Cap. 14~ Come il vetro

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T/n's pov

Il fastidioso suono della sveglia mi fece capire che era ormai giunto il momento di alzarsi e di prepararsi ad un'altra giornata. Erano passate circa tre settimane da quando avevo iniziato a lavorare nello stesso bar di Levi e dovevo proprio ammettere che era dura seguire il suo ritmo.

Mi alzai faticosamente del letto e spensi il fastidioso aggeggio. Tanto che c'ero decisi di controllare il calendario: tra quattro giorni avremmo avuto le audizioni per "Italy new talent", ma non riuscivo ad essere felice leggendo la nota rossa in 'oggi'.
Raggiunsi il piano inferiore dove mi aspettava già Levi.

«Hei mocciosa»
Mugugnai.
«Perché dopo più di un mese, tua madre non ha ancora denunciato la tua scomparsa?»
«Cosa vuoi che ne sappia» gli risposi acida
«Okay, rilassati! Era solo per chiedere»
Uscii dalla cucina.
«Non fai colazione?»
«Non ho fame. Scusami»

Presi la cartella e mi recai sul retro.
«Mocciosa la giacca» mi girai e vidi il corvino con in mano la mia giacca. Appoggiai la cartelle e presi l'indumento scuro.
«Grazie» risposi in tono spento rigirandomi verso l'uscita.
«Lo zaino lo vuoi lasciare qui?» mi domandò alzano un sopracciglio.
«Hai ragione» lo ringraziai con tono spento.

«Ho capito...» sospirò scocciato.
«Cosa?»
«Ti porto a scuola io»
«Non avevamo deciso di limitare le nostre uscite insieme?»
«Me lo ricordo precisamente, ma se oggi ti lasciassi andare sola probabilmente qualcuno riuscirebbe ad investiti»
«Non c'è bisogno, davvero»
«Invece sì»
Afferrò la sua giacca dall'appendi abiti e prese uno zainetto appoggiato lì vicino.
«Forza andiamo»

Per tutto il viaggio continuai a guardare fuori dal finestrino senza concentrarmi su niente. Vedevo genitori accompagnare i figli a scuola, gruppi di amici girare spensierati e gli uccelli nel cielo volare veloci. Mi piacerebbe essere un uccello per poter volare libera nel cielo e raggiungere luoghi lontani. Raccontare di quei paesaggi meravigliosi che solo se visti dall'alto avrei potuto notare. Probabilmente anche loro da lassù era capitato di lanciare qualche occhiata all'auto nera su cui viaggiavo. Chissà dove stavano andando...
Ora che ci penso, anche lei amava viaggiare...

«Guarda bene questo cielo perché per le undici porta pioggia»
Inizialmente rimasi in silenzio, poi commentai semplicemente: «Mi piace la pioggia.» Non feci traspirare emozioni nella mia frase. Mantenni lo sguardo nella stessa direzione senza guardarlo. Non volevo che mi vedesse così. Non sopportavo quest'idea nonostante avevo probabilmente avuto la stessa faccia da schiaffi appena lo avevo raggiunto in cucina.

«Mocciosa... Mocciosa... Ohi mocciosa!- mi riportò alla realtà- Hai capito?»
«Cosa?»
«All'uscita ti passo a prendere io, chiaro?»
«Come ti pare» gli risposi in tono menefreghista sbattendo la portiera dietro di me.

Sasha:«Hei T/n!»
Connie:«Possiamo chiederti una cosa?» mi raggiunsero da dietro.
Io:«No»
Si fermarono qualche metro dietro di me.
Sasha:«Cosa le prende?»
Mikasa:«Probabilmente è in quei giorni»
Connie:«Ha il ciclo?»
Eren:«Cos'hai capito?!»
Armin:«Sì, è proprio oggi»
Connie:«Ma di cosa parlate?!»

Entrai in classe per prima e Armin corse da me poco dopo.
Armin:«T/n vieni, il prof della prima ora di oggi arriva sempre un po' in ritardo»
Io:«Veramente non ne ho voglia»
L'aula si stava iniziando a riempire.
Armin:«Probabilmente non hai neanche fatto colazione ed ora lo stai rimpiangendo» mi sventolò davanti agli occhi un plumcake.
Io:«Uff... Va bene» afferrai la merendina e seguii il biondo fuori dall'aula.

Aprii il plumcake e iniziai a mangiarlo.
«Non so perché continui a fare così, ma probabilmente non sei stata gentile neanche Levi»
«E tu che ne sai?»
«Non era la sua macchina quella da cui sei scesa questa mattina?»
«Quindi?»
«In questo mese sei stata da lui, giusto?»
«Non sono cose che ti riguardano!»
«Invece sì, perché mi importa di te!» attirammo l'attenzione degli alunni che stavano raggiungendo le proprie classi.

Il nostro sogno •||LevixReader||•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora