10. Nuove sensazioni

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Quella battaglia, seppur non durata chissà quanto tempo, aveva dato loro parecchi problemi, forse, fin troppi.

Le ferite, anche se le ignoravano, facevano male, erano profonde e bruciavano.

<<dobbiamo aiutare gli altri>> strinse i denti Erza, per la ferita che ancora sanguinava dal suo fianco.

<<Andrò io>> disse Lucy, in piedi, che li guardava dall'alto.

<<ti accompagno>> aggiunse Gray, alzandosi con fatica dal terreno.

<<veniamo con te>> si unirono Juvia e Natsu, con quest'ultimo dubbioso sul da farsi.

<<Natsu, vai>> il ragazzo abbassò lo sguardo e annuì, dirigendosi poi, dalla ragazza platino.

Juvia lo seguì a manetta, salutando prima l'amica.

Strinse i pugni e le palpebre, non lo sopportava, lo amava e lo odiava. Odiava non essere lei tra le sue braccia, nei suoi pensieri, voleva essere la sua metà, che ormai, mai sarebbe diventata.

Scosse la testa, scacciando via quei pensieri sfacciati che si faceva. Non era il caso di pensare ai problemi personali quando c'era in gioco la vita dei suoi amici.

Con passo sicuro, raggiunse il resto dei compagni.
Mira, Lisanna e kinana erano tornate e avevano dato supporto al resto dei compagni. Erano tutti stremati, ma, l'unica che ancora si reggeva in piedi e aveva potere magico sufficiente per sostenere un'altra battaglia, era Mirajane.

Vederli ridotti così, da una misera feccia che aveva osato profanare il loro territorio, la fece imbestialire.

Gray, che l'aveva seguita, rimase scioccato.
Non tutti erano feriti gravemente, però, date le loro condizioni, affrontare Tsubaki era troppo.

Intanto Natsu raggiunse l'infermeria con una Juvia che gli stava appiccicata tutto il tempo.

<<Juvia, staccati>> si fermò davanti alla porta della stanza in cui riposava chi lui cercava.
La ragazza, capendo dal tono dell'amico, si staccò e lo lasciò da solo.

Odiava ammetterlo, ma amava ancora Gray.

La sua ossessione non aveva accennato a diminuire, anzi, dato la distanza che aveva avuto in questi giorni e quasi mai era riuscita a vederlo, era aumentata.
Cercava di nasconderlo tramite Natsu, ma nulla, non funzionava.
Il sentimento che provava per il suo amato Gray-sama era troppo forte per essere dimenticato e seppellito.

Natsu aprì la porta, entrando silenziosamente nella stanza.

Il veleno che le era stato ignettato e i suoi relativi effetti, non erano spariti.
La situazione peggiorava, anche se procedeva più lentamente.
Le piaceva quella ragazza, ma con la mente.
Con il cuore, sapeva che c'era già un'altra.

I capelli platino, si erano schiariti.
La pelle sciupata, la carnagione chiara sempre più pallida.
Avrebbe ridotto in cenere chi l'aveva ridotta in quello stato, odiava, che i suoi amici, venissero trattati in questo modo.

<<mira, ci penso io, riposati>> disse Lucy.

Per un momento, l'albina ebbe un'esitazione, ma, quando vide la determinazione nei suoi occhi, quasi si spaventò.

Non erano i suoi.
Quelli dolci dal color nocciola.
Avevano un'espressione accattivante, quasi maligna, si poteva notare l'ostilità in essi e sopratutto, per chi la provava.

<<biondina, vuoi giocare?>> chiese, in tono canzonatorio.

La ragazza piegò la testa di lato, e la fissò trucemente.

<<giocare?, Ma per favore>> rise lei, mostrando i suoi denti bianchi.

Tsubaki indurì la sua espressione, poi, in un attimo, la sostituì con un grande sorriso, quasi inquietante.

Portò il braccio all'altezza delle spalle, e, con un fluido movimento della mano fece comparire un serpente dalle squame rosse e bianche.

Colori apparentemente strani per quel tipo di rettile.

L'animale, con una velocità elevata, si allontanò dalla donna, strisciando verso la loro direzione.

<<tranquilli, il mio amico non é velenoso, può solamente uccidervi con un morso>> sorrise, incrociando le braccia al petto.

Lucy strinse i pugni per rimanere calma e per non farsi sopraffare dalla rabbia, che in quel momento, ribolliva nelle sue vene.

Aveva distrutto la sua casa.
Aveva ferito una sua compagna gravemente.
Aveva toccato tutta la Gilda.

Non era il suo solito comportamento, aveva paura si, ma l'immensa ira che provava era troppa da gestire.
Sentiva qualcosa pulsare dentro di lei, lo sentiva, risuonava fra le sue membra, lo percepiva.

Più si arrabbiava è più perdeva il controllo.

La sua lucidità, era stata messa alla prova e con lei, tutte le sue emozioni.

𝗝𝘂𝘀𝘁 𝗹𝗼𝘃𝗲 𝗺𝗲 ✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora