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Eveline ha sempre amato indossare vestiti colorati. Esattamente il contrario di quello che è solito fare Niall. Lui preferisce i colori scuri e cupi, che rispecchiano esattamente il suo umore in ogni circostanza. Per una volta, però, Niall preferirebbe vestirsi proprio come Eveline e non vorrebbe, così come sta avvenendo in quel momento, che lei indossasse quell'abito completamente nero.
Niall non capisce se non riesce a gestire le emozioni o semplicemente se non le sente. Forse è più la seconda, vuoto all'interno, con il dolore, che sta cercando invano di nascondere, che attutisce ogni cosa.
Ma è difficile. Soprattutto quando chiunque gli fa le condoglianze e gli dice che se ha bisogno di qualsiasi cosa, anche semplicemente di parlare - come se per Niall fosse facile farlo -, non deve esitare a chiedere. Perché ha perso la sua ragazza, una delle sue migliori amiche, la sera stessa del suo compleanno. Niall si è ripromesso che non festeggerà mai più la sua data di nascita.
Il ragazzo non riesce a smettere di fissare Eveline. La ragazza ha un taglio sulla fronte e il viso pallido, più del normale. Ma almeno è viva. E Niall sa che lei si sente ancora più in colpa di quanto lo facesse prima. Perché c'era anche lei dentro quella macchina. Perché lei è ancora lì, con pochi o nulli residui dell'incidente, e Rose Marie no.
In mezzo a tutta quella gente che piange, Niall ed Eveline sono gli unici che non lo fanno. La ragazza è più indietro rispetto al suo amico, ma quest'ultimo si volta di continuo a guardarla. Sguardi ovviamente non ricambiati.
Ed è proprio quel particolare a farlo quasi andare nel panico. Niall si fa largo tra i banchi della chiesa e tra la gente. Finnick, accanto a lui, gli lancia solo uno sguardo, ma non lo ferma nemmeno.
Niall dovrebbe andare verso l'uscita, ma non ce la fa. Si dirige verso Eveline e si ferma accanto a lei non appena la raggiunge. Solo a quel punto la ragazza alza lo sguardo lentamente. I loro occhi si incrociano, il verde liquido nel blu dice già tutto. Anche lei non riesce più a sopportare di guardare la bara davanti a loro. Preferiscono entrambi aggrapparsi l'uno all'altro. Vorrebbero andare via da lì, ma non possono. Devono sopportare e aspettare che la funzione finisca.
Niall segue l'istinto e avvicina la sua mano a quella di Eveline che è abbandonata lungo il suo fianco, la sfiora appena. Deve essere la mossa giusta, perché è proprio la ragazza a fare il resto. Eveline afferra le dita del suo migliore amico e unisce le loro mani in una stretta calda e salda. Improvvisamente è come se la gente intorno a loro sia sparita, sono da soli e Niall si sente appena un po' più sollevato. Quel semplice contatto lo sta aiutando ad affrontare tutta quella situazione. Possono sempre dividersi in due lo stesso dolore. Ma quanto dura? Niall potrebbe contare i secondi precisi in cui le loro mani si tengono in modo confortante. Meglio non dirli, perché sono decisamente pochi. E la colpa è proprio di suo fratello Finnick, che si è voltato verso di loro e li ha guardati per un po'. Quando Eveline se ne è accorta ha subito sciolto la presa e ha perfino fatto un passo laterale per allontanarsi dal suo coetaneo.
Ecco, Niall non riesce a sopportare più nulla. Le lacrime stanno salendo e rischiano di cadere. Non se lo può permettere. Così si volta e con passo ancora più spedito di quello di prima esce fuori dalla chiesa e sparisce tra la folla, tra la gente. Non sa dove sta andando. Si guarda intorno e poi semplicemente sparisce.
Solo alla fine della messa, Finnick si avvicina ad Eveline. Le accarezza la guancia e lei sospira. La ragazza spera in un conforto, ma il più grande si ritrova semplicemente a chiedere: «Hai visto Niall? Dobbiamo andare al cimitero adesso e non lo trovo da nessuna parte.»
Eveline sospira. Cazzo, dov'è andato adesso Niall? Sa che devono trovarlo. Lei e Finnick si separano per cercarlo, il secondo decide di fare un giro in macchina nei dintorni, mentre la prima cammina nei pressi della chiesa.
Eveline non sa nemmeno perché solleva la testa verso l'alto. Forse sta guardando il cielo, chiedendo aiuto a Rose Marie mentre un sospiro lascia le sue labbra. Ma è proprio per quel suo gesto che si rende conto che Niall è lì, sul tetto della chiesa vicino al campanile, le gambe penzoloni oltre il bordo e qualcosa tra le mani che non riesce bene a distinguere.
Non sa nemmeno come ci sia arrivato lassù, ma deve raggiungerlo. Scopre che sul retro dell'edificio ci sono le scale che portano dentro al campanile e fino al tetto. Ecco da dove Niall è passato.
A Eveline non piace molto l'altezza. E non sa se avvicinarsi al ragazzo. In realtà è molto in bilico. Forse non dovrebbe spaventarlo. Che dovrebbe fare? Deve chiamarlo con la voce? Deve avvicinarsi in silenzio?
È proprio l'ultima scelta che prevale. Niall si accorge del rumore di passi dietro di sé, ma fortunatamente non si spaventa. È quasi come se si aspettasse che qualcuno sarebbe andato a cercarlo. Si volta semplicemente. E non appena vede che si tratta di lei, torna a darle le spalle e a prestare attenzione al cielo.
Eveline combatte contro la paura dell'altezza e raggiunge il suo compagno. Solo allora si rende conto che tra le mani sta tenendo una bottiglia di gin.
«Niall.» sussurra soltanto.
«Siediti o vattene, Eve.» dice quasi con disprezzo. La bottiglia è a metà e la sua voce è biascicata. Diamine.
«Dobbiamo andare al cimitero, Ni. Dobbiamo salutare Rose...» Eveline cerca di parlare dolcemente, senza far tremare la voce.
«Io non devo fare...» si interrompe, portando la bottiglia alla bocca e la ragazza vorrebbe strappargliela via. Niall tossisce per il sorso eccessivo. «Niente... che non voglio.» continua. «Quindi resterò qui a finire la mia bottiglia.»
Sono quelle parole a far trovare il coraggio ad Eveline, per arrampicarsi esattamente come ha fatto Niall e sedersi accanto a lui.
Il ragazzo fa un verso soddisfatto e le passa la bottiglia. «Vuoi?» le chiede.
«No, grazie.» sussurra, con un cenno di diniego del capo. «Niall, mi dispiace.» dice invece.
«Lo so che... che ti senti in colpa. Non devi. Non è colpa tua.» anche se è ubriaco, Niall cerca ancora una volta di non farla soffrire, di proteggerla.
«Possiamo andare al cimitero? Finnick ci aspetta.» chiede ancora, ma la reazione del ragazzo non è delle migliori.
«No! Io non voglio venire lì. Non voglio salutare Rose. Lei se n'è andata. Ha lasciato te e ha lasciato me. E adesso sono solo.»
«Non sei solo. Non pensarlo nemmeno.» Eveline lo dice con voce tremante.
«Sì, invece! Sì, che lo sono. Io...» e ovviamente si blocca semplicemente per scoppiare a piangere. Già, Niall lascia finalmente andare le lacrime che ha trattenuto fino a quel momento. Si porta la mano con cui non stringe il collo della bottiglia agli occhi e se li copre.
Eveline sente il suo cuore andare in frantumi. Era da troppo tempo che non vedeva Niall piangere, non in quel modo, con i singhiozzi a fare in fretta capolino.
Vorrebbe abbracciarlo, attirarlo a sé, ma ha paura di muoversi più di tanto sopra a quel cornicione. Sta già faticando a stare seduta in quel modo. Allunga una mano e la passa però tra i suoi capelli. «Hey...»
«Non voglio andare al cimitero. Mi chiederanno di fare un discorso... io... io non sono in grado di parlare... guardami, sono ubriaco!» decreta lentamente e tra le lacrime.
«Non ti faremo parlare, te lo prometto. Però andiamo.» cerca di esortarlo.
Niall si asciuga le lacrime e la guarda. I suoi occhi blu sono macchiati di rosso. «Tu lo senti? Io... è come se... sto...» allunga il braccio davanti a sé e poi apre la mano.
Eveline sussulta, mentre vede la bottiglie staccarsi dalle dita del ragazzo e cadere verso il basso, giù dal tetto.
«Così.» dice Niall, guardando giù. La bottiglia di vetro si è schiantata contro il marciapiede in mille pezzi ed entrambi adesso la stanno fissando. Niall con amarezza, forse non credendo di averla lasciata andare davvero. Eveline con paura. È davvero una fortuna che di sotto non ci sia nessuno, è praticamente deserto. Niall poteva colpire qualche passante e sarebbe stata un'ulteriore tragedia. Almeno quello è stato loro risparmiato.
«Cazzo.» dice Niall dopo aver realizzato effettivamente ciò che ha fatto. Si sporge in avanti pericolosamente e gli occhi di Eveline si spalancano. Il suo cuore galoppa per la paura e la sua mano si poggia sul petto del ragazzo, tirandolo indietro.
«Ti prego, scendiamo da qui.» sussurra terrorizzata.
Niall a quel punto la guarda. I loro visi sono vicini e gli occhi blu fissano le labbra di lei.
Eveline sa cosa Niall sta pensando. E non fa niente per fermarlo. O almeno, non prima che il misfatto possa avvenire. Le loro labbra si toccano appena, perché il ragazzo ha chiuso la distanza. Ma la pattinatrice reagisce subito dopo, allontanandolo da sé. Perché sa che quello è sbagliato.
«Niall, no.» dice a bassa voce.
Il ragazzo geme e sembra quasi che stia per rimettersi a piangere. Eveline lo ha appena rifiutato. Di nuovo. Se prima lo ha fatto involontariamente, adesso lo ha fatto proprio volontariamente.
«Perché?» dice con la voce spezzata.
«Perché eri il ragazzo di Rose...»
Già... Il verbo al passato dovrebbe spiegare tutto, ma in realtà non chiarisce proprio nulla.
«E io sono la ragazza di tuo fratello.» si giustifica in modo triste.
Giusto, quello è il particolare più importante. Eveline è la ragazza di Finnick.
Niall trattiene un ulteriore singhiozzo. E poi si sposta finalmente dal cornicione. In modo barcollante e continuando a spaventare la ragazza torna sul tetto, al sicuro. Ed Eveline lo segue in fretta, ringraziando che quella agonia sia finita.
Il pattinatore cammina verso le scale che conducono di nuovo di sotto. Barcolla e la ragazza si mette quasi a correre per affiancarlo. «Andiamo a salutare Rose Marie.» borbotta lui alla fine.
Niall fatica a scendere le scale ed Eveline decide di afferrarlo per la vita per aiutarlo. Ma ovviamente, e non deve stupirsi di quello, viene respinta. Niall la allontana da sé, esattamente come lei ha fatto poco prima, quando l'ha baciata sul cornicione.
Eveline ci rimane male inevitabilmente, ma lo capisce, va bene così.
Escono dall'edificio ecclesiastico impiegando più tempo del dovuto, ma date le condizioni in cui Niall si trova, è davvero il minimo.
Eveline manda un messaggio a Finnick con il suo telefono e poco dopo l'auto del maggiore degli Horan si ferma davanti a loro.
Niall sale dietro come al solito, Eveline sul sedile anteriore.
«Dove ti eri cacciato, Niall?» chiede Finnick e la ragazza non riesce nemmeno a dirgli di lasciarlo in pace.
Riesce soltanto a pensare a quel bacio a stampo avvenuto poco prima e non sa se deve dirlo a Finnick o meno. Ha paura di farlo arrabbiare, anche se quel piccolo bacio non vale nulla per lei. E sicuramente Niall il giorno dopo non se lo ricorderà nemmeno.
Il più piccolo si accascia sul sedile e mentre il maggiore guida verso il cimitero, ottiene davvero una bella risposta. Niall si sporge verso i tappetini dell'auto ed espelle dal corpo l'alcool che ha appena ingerito. Diamine, forse Eveline avrebbe dovuto avvisare Finnick delle condizioni di suo fratello.
«Porca puttana. Diavolo! Potevi dirmi che ti stavi sentendo male... Niall!»
«Voglio morire anche io...» la frase borbottata e biascicata di Niall fa rabbrividire tutti all'interno del veicolo, ma cercano di non dargli tanto peso.
«Eveline, ma che diavolo, è ubriaco?» solo sentendolo parlare il loro allenatore se ne è accorto.
E la ragazza sospira pesantemente. Cazzo, tutto quello non va per niente bene. Ma è ovvio che non va bene, perché la loro migliore amica è morta, Eveline crede fermamente che sarebbe dovuta essere al suo posto e Niall pensa e dice - e fa, aggiungerebbe la ragazza - cose che assolutamente non dovrebbe. Dio santo.

Cold Heart ●Niall Horan●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora