Latte e cereali

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Domenica 31 marzo, ore 13:54

Domenica 31 marzo, ore 15:05

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Domenica 31 marzo, ore 15:05

Piazza del popolo le era sempre piaciuta, così come tutta Roma. Per un periodo i suoi volevano trasferirsi a Milano, ringrazia ogni giorno chiunque li abbia convinti a non fare quella scelta stupida. L'autobus rallentò e insieme a lei scesero almeno una decina di turisti giapponesi, le porti poi si chiusero e l'autista ripartì.
Attraversò la strada ed entrò al Bar Rosati, un baretto super carino tra i più vecchi della città. Silvia non era ancora arrivata, decise allora di iniziare a sedersi.
La giovane cameriera si avvicinò al suo tavolo -ciao, devi ordinare?- Eleonora sorrise -sì ma non ora, aspetto qualcuno-. L'agitazione iniziò a farsi sentire, non sapeva nemmeno da dove iniziare, in realtà non sapeva proprio che dire. Tolse il telefono dalla borsa, nessun messaggio. La tentazione di scappare era altissima, si sarebbe giustificata con l'amica dicendole che aveva avuto un contrattempo, ma ecco che una testa bionda fece capolino nel bar. Silvia sorrise, si avvicinò e si scambiarono un veloce bacio sulla guancia. -Scusami il ritardo- prese parola la bionda -ma oggi c'era più traffico del solito ed il pullman andava a rilento- Eleonora poggiò il mento sul palmo della mano -non ti preoccupare, sono qui da poco-.
La cameriera le raggiunse e prese gli ordini, il sole quasi primaverile scaldava Roma, così decisero che si sarebbero sedute ad un tavolino all'esterno. -Bene- iniziò il discorso Eleonora
-ti chiederai perché ti ho chiesto di venire qui- la bionda accavallò le gambe in silenzio -allora, non so nemmeno da dove iniziare ma vedi- un turista la interruppe chiedendole se poteva scattargli una foto. La ragazza acconsentì, si alzò e raggiunse la famiglia, molto numerosa, di quelli che all'apparenza le sembravano tedeschi. I sette figli erano tutti biondi, magri e pressapoco della stessa età; ai più piccoli, quando sorrisero, si notò la finestrella lasciata dalle palette. Riconsegnò la canon al padre della famigliola e tornò da Silvia, non era ancora riuscita a dirle nulla.
-Dove eravamo rimaste?- sorrise Eleonora -ah giusto, dicevo che non so nemmeno come sia potuto accadere ma sta di fatto che da quando sono tornata da Manchester ho iniziato a frequentare un ragazzo- fece una pausa per trovare il coraggio che in quel momento la stava abbandonando, fece un respiro profondo -vedi Sil, non voglio perdere tempo ma non è nemmeno facile dirtelo- Silvia la incoraggiò -dimmi quello che mi devi dire Ele-. Ad Eleonora iniziò a tremare nervosamente la gamba, le sembrava di essere sotto esame; bevve un sorso della sua bibita ghiacciata e riprese il discorso -quindi, ecco il ragazzo in questione è Edoardo- Silvia iniziò a girare il cucchiaino nel caffè, la mora si stupì; era sicura che sarebbe svenuta o che avrebbe pianto che comunque avrebbe fatto qualcosa come tirarle uno schiaffo. Silvia non ebbe una reazione vera e propria, bevve il caffè in un sorso -stai attenta Ele, è molto furbo- la sua risposta la spiazzò. Si sentì così stupida e piccola in quel momento, l'amica continuò -devi sapere che lui non è uno che ama sentirsi dire di no, quindi preparati- Eleonora non sapeva che dirle, era sicura solo del fatto che non avrebbe retto ancora a lungo una conversazione del genere. -Ti prometto che starò attenta Silvia- disse fingendo disinvoltura, ma in quel momento avrebbe voluto fuggire via e mettersi a letto, spegnere il telefono ed uscire dopo una settimana da sotto le coperte.

Teniamoci stretti che c'è vento forte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora