Cap. 53~ Si deve pagare

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Dovete leggerlo tutto, vi controllo dal pc!

T/n's pov

Appoggiò la rosa accanto alla tomba con fare delicato, si baciò i polpastrelli e li appoggiò sulla foto di sua madre, mentre io restai in silenzio a fissare la scena.
Signora Ackerman la ringrazio di aver reso Levi un ragazzo 'così'. Se me lo concederà, gli resterò sempre accanto.
Senza che me ne accorgerai, il nano si alzò e mi prese per mano: «Possiamo andare»

Gli sorrisi e tornammo alla sua macchina.
«Grazie di avermi portato qui» dissi chiudendo la portiera.
«Grazie a te di avermi dato il coraggio di farlo» appoggiai la mia mano sulla sua ancora incredula di tutte le precedenti ventiquattro ore.

Rimasi colpita della tranquillità con la quale tenevo la sua mano, la prima volta sentivo il cuore martellarmi incessantemente nel petto e mi sentivo a disagio ad incrociare il suo sguardo nonostante quei bellissimi occhi colore tempesta. Adesso invece, il movimento era naturale e i nostri occhi si sarebbero potuti fissare per ore intere senza mai stancarsi.
Sono cambiate un sacco di cose da allora, faccio quasi fatica a crederci...

Skip time: maggio

Levi:«Okay, per oggi basta» a quell'ordine appoggiai la chitarra a terra e corsi a prendere la mia borraccia. Avevamo passato tutto aprile, e parte di questo mese, ad esercitarci sui brani che avremmo portato al GMF. Il corvino era stato severissimo, neppure Erwin osava contraddirlo la maggior parte delle volte. Sì intrometteva solo quando si faceva tardi per tornare a casa, solo il sabato non aveva il potere di salvarci.

Levi:«Tanto domani non si va all'università o a scuola, non ci sono problemi, vero?» ci guarda con fare assassino.
Mike:«Nessun problema»
Hanji:«Siamo liberi per tutta la notte»
Io:«Niente da ridire signore»
Erwin:«Non ho urgenza di tornare a casa»

Non avevo mai avuto calli del genere sulle mani per aver suonato così tanto! Alcune mattine facevo fatica ad impugnare la matita per prendere gli appuntamenti della lezioni e tutta la fatica sembrava non finire mai. La competizione si avvicinava lentamente, troppo per noi povere vittime di quel nano scorbutico.

La castana si sedette accanto a me sfinita:«T/n ti prego dammi un goccio d'acqua» mi implorò. Le allungai la mia borraccia e lei mi ringraziò quasi commossa dal gesto.
«Hai già piazzato degli esami per questo mese?»
«Sì, ne ho messo i pochi che mi mancavano. Mike invece ne ha ancora molti da dare. Tu e Levi come siete messi, invece?»
Sospirai:«Il nano ha quasi finito; io invece, sono piena di verifiche fino alla fine del mese. Non posso sopravvivere all'idea che ne debbano ancora segnare!»

Erwin ci saluta e ci lascia gli ultimi minuti da soli.
Mike:«Credo che sia ora di tornare a casa»
Hanji:«Si é fatto abbastanza tardi per essere mercoledì»
Levi:«Tsk, va bene. Ci vediamo venerdì»
Hanji:«Certo!- prende la sua giacca- Alla prossima ragazzi»
Mike:«Bye»

Levi raccolse le sue cose mentre io presi la chitarra.
«Andiamo?»
«Andiamo»
Mi prese la mano ed uscimmo. L'aria era fresca, lampioni avevano iniziato ad illuminare le strade quasi deserta e si poteva già osservare la luna nel cielo.
«Ti va di prenderci una pizza?»
«Perché no»

Mi sembrava passata un'infinità di tempo dall'ultima volta che avevamo passato un po' di tempo insieme senza essere di corsa o interrotti da qualcosa. Ridacchiai pensandoci, lui se ne accorse ed inarcò un sopracciglio.
«Cosa c'è di tanto buffo?»
«Non credo la capiresti...»
Per qualche ragione il suo sguardo mi mandò in agitazione, diedi un morso rapido alla pizza rischiando di strozzarmi. Bevvi un bicchiere d'acqua dopo che il boccone mi era andato di traverso battendomi sul petto; appoggiai il bicchiere sul tavolo e presi fiato.
«Tch, sei proprio una bambina»

«Prima non mi chiamavi "mocciosa"? Perchè adesso sono stata declassata a bamb-» Si allungò verso di me e passò un dito accanto alla mia bocca.
«C-Che hai fatto?»
Ruotò il dito verso di me.
«Eri sporca di pomodoro. Lo vuoi?» Cavolo che imbarazzo!
«Ovviamente no, stupido nano!»
«Okay.» si leccò il dito, diventai rossa e lui sorrise leggermente notando di essere riuscito a mettermi in imbarazzo.

Questa me la paghi Levi Ackerman!

La serata proseguì tranquilla, per quanto tentassimo di parlare di sciocchezze come tutte le coppie, i nostri discorsi ogni volta finivano per tornare sulla band e sul GMF. Eravamo proprio due soggetti senza speranza; ma a ci andava bene così. Inoltre dubito che saremmo riusciti a pensare ad altro in quel periodo, sebbene entrambi lo nascondessimo bene, eravamo entrambi già elettrizzati al pensiero della competizione che si stava avvicinando di giorno in giorno.
Io personalmente non riuscivo a smettere di fantasticare su quella settimana che avremmo interamente dedicato a suonare su diversi palchi, davanti a centinaia di persone; il sogno di una vita si stava finalmente per realizzare. Pochi giorni prima ci Erwin ci aveva comunicato che la sede pere i GMF di quell'anno sarebbe stata la Francia, per la precisione nella periferia di Parigi; come potevo non essere ancora più eccitata!  

«Levi?» chiuse la portiera dell'auto e mi fissa.
«Cosa c'è?» camminai dietro di lui lungo il vialetto sul retro della villa. La sua ombra era molto lunga, contrasta con la luce giallognola dei lampioni vicini. Nonostante fosse basso -per essere un ragazzo- le sue spalle erano larghe, restai qualche istante a fissarle.
«Perchè ti piaccio?»
Non mi rispose, anche se la smorfia che aveva assunto il suo viso era abbastanza autoesplicativa "Si può sapere da dove ti esca questa".
«Cosa ti costa rispondermi? E non mandarmi a quel paese con lo sguardo!» lo rimproverai appena ruotò gli occhi scocciato.
«Rilassati mocciosa.»
«Allora rispondimi.» mi piazzai davanti alla porta impedendogli di aprirla. 
«Tch»

Un magico gioco di luci ed ombre iniziò sul suo viso parzialmente illuminato, neppure le sue iridi si astennero dal prenderne parte. Iniziai a percorrere le parti luminose scivolando in direzione delle sue labbra sottili che bagnate del tenue colore dorato, davano l'impressione di essere estremamente soffici. Inconsciamente mi morsi le mie, ciò non sfuggì allo sguardo sempre vigile del corvino che alzò gli angoli della bocca formando un ghigno beffardo. Tutta la spavalderia che avevo fino a dieci secondi prima era improvvisamente scomparsa, ancora una volta il suo sguardo tagliente aveva lacerato le mie difese rendendomi vulnerabile davanti ai suoi occhi. Dal mio compleanno avevo cominciato a sentirmi completamente nuda sotto il suo sguardo.
Sogghignò:«Sicura di non volermi chiedere altro?»
Tacqui e cercai di spostare la mia attenzione altrove, ma per quanto ci provassi non riuscivo a smettere di guardarlo.

Appoggiò una mano vicino alla mia testa e si sporse in avanti.
Maledetto 'kabe-don'! Come faccio ad imbarazzarmi per cose del genere?!

Insistette:«Allora?» architettai qualcosa sul momento.
«M-Mi devo vendicare per questa sera...- la sua espressione mutò, avevo la sua attenzione- Ogni cosa ha un prezzo.»
«Anche entrare in casa mia?» sollevò un sopracciglio.
«Certamente.» risposi seria.
«Quanto vuoi? Cinque euro ti bastano?» 
Scossi la testa, poi appoggia il polpastrello dell'indice sulle mie labbra:«Un bacio. Ne hai uno con te?»
«Lascia che controlli...» colmò la distanza che ci separava e mi baciò. Avevo ragione, quella sera le sue labbra erano particolarmente soffici.









Angolo autrice

Sono tornata! Dopo qualche mese di pausa rieccomi qui. Come avete notato il capitolo di oggi è un mix tra una che era già stato pubblicato e uno nuovo. Ho cambiato qualcosina sul punto di vista della forma, ma lo stile non è cambiato molto. Ci vediamo al prossimo capitolo,

~Disagio Queen🐣

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