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SBEM.
Finnick sospira, Niall guarda la ragazza ai suoi piedi, Eveline geme di dolore da terra.
Bene. No, bene proprio per nulla.
Quella è già la sesta caduta in venti minuti.
«Ho bisogno di una pausa.» dice Niall, voltandosi verso suo fratello. Non ha nemmeno aiutato Eveline a rialzarsi.
Finnick si passa una mano sul viso e allarga le braccia, facendo capire al minore che la sua pausa è concessa.
«Vedi?» chiede come se fosse ovvio, dando una spallata a Finnick quando gli passa accanto.
E cosa vede l'allenatore? Vede solo un pattinatore stronzo e che si comporta da viziato.
Finnick si avvicina alla ragazza, che si è appena alzata e si sta massaggiando con le mani il braccio che ha appena battuto. «Stai bene?»
«Sì. Dovevamo immaginarci anche questo, che sarebbe andata così.»
Finnick serra la mascella. «No. Lui lo sta solo facendo apposta. Ci parlerò non appena tornerà qui.»
«Sempre se tornerà.» borbotta Eveline, sciogliendosi i capelli per rifare un chignon decente.
«Lo farà. Sta solo prendendo aria.»
E poi piomba il silenzio. Per fortuna Niall è di ritorno prima ancora che la cosa diventi imbarazzante. Da quando Finnick l'ha chiamata, stanno fingendo che vada tutto alla grande e che in passato non sia successo nulla, per il bene di Niall, ma cinque anni sono trascorsi. E tutti lo sentono eccome.
«Ricominciamo?»
«Niall, aspetta. Vieni qua.» Finnick deve intervenire subito.
«Cosa?»
«Stai cercando di riempire Eveline di lividi?»
Il viso di Niall si distende solo un per un secondo per la sorpresa, prima di oscurarsi di nuovo. «Ti sei già lamentata con lui? Sei tu che non riesci a pattinare come dovresti! Sei tu che hai paura come sempre!»
Eveline fa un passo indietro, sentendosi attaccata in quel modo. Le manca quasi il respiro. Quella... è una cosa nuova. Non è mai successo che Niall la accusasse o le urlasse contro come ha appena fatto. «Io non...»
«Niall, non è stata Eveline... hey!» Finnick lo afferra per il braccio e lo fa voltare verso di lui. Lo prende per il mento con la mano così da essere sicuro di avere il contatto visivo. «Dimmi quali sono le regole del partner maschile.»
«Sempre concentrato, si prende le sue responsabilità, non ferisce la donna, non mettendola a rischio in alcun modo.» Niall lo sussurra.
«Bene. E tu lo hai fatto durante questo allenamento?»
Lo stomaco di Niall si chiude e un groppo gli si forma in gola. Abbassa lo sguardo, senza dire una parola.
«Niall...» Eveline cerca di parlare, ma Finnick alza un braccio e la zittisce con quel semplice gesto.
Niall si volta verso la ragazza, ma non la guarda negli occhi. «Ultimamente Finnick mi ha allenato in preparazione agli individuali. Non sono più abituato a lavorare in coppia.» dice, facendolo sentire a malapena.
Sanno tutti che quella è una bugia, una scusa bella e buona, ma apprezzano comunque lo sforzo.
«Ti va di riprovare?» Eveline chiede con voce dolce e Niall annuisce soltanto.
«Forza, sono passi facili questi. Mettiamoci al lavoro.» aggiunge Finnick.
Nel momento in cui le loro mani entrano in contatto e Niall inizia a pensare che siano gelide come lo sono sempre state, l'ansia lo assale, proprio come è avvenuto dall'inizio dell'allenamento.
La deve guardare negli occhi, quegli occhi verdi che gli hanno sempre sorriso... o almeno, fino al fatidico giorno in cui Niall aveva avuto quella brutta caduta... e che di certo in quel momento non gli sorridono più. Quegli occhi verdi un tempo così familiari e caldi, adesso freddi e sconosciuti.
È proprio quel particolare a fregarlo. Riescono a fare un bel giro di pista, un po' fuori tempo, non proprio all'unisono, ma può andare, Finnick è quasi contento. Manca solo il sollevamento.
«Ora.» l'allenatore da perfino il via.
Ma Niall non fa in tempo a farla alzare di venti centimetri, che Eveline è già a terra, che striscia dolorosamente contro al ghiaccio.
Niall fa una smorfia mentre l'ennesimo sospiro di Finnick gli riempie le orecchie.
«Io ci rinuncio, non ce la faccio.» dice, prima di dar loro le spalle e uscire dalla pista.
«Va bene. Allenamento finito per oggi! Ci si vede domani mattina, puntuali!» urla Finnick, sperando che suo fratello non voglia mollare subito per davvero.
Allunga la mano verso la ragazza per aiutarla, ma Eveline lo ignora, rifiutando l'offerta.
«Posso restare ancora un po' ad allenarmi da sola?» chiede invece.
E visto che è rimasta ancora mezz'ora in cui avrebbe dovuto continuare con Niall e dopo di loro non c'è comunque nessuno, Finnick acconsente. «Non forzare troppo, però.»
Eveline è contenta che lui non proponga di restare ad aiutarla. Preferisce davvero restare sola.
Finge di non vedere Finnick andare via con una donna bionda, che lo ha raggiunto all'ingresso e l'ha baciato con slancio, ma non finge di non vedere Niall una volta che, uscito dagli spogliatoi dopo la doccia, è pronto per andare via.
Eveline si affretta e si schianta quasi contro il bordo a fine pista per raggiungerlo. «Niall.» lo chiama.
«Continua pure, ci vediamo domani.» il ragazzo prosegue spedito, pronunciando quelle parole senza nemmeno guardarla.
«Ni, aspetta.» Eveline si aggrappa alla transenna che ha davanti.
Niall continua a camminare imperterrito verso l'uscita.
«So che hai detto che non vuoi avere niente a che fare con me se non sul ghiaccio, ma dammi solo un minuto.» lo prega. Lei dopotutto è ancora sul ghiaccio con i pattini addosso.
Niall si passa una mano sugli occhi arrossati - la ragazza si chiede se sia la stanchezza, la conseguenza di un pianto sotto la doccia o l'essersi fatto di qualcosa - e si volta a guardarla. «Quaranta secondi.» le mette a disposizione. Ma ad Eveline ne bastano dieci.
«Io...» sospira creando quella piccola pausa di esitazione, per poi dire tutto d'un fiato: «Mi sei mancato.»
L'espressione di Niall cambia visibilmente. Le sue labbra si dischiudono ed Eveline pensa che stia per dire qualcosa. Ma le richiude subito dopo, abbassa lo sguardo e... si mette a ridere. Certo, una risata strana, che non gli ha mai sentito fare, ma pur sempre una risata.
Beh, la ragazza non si aspettava decisamente una reazione del genere. Vede Niall voltarle le spalle e andare via senza dire una parola. Eveline non sa proprio che pensare. Di sicuro, la riterrebbe una reazione più normale se lo vedesse salire in macchina e scoppiare a piangere (di nuovo), proprio come è successo senza che potesse farne a meno. Dio...
Quella notte Niall non riesce a dormire. Prevedibile. Si gira e rigira nel letto senza trovare pace. E quando riesce a superare la fase del dormiveglia, viene colpito dagli incubi che lo svegliano di nuovo. Ancora e ancora. Sempre gli stessi incubi. Alla fine perde la pazienza e preferisce tenere gli occhi aperti, a fissare il soffitto scuro. È facile abituarsi alla penombra. Il buio è diventato suo amico da tempo. Un amico di quelli stronzi, ma Niall non ne ha più di altro tipo. Pensa a Liam, a come il rapper lo tratta tutte le volte che si vedono, a come lo abbia convinto a farsi di quella roba che a lui piace tanto e di cui Niall spesso non sa e non chiede nemmeno il nome. Malsani: tutti i suoi rapporti, tutti gli eventi che si susseguono, la sua vita. Sì, Niall può descrivere tutto semplicemente con la parola malsano. E malsano è pure il fatto che quella notte non riesca a dormire decentemente nemmeno per un'ora. Tempo non continuo ovviamente, minuti racimolati a poco a poco.
Inutile dire che la mattina dopo si alza dal letto con un mal di testa bestiale. Lo fa prima ancora che la sua sveglia suoni.
Si alza e va dritto in bagno, apre il getto della doccia e si infila all'interno. L'acqua rigrosamente fredda, così che possa alleviare la sua testa dolorante. O forse l'acqua gelida sui capelli gli comporta solo un ulteriore effetto negativo? Non lo sa, ma di sicuro il dolore non passa.
Nonostante si svegli presto, perde troppo tempo in accappatoio, seduto sul letto a fissare il vuoto e a chiedersi quale sia il senso della sua vita. In momenti come quelli la gente normale se lo chiede sempre. Peccato solo che Niall se lo chieda anche durante il resto della giornata.
E senza nemmeno volerlo, arriva in ritardo all'allenamento. Eveline e Finnick sono già lì ad aspettarlo. Nessuno gli fa notare che è in ritardo. Ad essere sincera, la ragazza pensava che non l'avrebbe visto arrivare in pista quella mattina. Ma dopotutto resta pur sempre Niall, quel ragazzo cocciuto, dedito al suo lavoro, che cerca di non disfare degli accordi già presi.
«Buongiorno.» dice Finnick, giusto per non iniziare a dettare ordini senza neanche salutare prima.
«Sì, se solo lo fosse.» è il borbottio quasi indistinto di Niall. Bene, ottimo inizio. Si prospetta un allenamento con i fiocchi...
«Possiamo riprovare il pezzo di ieri? Dovreste averlo imparato ormai.» Dopotutto è quasi uno dei compitini che Finnick gli lasciava da fare nei periodi in cui le gare erano lontane e loro non avevano nessun programma corto o libero da preparare. Giusto per farli scaldare insieme.
«Sì. Io sono pronta.» dice Eveline. Suona quasi strana alle orecchie di Niall quella sua sicurezza. Non gliela vede addosso da molto tempo, prima ancora dell'infortunio. Ma non ci si sofferma. Vuole solo che quelle due ore finiscano in fretta.
L'unica cosa che Niall sente nella testa dal momento in cui inizia a pattinare con Eveline, è il forte martellare fastidioso. Nient'altro. Il suo cervello non riesce a concentrarsi su altro, nemmeno sulla musica in sottofondo che Finnick ha acceso per loro. Le sue gambe si muovono in automatico, l'intero suo corpo fa tutto da sé. E i pensieri non hanno alcun modo di avanzare. Non male come rimedio al suo riflettere troppo.
Finnick non si accorge di star trattenendo il respiro fino a quando i suoi polmoni richiedono effettivamente aria. I suoi occhi sono fissi sui due ragazzi che stanno pattinando mano nella mano. Si muovono aggrazziatamente entrambi, perfettamente all'unisono. Finnick non dice nulla proprio per paura di frantumare quella magia. Non ha idea di che cosa stia succedendo, ma ciò che ha visto il giorno prima, in confronto a quello che ha adesso davanti agli occhi, era un film dell'orrore. Semplicemente un evento di un'altra dimensione. Perché quelli che ha davanti sono Niall ed Eveline, i sedicenni che danzavano nel laghetto. Non i venticinquenni che non sanno più pattinare insieme.
Finnick si morde il labbro quando i due arrivano alla parte che il giorno prima era decisamente critica. Quella del sollevamento. Niall afferra Eveline per la vita e con un movimento fluido la tira su, senza alcuna difficoltà. Perfettamente bilanciati.
Eveline è quasi sconvolta qundo torna con i piedi per terra nel modo giusto. Anche lei non riesce a credere ai suoi occhi. Quel Niall che ha davanti...
Le loro mani si lasciano per qualche istante, giusto per poter stare alla distanza perfetta per eseguire un doppio flip. Eveline comincia il salto e atterra due secondi dopo Niall e quella è l'unica imperfezione dell'intera coreografia che stanno eseguendo in quel momento.
I loro corpi tornano di nuovo a contatto e iniziano a ruotare insieme, abbassandosi sulle gambe e guardandosi negli occhi. È allora che Eveline si rende conto delle sopracciglia aggrottate di Niall. Quella non è la sua solita espressione da concentrazione. Quella è una smorfia di dolore.
«Niall, stai bene?» gli chiede preoccupata, senza interrompere comunque i loro passi.
Niall fa un cenno quasi impercettibile con il capo, ma se ne pente subito, perché la testa inizia a pulsargli soltanto più forte.
Nonostate le abbia appena detto sì, Eveline sa che sta mentendo. Niall ha perfino socchiuso un occhio a causa del dolore. Ha faticato a non chiuderlo del tutto.
La fine della canzone è vicina e loro non dovrebbero terminare in quel modo. Ma adesso sono entrambi fermi, accosciati l'uno davanti all'altra.
Finnick sta andando verso di loro, l'eccitazione esce chiara dalle sue labbra quando dice loro di essere stati fantastici.
Ma nessuno dei due lo sta ascoltando. Niall non ce la fa più, crede che la sua testa stia per esplodere. Le mani di Eveline vanno al suo viso, glielo afferrano con delicatezza e il ragazzo si sente meglio per un attimo, perché sono così fredde da dargli sollievo.
«Niall, cosa c'è che non va? Cosa ti fa male?»
E Niall vorrebbe parlare per dirle che sta bene, anche se non è vero. È così testardo. Ma delle macchie nere sono appena spuntate davanti ai suoi occhi e il suono del suo udito si è abbassato improvvisamente. Il primo ad accorgersi effettivamente che il corpo di Niall sta finendo contro il pavimento è Finnick, che ha smesso di parlare. Afferra suo fratello, cercando di non fargli sbattere la testa contro al ghiaccio. Anche Eveline ha cercato di afferrarlo per il braccio. È un bene che siano già vicini al pavimento, dopotutto.
«Niall!» e il suo nome è l'ultima cosa che sente, prima di essere risucchiato completamente dal buio.

Cold Heart ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora