Cap. 25~ Un passato tormentato

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Levi's pov

«Perché non me lo hai detto?! Perché non mi hai mai detto che tu fossi il corvo nero!?»
Sussultai. «E-Ecco...»
Mi guardò male e si chiuse in camera sua.
Non mi persi d'animo, bussai alla porta e le urlai:«T/n ti meriti delle spiegazioni, è innegabile! Per cui apri questa porta e fatti spiegare.»

La porta si aprì. Lei era difronte a me con gli occhi arrossati che stringeva qualcosa che tentava in mano; sono proprio il peggiore. Ci sedemmo sul letto ed esordii:«Promettimi che non mi farai scappare e che mi spronerai ad andare avanti fino alla fine» inizialmente confusa, addolcì la sua espressione e mi fece un segno di adesione con il capo.
Presi un respiro profondo.

«Purtroppo è vero: io ero il Corvo Nero. Avevo iniziato a suonare il pianoforte da quando avevo cinque anni per la sola gioia di mia madre costretta a restare in casa per la scarsa salute. Mi esibivo per lei e per i parenti che ci passavano a trovare, fu così che mio zio ebbe la grande idea di rendermi famoso. Lo trovai inizialmente divertente e la soddisfazione più grande era vedere mia madre uscire solo per vedermi esibire.

Non feci molte amicizie durante quegli anni, dovevo pensare solo al successo mi ripeteva sempre quel vecchio ubriacone. Io ci credevo, ci credevo perché pensavo che se fossi diventato famoso avrei potuto aiutare mia madre, ma purtroppo la sua malattia peggiorò. Al mio ultimo concerto non si presentò perché aveva da fare delle visite, pensai che sarebbe stata bene solo perché quella fu per me una giornata fantastica: avevo incontrato il mio primo amore e ci scambiammo una promessa.

Mia madre sembrava stare meglio, poi un giorno peggiorò di colpo. Il giorno del mio compleanno morì e io mi allontanai dalla musica. Non potendo più essere la miniera d'oro di mio zio, dopo un anno si stancò di me e mi lasciò in un orfanotrofio con la scusa di girare il mondo. Chi mai avrebbe preso un bambino che doveva iniziare le medie? C'erano altri due bambini di circa la mia età, si chiamavano Farlan ed Isabel.

A loro non importava chi fossi stato in passato, dicevano che contava ciò che fossi in quel momento.
Un giorno, quasi per gioco Isabel mi costrinse a suonare una tastiera lasciata in giro per strada, fu il giorno in cui riscoprii il mio amore per la musica.

Anche loro sapevano suonare, così decidemmo di abbandonare l'orfanotrofio per diventare dei veri musicisti.
Mi arrivò una lettera in ritardo di tre anni, in cui mio zio diceva di lasciarmi questa casa, i soldi che avevo accumulo negli anni precedenti e l'eredità di mia madre. Avevano deciso di non darmela, tuttavia Farlan era riuscito a rubarla. Così scappammo.

Ci trasferimmo in questa casa ed iniziammo a lavorare part-time in quello stupido negozio dove lavoriamo tutt'ora. Dedicammo una stanza alla musica dove piazzammo al centro un bellissimo pianoforte a coda. Arrivato alle superiori conobbi Hanji e Mike, le uniche altre persone che riuscivano a sopportare il mio caratteraccio. In quel gruppo allegro io ero l'unica pecora nera.

Durante un intervallo quei quattro corsero da me e mi proposero di formare una band; accettai. Quello fu il primo compleanno in cui non accadeva niente di brutto alle persone intorno a me o in cui mi ammalassi. Credevo che tutto sarebbe andato per il meglio, fino all'anno scorso...

La notte della vigilia di Natale ebbi un'accesa discussione con Isabel e Farlan i quali avevano da poco intrapreso una relazione. Non ricordo di aver mai sentito Isabel realmente arrabbiata prima di quella volta. Era colpa mia, già a quel tempo bevevo poco prima di Natale per sopprimere brutti ricordi. Quella sera dissi cose che non dovevo dire.

Ad un certo punto la situazione degenerò.
"Me la caverei molto meglio se voi non vi foste mai intromessi nella mia vita. Avete idea di ciò che mi avete fatto?!"
"Levi, stai chiedendo di andarcene? Bene Farlan, usciamo. A quanto pare Levi non ci vuole più tra i piedi"
"Andate e vedete di non tornare per un bel po'!"
Farlan mi guardò triste, ma assecondò Isabel.

Il mattino dopo non erano a casa, pensai si fossero fermati in giro e che sarebbero tornati a mattina inoltrata. Così accesi la tv e feci colazione. Ricordo che appena vidi le immagini ruppì la tazza che tenevo in mano. Intorno alle tre di quella mattina c'era stato un incidente dove una macchina aveva investito due ragazzi in moto che erano morti sul colpo. Erano loro due.

Poche ore dopo tentai il suicidio, Hanji entrò in casa in quel momento e mi fermò. Da quel giorno lei e Mike mi rimasero sempre accanto a partire da quel giorno. Pensavo che tutto non avrebbe più avuto un senso, che non sarei più tornato a vivere; ma poi... Sei arrivata tu- mi guardò negli occhi- Ti relazionarvi con me come se fosse normale, proprio nello stesso modo di loro due.

Hai iniziato a raccontarmi di te e dei tuoi problemi finendo per prenderti in simpatia, sei diventata una persona importante nella mia vita e proprio per questo motivo iniziai ad avere paura di ferirti. Volevo allontanarti e al contempo tenerti vicino.
Proprio per questo motivo volevo che passassi questi giorni von Hanji, non volevo conoscessi questo me.

Per qualche motivo avevo provato ad aprire la stanza che avevo giurato di tenere chiusa per sempre, alla fine l'hai aperta tu per sbaglio poco fa. La persona che volevo difendere è finita a proteggere me.

Adesso non ho idea di cosa ti possa pensate di me, ma voglio che tu sappia che quel bacio per me era autentico al cento per cento. La mocciosa che stava diventando importante è finita per essere la donna in grado di farmi sentire veramente felice, e senza renderne conto mi sono innamorato di lei.- la guardai- Vorrei sapere cosa ne pensa lei di tutto questo...»

«Vuoi la verità... Anche io penso di essere innamorata di te»
Il mio cuore perse un battito, dopo quel bacio adesso anche una confessione reale. Non era la prima che ricevevo, molte ragazze mi mandavano lettere d'amore senza però conoscermi; lei però si era scontrata contro tutti i miei difetti peggiori e nonostante questo si era innamorata di me.

«Mi credi? E poi come lo hai scoperto?» le domandai.
«Sentendo la tua storia e guardandoti sono certa che tu non mi abbia mentito. Più che altro sono arrabbiata con me stessa... Dovevo accorgermene prima! Invece se non le avessi raccolte non me ne sarei mai resa conto...»

Aprì lentamente la mano, teneva un braccialetto a me noto.
«Dove lo hai preso?!»
«Questo è il mio. Guarda lì- indicò anche un portachiavi appeso- Anche quello è mio»
Guardai le mie chiavi e il portachiavi attaccato. Erano uguali.

«E-Eri tu?!?»
«A quanto pare...» fece spallucce e un sorriso strano.
«Oh mio Dio!- mi passai una mano tra i capelli- Non riesco a crederci»
«Quindi io sono stata il tuo primo amore?» arrossii leggermente.
«Credo di sì...»
«Wow! Innamorarsi di una persona vista una sola volta nella vita e poi non riinnamorasi più fino a quando non la rincontri completamente diversa dopo anni...»

«Problemi mocciosa?»
«No. Perché è stato lo stesso anche per me» si sdraiò all'indietro e mi sorrise, un sorriso vero. Fui felicissimo.
«Stupida!»
«Adesso però sei costretto a finirla»
«Di cosa parli? Non ti ho ancora promesso niente»
«Invece ti sbagli!- mi urlò offesa- Avevi promesso di dedicarmi una canzone... Non mi hai mai fatto finire di leggerla»

«Mi sa che ti sbagli tu- mi guardò- La canzone che ti dedicai la finii a mano; si trova nella stanza del pianoforte insieme a tutto ciò che riguarda il mio passato. Tutti gli inediti che imparerai nei prossimi giorni invece, sono dedicati alla te di adesso. Quindi da ora ogni mio brano sarà dedicato a te in qualche modo. E anche se non ti va bene non me ne importa perché da oggi farò così»

«Puoi anche non dedicarli tutti a me. Ci sono tante altre persone importanti nella tua vita e sono felice di poter essere una di loro»
«Sei terribile mocciosa. Così potrei innamorarmi ancora di più...»








*Angolo autrice*
Non so a che ora leggerete questo capitolo perché il mio telefono (da cui pubblico questo capitolo) mi sta dando alcuni problemi, spero che non si ripercuota anche sulla vostra lettera.

~Disagio Queen💂

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