Cap. 57~ Genitori

352 18 2
                                    

Eren's pov

A casa mia la situazione si faceva sempre più pensante giorno dopo giorno. I miei stavano affrontando un momento delicato del loro rapporto e una donna sconosciuta si era presentata davanti a casa nostra.
«Sono Dina. Oh ragazzo, ma tu chi sei? Sai dirmi dove abita Grisha Jaeger?»

Mi rinchiusi in camera mia impedendo a chiunque di entrarvi. Dalla mia finestra si poteva vedere la casa della madre di T/n; anche la situazione della mia amica non doveva essere facile, un padre scomparso e una madre a cui pareva importargliene nulla della sua unica figlia.
Avevo voglia di gridare al mondo il mio odio per gli adulti, ma ogni volta che scorgevo quella casa tentavo di ingogliare quelle frasi che sebbene urlate, non sarebbero state in grado di cambiare nulla.

T/n tramite la musica aveva trovato il suo modo di esprimersi, di comunicare al mondo come si sentisse. Io ci stavo ancora lavorando, per quanto cercassi niente mi appagava realmente. I miei poveri amici si sorbivano il mio prossimo umore e fingevano che andasse tutto bene, ma avevano capito benissimo che avessi dei problemi. In maniera discreta e velata tutti mi fecero presente il loro appoggio, a me bastava quello, sapere che in caso di bisogno ci sarebbero stati per me. Se solo me ne fossi accorto, tutto sarebbe stato più semplice...

«Eren ci sei?»
«Cosa vuoi Mikasa?» domandai scocciato.
«É suonata la campanella per l'intervallo.» mi rispose col suo solito tono calmo, ma a differenza del solito, macchiato da un pizzico di rammarico.
Uscimmo dall'aula subito dietro ad Historia e Ymir che camminavano mano nella mano. L'amore era solo un'enorme cazzata e presto se ne sarebbero rese conto anche quelle due lesbiche.

Le superai di fretta ignorando dove stessi mettendosi i piedi, tant'è che quasi mi schiantai su Marco.
«Scusa Eren, non ti avevo visto.» quel tono dolce e spensierato mi infastidì.
«Levati frocetto!» il viso sempre allegro di Marco quasi sbiancò, era sempre stato gentile e ben disposto con tutti, di conseguenza non aveva mai avuto particolari problemi interpersonali. Quindi al poveretto venne un colpo sentendosi insultare da un suo amico. Abbassò lo sguardo e arrossì.

«Come ti permetti!» intervenne prontamente Jean all'insoluto rivolto al suo compagno.
«Stanne fuori, faccia da cavallo.»
Quello un poco più altro afferrò con forza il colletto della T-shit del amico.
«Hei cosa sta succedendo?» nel corridoio si formò un piccolo grumo causato dal gruppo solitamente pacifico dei ragazzi ormai abituati ad incontrarsi poco distanti da lì.

«Ha insultato Marco.» spiegò Jean mostrando chiaramente la sua rabbia.
«Cosa?!» sfuggì dalla bocca dei molti esterrefatti.
«Perché l'hai fatto Eren?» Connie era incapace di autofornirsi una spiegazione, insomma, si stava parlando di Marco!
«Mi andava, tutto qui.» gridai in modo che tutto il nostro pubblico potesse sentirmi.
Mi stavamo guardando male, potevo sentire chiaramente gli sguardi di disapprovazione anche di quelli posti in seconda fila che fino a quel momento non erano neppure riusciti a sussurrare un misero "Perché?"

«Jean. Mettilo giù.» scandì ogni singola parola con tono serio e calmo.
«No T/n, deve pagarla per quello che ha detto a-»
«Jean!» ripeté lei secca.
Questa volta il ragazzo le obbedì. Mi sistemai il colletto spiegazzato privando Jean di ogni attenzione; davanti a me si era appena posizionata T/n che mi fissava con sguardo severo. Quegli occhi erano così intensi che non sarei mai riuscito a reggere il confronto con loro, per questo motivo tentai di non incrociarli. L'avevo delusa, lo sapevo. Ero riuscita a deludere i miei migliori amici per una cazzata che non ero riuscito a controllare per la rabbia repressa di quei giorni.

«T/n io...» non ebbi il tempo di dire altro, un doloso pugno atterrò nel centro del mio stomaco con un'incredibile potenza.
«Ti eri scordato dei miei anni di autodifesa non è vero?» mi abbracciai la pancia, ero letteralmente piegato in due.
«Dopo la scuola vedi di rimanere in giro, torniamo a casa insieme.» detto questo se ne andò seguita a ruota da Sasha.

Alla fine delle lezioni trovai davanti al cancello la c/c ad aspettarmi.
«Seguimi.» senza protestare le andai dietro per diversi minuti rimanendo nel silenzio totale.

«Eren.- T/n aveva smesso di camminare- Credi che io o gli altri non sappiamo cosa stia succedendo a casa tua?»
«Non sono affari che vi riguardano.»
«Invece sì, perché ci teniamo tutti a te.» non la stavo guardando, potevo solo immaginare come mi stesse studiando col suo solito sguardo attento in attesa di un qualche tipo di risposta da parte mia; ma la sua voce mi arrivava, cavoli se mi arrivava! Quel suo dono nel parlare era una pericolosa arma con la quale scontrarsi.

«Credi che nessuno possa capirti? Di essere il primo a trovarsi in una situazione del genere? Apri gli occhi Eren, ci sono altre persone oltre a te!»
«Credi che non lo sappia? Guarda che neppure per me è facile! Ogni giorno devo tornare in una casa che sento non appartenermi, dove abitano due sconosciuti che si parlano appena!»
La presenza di cinque dita sbattere contra la mia faccia provocò un suono sordo. Appoggiai una mano sulla guancia col segno rosso. Era la seconda volta che venivo colpito da T/n nell'arco della stessa mattina.

«Ascoltami quando ti parlo Jaeger!» sbottò.
«Tu non eri così.» sibilai debolmente.
«Quali novità. Il tempo passa, le persone cambiano, eppure non siamo mai pronti al cambiamento.- improvvisamente si calmò- O forse solo noi due siamo impediti.
«Eren la verità è che crediamo di essere sempre soli, di abitare in un mondo nel quale quelli che restano sempre al tuo fianco esistano solo nella fantasia. Ma dovresti saperlo come funzionano le cose.» si mise a camminare e io tornai a seguirla, questa volta al suo fianco.

«Quando avevo bisogno di aiuto avevo inalzato della barriere intorno a me, ma per quanto alte, c'era chi voleva vedere cosa ci fosse dall'altra parte. Vedendo che a scalarle ci voleva troppo tempo, alcuni hanno avuto la brillante idea di distruggere direttamente quel muro.- cercò il mio sguardo- Chi tiene veramente a te se ne frega delle distanze che provi a prendere, troveranno un modo per romperti sempre le palle!» sorrise.
«Dubito che qualcuno abbia voglia di fare questo sforzo con me. E poi mi dispiace per te.»
«Guarda che tu sei uno di quegli uragani di cui ti parlavo!»
«Ah sì?» le scompigliai i capelli.

«Dai fermati!- allontanai le mani- Eren su di me potrai contare sempre.»
«Lo so. Grazie T/n.» ricambiai il sorriso.
«E non sono l'unica.» indicò una casa davanti alla quale una studentessa con una sciarpa rossa al collo guardava l'orgoglio in ansia, era casa mia.

«Mikasa?»
«Eren!- mi si avvicinò di corsa- Senti io non voglio essere da meno.» notai che lanciò un'occhiata a T/n, la quale rispose mimando un cuore incrociando i polpastrelli del pollice e dell'indice, Mikasa arrossì capendo l'amica.
«Cosa vi siete dette?» domandai curioso.
«Nulla.» risposero entrambe prontamente.

«Eren.- la corvina richiamò la mia attenzione- Io faccio schifo con le parole, ma posso ascoltarti. Se potessi ti ascolterei sempre.»
«Lo dici solo perché siamo amici d'infanzia e ti sentiresti in colpa ad abbandonarmi.» sospirai.
«Non è vero Eren, per me-»
«Guarda che lo so Mikasa, che tu stai con me solo perché mia madre ti ha chiesto di controllare non facessi troppe cazzate. In realtà tu-»
E fu così che fui zittito per la terza volta in neanche quattro ore da una femmina. Quella volta però, non percepii dolore o fitte in qualche parte del corpo, anzi; un dolce tepore mai provato prima si stava propagando dentro di me a partire dalle labbra: Mikasa mi stava baciando...
«Good job woman! Hai colto perfettamente il segnale.» commentò trionfante T/n.

Quel breve attimo di felicità mi bastò per molto tempo, mi fece sentire ripagato dalle sofferenze di quei giorni. O almeno fu così per me.
N/m:«T/n sei tu? Cosa ci fai qui?» il panico sul volto della ragazza in questione fu chiaro, dubito di averla vista avere la stessa reazione altre volte.





Angolo autrice
-Pensavo di modificare il titolo dei capitoli in cui Levi perde la scommessa e deve fare da bimbo rendendoli extra della storia in modo che se qualcuno voglia possa saltarli e tornare alla trama principale tutt'ora in corso.
-Per quanto l'incontro con Petra sia stato importante, ci sono altre cose in sospeso che ritengo sia il caso di riprendere poiché indispensabili alla conclusione della trama.

~Disagio Queen👁️👅👁️

Il nostro sogno •||LevixReader||•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora