatti.
Niall scuote la testa. «No! I miei muscoli. Mi fanno male.»
D'accordo, quella è una bella novità. E se deve essere sincera crede che sia solo un ostacolo del cervello del ragazzo. È impossibile che di punto in bianco sia dolorante. A meno che non stia covando dell'influenza, ma dubita.
«Forse non avremmo dovuto allenarci questa mattina.» aggiunge il pattinatore.
Sì, non può che essere come pensa la ragazza. Ma per sì e per no, sa anche cosa fare.
«Hai del ghiaccio, Niall?»
Il ragazzo annuisce. «Ho la macchina del ghiaccio giù in cantina.»
«Grande. Resta qui e non muoverti. Torno subito.»
Eveline riesce ad ambientarsi facilmente dentro quella casa, anche se non ci è mai stata prima. Forse perché è esattamente come l'avevano progettata lei e Niall per gioco un pomeriggio di tanti anni fa.
Rimane affascinata dal fatto che Niall abbia quella macchina in cantina, ma conoscendolo non è nemmeno il caso di stupirsi. Riempie il secchio che c'è accanto ad essa e lo porta al piano di sopra. Il bagno è altrettanto bello come il resto della casa. Al suo interno ha sia una vasca lussuosa che una doccia enorme a vetro. Eveline si occupa della vasca, apre l'acqua fredda e lascia che la ceramica bianca si ricolmi con essa.
«Che stai facendo?» la voce di Niall la fa sobbalzare spaventata. Il ragazzo si è stancato di aspettarla di sotto ed è andato alla sua ricerca.
«Risolvo i tuoi problemi. Inizia a spogliarti.»
Niall non protesta nemmeno. Si toglie lentamente i vestiti, restando soltanto in boxer e affianca la ragazza che sta per riversare il secchio pieno di cubetti di ghiaccio nell'acqua.
«Devo entrare qui dentro?» il pattinatore lo chiede con titubanza, guardando l'opera finita.
«Sì. Immergiti.»
Niall non dice di no. Si allunga verso la vasca e infila per prima cosa le gambe.
Eveline lo vede trattenere il respiro già in quel momento. La sua mascella è serrata e i suoi muscoli tesi. D'accordo, la ragazza si sta godendo la vista di un Niall in mutande, ma sta cercando in tutti i modi di non darlo a vedere.
«Cazzo.» Niall lo sibila tra i denti quando si siede in mezzo ai cubetti di ghiaccio. Le sue mani sono ancora aggrappate ai bordi e il suo respiro è ancora spezzato dal freddo infernale.
Eveline si sporge in avanti e poggia la mano su quella del ragazzo, il quale si volta a guardarla.
«Spero che questo serva a qualcosa.» dice con voce tremante. Beh, almeno ha una resistenza niente male.
«Certo che serve o non te lo avrei fatto fare.» lo rassicura. «Forse avrei potuto proporti direttamente un massaggio, ma questo è decisamente più divertente.»
Gli occhi di Niall si spalancano. «Vaffanculo.» borbotta, facendola ridacchiare, ma alla fine non le da tutti i torti. Non sa se avrebbe retto le mani di Eveline addosso anche semplicemente per un massaggio.
«Se domani...» il ragazzo inizia a parlare, ma Eveline lo interrompe subito: «Domani non avrai più nulla, sarai come nuovo e noi andremo alla grande.»
Niall annuisce e chiude gli occhi per qualche attimo. «Tirami fuori di qui quando vedi che sto per andare in ipotermia.» borbotta in modo ironico, mentre il suo corpo inizia ad abituarsi a quella sensazione.
Certo, come se lei lo lascerebbe arrivare davvero a tanto.
Eveline sta accarezzando con dolcezza e in modo confortante la mano del ragazzo. Stanno in silenzio, ma non è un silenzio di quelli sbagliati. Ad entrambi va più che bene.
È proprio la ragazza a romperlo, dopo lunghi minuti. «Forza, puoi uscire.»
Niall emette un sospiro di sollievo e si alza in piedi.
«Mi passi un asciugamano?» le chiede Niall, indicando i mobiletti dietro alla ragazza.
«No, prima entra in doccia. Adesso la parte rilassante. Acqua bollente.»
Niall aggrotta le sopracciglia, ma si sta fidando perfettamente di Eveline, quindi obbedisce. Ancora gocciolante esce dalla vasca e passa da un tappeto ad un altro.
Eveline nel mentre si volta per andare alla ricerca dell'asciugamano che il ragazzo le ha richiesto poco prima.
Dietro di lei le ante della doccia si sono aperte e così anche il flusso dell'acqua.
Nel momento in cui Eveline si volta per poggiare il telo morbido a portata di mano, la prima cosa che nota sono i boxer di Niall abbandonati per terra.
La ragazza si blocca su quell'indumento, perché è ovvio che se alzasse lo sguardo vedrebbe Niall bagnato e completamente nudo.
Beh, se Niall non si è fatto il minimo problema a sbarazzarsene con lei all'interno della stanza, perché Eveline dovrebbe vietarsi dal sollevare lo sguardo?
Adesso è il turno della ragazza trattenere il fiato, ma per qualcosa di decisamente diverso. Si chiede se quello sia semplicemente un favore di Niall, accortosi della sua nuova attrazione verso il suo fondoschiena. Il ragazzo le sta proprio dando le spalle e si massaggia il collo con la mano sotto al getto bollente.
Il vapore che gli si sta formando intorno mostra quanto sia effettivamente calda l'acqua.
Eveline deglutisce. Forse ha guardato abbastanza. Lascia controvoglia l'asciugamano sullo sgabellino vicino alla doccia e decide di uscire dal bagno, lasciando Niall in tranquillità.
Eveline va a sedersi sul divano in salotto e si porta le mani alla testa. Ha una sensazione strana all'interno dello stomaco che non riesce del tutto a riconoscere. È ben diversa da ciò che sentiva anni prima guardando Finnick. E da quanto tempo i suoi occhi verdi non venivano attratti in quel modo da una figura maschile? Certo, la cosa è ancora più strana, perché si tratta proprio di Niall Horan, il suo migliore amico, il ragazzo che conosceva meglio di chiunque altro quando aveva sedici anni.
«Eve?»
La ragazza solleva la testa e si volta verso la voce che l'ha chiamata. Niall è lì, all'ingresso del salotto, con i capelli asciutti e addosso una tuta comoda e una maglia a maniche corte di qualche taglia più grande.
«Hey.» la pattinatrice cerca di sorridergli dolcemente.
Niall abbassa lo sguardo e si stuzzica le mani nervosamente. «Andiamo di sopra? Puoi dormire con me stanotte?» chiede infatti, come se sia qualcosa di inconcepibile.
Ma Eveline si alza in piedi e annuisce, per poi seguirlo al piano di sopra.
È un bene che anche lei indossi una tuta e una felpa, così le basta togliersi le scarpe per infilarsi sotto le coperte con il ragazzo.
Niall si volta verso di lei sul fianco e porta una mano sotto alla testa. Eveline imita la sua posizione e i due si trovano a fissarsi negli occhi in silenzio. Sono talmente vicini che possono sentire il calore che emana l'altro. Le loro ginocchia si toccano sotto le coperte ed Eveline deve ritirare l'istinto di intrecciare insieme le loro gambe.
«Come ti senti?» gli sussurra piuttosto.
«Bene. Il male è passato.» risponde stringendosi nelle spalle. E quella per Eveline è la conferma che Niall non aveva assolutamente nulla ai muscoli. Le è bastato assecondarlo e prestargli attenzioni per farlo calmare.
«E mentalmente come stai?» azzarda.
Gli occhi blu rifuggono i suoi, si chiudono per qualche istante e una piccola risatina lascia le labbra del pattinatore. «Non lo so. È da un po' che non mi capisco più.»
Eveline allunga la mano e la poggia sul viso del ragazzo, che si spinge maggiormente verso quel tocco.
«Come sta tua madre?» proprio Niall decide di cambiare argomento, perché quello non gli piace granché.
«Bene. Lei continua con la sua vita di sempre.»
«E tu? Anche tu hai continuato con la tua vita?» sussurra, riaprendo finalmente gli occhi.
«Non possiamo smettere di vivere, Niall. Noi che ne abbiamo ancora una non possiamo.»
«Cos'hai fatto oltre allo yoga?»
Eveline sa che queste domande di Niall servono a non soffermarsi sui suoi di problemi.
«Mi sono arrangiata con diversi lavori, ho fatto dei corsi come massaggiatrice e operatrice sanitaria, ho insegnato a pattinare a delle bambine.»
«Non sei andata all'università.» afferma dispiaciuto. Sa che Eveline ha sempre voluto andare all'università dopo la scuola.
«Senza il pattinaggio, dopo il mio ritiro... la possibilità di una borsa di studio è diventata nulla, non me la sono potuta permettere. E tu? Tu che hai fatto oltre a pattinare?»
«Oltre a pattinare e a cercare di togliermi la vita?» Niall sorride divertito ed Eveline deve ingoiare un nodo amaro in gola. «Mi sono iscritto all'università.»
E la ragazza è stupita di sentirglielo dire. Niall non aveva mai accennato a volerci andare. «Quale hai scelto?»
«Accademia delle belle arti.»
Le sopracciglia di Eveline si sollevano per la sorpresa.
«Sì, ma non l'ho ancora terminata.» borbotta lui, cercando di non dargli tanto peso.
«Niall?»
Il ragazzo la guarda in attesa che continui.
«Non puoi tentare di toglierti la vita. Mai più. Perché... perché abbiamo ancora un oro da vincere.»
Niall torna a sorridere divertito, prima di chiudere gli occhi. «Già.» dice soltanto, facendo capire che la conversazione è appena morta lì.
«Credo che dovremmo cenare con qualcosa, piccolo. Perché non ordiniamo la pizza?» sussurra però la pattinatrice.
Può vedere gli angoli della bocca di Niall sollevarsi in un piccolo sorriso. «Ho della pizza surgelata nel freezer. La mangiamo dopo, va bene? Per adesso voglio solo riposarmi.»
Eveline annuisce e si sporge in avanti. Poggia le labbra sulla fronte di Niall, facendolo rabbrividire, ma almeno ottiene la reazione che vuole. Il pattinatore emette un sospiro dolce e passa il braccio intorno alla vita della ragazza, attirandola a sé maggiormente. In quel modo va decisamente meglio.
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Cold Heart ●Niall Horan●
FanfictionNiall Horan pattina da sempre, praticamente vive sul ghiaccio. È il luogo più confortevole per lui, nonostante sia freddo e duro da fare male, il più delle volte. L'unico problema? Anche il suo cuore è diventato gelido come il ghiaccio. La vita da s...