Sono forte sì

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Martedì 9 aprile, ore 10:20

Entrò nella sua stanza intenzionata a farsi una doccia, cercò un cambio nell'armadio e lo mise sul letto. Fece la doccia rapidamente e si rivestì in minor tempo di quanto ne aveva impiegato per lavarsi; Sana l'aspettava alla fermata dell'autobus da almeno dieci minuti o almeno così le aveva detto nell'ultimo messaggio.

Prese il telefono e lo mise nella tasca del trench, legò la cintura che le pendeva sui fianchi e si precipitò fuori casa

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Prese il telefono e lo mise nella tasca del trench, legò la cintura che le pendeva sui fianchi e si precipitò fuori casa.

Martedì 9 aprile, ore 10:33

-Eccomi-urlò all'amica sventolando il braccio. La pensilina era colma di ragazzi e ragazze della loro scuola, l'autobus accostò dentro le linee gialle e fece salire gli studenti del Kennedy. Sana ed Eleonora rimasero in piedi, rinunciarono subito nel cercare un posto a sedere. -Che palle, odio stare in piedi- Sana fece spallucce
-ci tocca-. -Stanotte sei riuscita a dormire decentemente?- chiese la mora alla ragazza che stava davanti a lei -ma che, non riuscita a trovare una posizione decente- continuò -mi fa male la schiena e ho sedici anni, a sessanta non avrò più una schiena di questo passo- Eleonora rise, Sana sapeva essere melodrammatica al punto giusto.
-Nemmeno io ho dormito troppo bene sai- fece per continuare la frase ma l'autobus prese una buca e si ritrovò addosso, quasi in braccio, alla ragazza coi rasta che stava seduta dietro di loro. -Scusami- sorrise imbarazzata Eleonora -non preoccuparti- le rispose l'altra, poi continuò a guardare fuori dal finestrino. Sana iniziò a parlare dell'assemblea che i rappresentati d'istituto avevano organizzato per quel pomeriggio e dei punti che sarebbero stati all'ordine del giorno, in altri momenti un argomento del genere le sarebbe decisamente interessato, ma fu attirata dalle chiacchiere di quattro ragazzine; che probabilmente stavano al primo anno.
-Ele ci sei?- la richiamò Sana -sì scusa, ma sono un po' distratta ultimamente- Sana le prese il volto fra le mani -Ele sai che puoi dirmi qualsiasi cosa- la mora abbassò gli occhi. -Vedi- inspirò molta aria -stanotte non ho dormito una cazzo perché sono diventata una povera stronza- Sana la guardò interrogatoria ma non la interruppe -sai che c'è? Sono stufa di stare così per una cosa che non mi ricordo nemmeno di aver fatto e poi non devo niente a lui-. L'autobus si fermò davanti alla loro scuola, tutti scesero.
-Senti Ele stiamo parlando di Edoardo vero?- Eleonora annuì senza dare una vera risposta -che sarebbe successo?- la ragazza si appoggiò al muretto e fu seguita a ruota dall'amica, poi prese a spiegare -è successo tutto alla festa di Filo- l'altra la guardò e le fece segno di proseguire -ero molto ubriaca e manco mi ricordo ma, ho baciato Elia-. Sana si tolse gli occhiali da sole che portava fino a quel momento -lui lo sa vero?- sapevano entrambe che non serviva specificare di chi stessero parlando -sì, lo sa- Eleonora abbassò di nuovo gli occhi, per la seconda volta quella mattina -Silvia ha messo una storia mentre ci riprendeva- Sana scosse il capo -non ci posso credere, cosa passa per la testa di quella biondina?- disse in modo bonario ma allo stesso tempo rimproveratore -era ubriaca, non ha fatto apposta-. -Ascolta Ele immagino che lui starà facendo la prima donna che non scende mai a compromessi e che non sbaglia mai- Eleonora annuì -ecco ne ero sicura, allora sai che ti dico? Dagli ragione e vedrai che non saprà che fare, è una cosa che non si aspetta- la mora prese una ciocca di capelli e la mise dietro l'orecchio -sicura Sana? Non penserà di avermi in pugno così?- l'amica sorrise -non è così?-

Martedì 9 aprile, ore 12:40

Aveva una fame assurda, non aveva nemmeno fatto colazione quella mattina, si sarebbe mangiata qualsiasi cosa che le fosse capitata a tiro; perfino dei finocchi e lei odiava con tutta se stessa i finocchi.
Raccolse la borsa da terra perché ormai aveva deciso che sarebbe andata da sola a mangiare, non trovava nessuno da almeno un'ora e il suo stomaco sapeva non avrebbe aspettato altro tempo. Scese le scale e attraversò il cortile, vide in lontananza Edoardo che se la rideva con gli amici e con Alice, che non si voleva levare di torno. Si diede della stupida, la gelosia non era da lei. Infilò gli occhiali da sole, convinta di sembrare una di quelle super dive dei film, ed uscì dal cancello, sperando di aver ottenuto l'effetto da lei desiderato. In quel momento le arrivò un messaggio, tolse il telefono dalla tasca

Chat "LE MATTE"

Silvia: raga stasera ordiniamo una pizza e ce la mangiamo qui?
Fede: io ce sto
Eva: bellooo
Tu: ok ☺️
Tu: però non parliamo di 🍕, ho na fame
Sana: io vi aggiorno ragazze
Fede: Ele i feel youuuu 😞

Bloccò il telefono e poi si diresse verso il baretto, sperava di trovarlo mezzo vuoto; dato che tutti stavano a scuola o a casa loro a mangiare.

                               ~~
Entrò nel bar, Diego il barista la salutò con un gran sorriso. Si rese conto di non essere stata l'unica ad avere l'idea di mangiare lì, ma era lì ed aveva fame. Prese posto in uno dei tavoli fuori, era troppo una bella giornata per chiudersi dentro quattro mura. Il sole la metteva di buon umore fin da quando era piccola. In attesa che Diego venisse a prendere l'ordinazione si mise a scrollare la home di instagram, la gente della sua scuola la annoiava; tutti a far storie per far vedere chi si diverte di più e chi ha gli amici più simpatici. Rise amaramente quando vide le storie pubblicate da Edoardo, dei suoi selfie e del suo narcisismo ne aveva abbastanza, o almeno così si diceva. Ordinò un toast più grande della sua faccia, ci fece mettere anche la cipolla, di rapporti con l'altro sesso non ne voleva per un po' e gli chiese di abbondare.

Martedì 9 aprile, ore 15:10

Eva si legò i capelli in una coda mentre Eleonora finiva di raccontarle della sera prima -perché non mi hai chiamato?- la mora scese dal banco su cui era seduta -Eva ti pare? Eri con Fede- Eva la imitò e la seguì in giardino -ma finiscila Ele, non è che se sto con Fede non devo essere disturbata- sottolineò l'ultima parola facendo il segno delle virgolette con le dita. Il caldo di aprile iniziava a farsi sentire, Roma non tardava nel far morire di caldo gli studenti, che erano costretti, ad avere sempre un abbigliamento decoroso. Eva si sedette sui gradini dell'entrata
-t'immagini se fossimo in una serie tv americana?- chiuse gli occhi e alzò il viso per prendere il sole -vestite da cheerledears?- rise Eleonora -perché no?- rispose l'altra con tono offeso.
-Forse dovresti parlargli- Eleonora prese il telefono -scrivigli tu un messaggio, non saprei nemmeno che dire- Eva rise -cerco che ce stai proprio sotto ad Edoardo oh- la mora le diede una leggere spinta -finiscila- Eva tornò seria -scusa è che da quando ti conosco non ti ho mai vista così-. Sapeva che la sua amica aveva perfettamente ragione, non si riconosceva nemmeno lei. Eva le prese il telefono dalle mani ed aprì la chat con Edoardo -vedrai che dopo questo ti risponderà- sorrise e riprese a prendere il sole. Dopo pochi minuti in cui stavano in silenzio il telefono di Eleonora suonò, un messaggio.

 Dopo pochi minuti in cui stavano in silenzio il telefono di Eleonora suonò, un messaggio

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Eva alzò le mani in segno di vittoria.
-Ma davvero gli avevi scritto "mi manchi"?-

•Cose di poco conto:
Eccomi di ritorno amici cari, come al solito spero che questo capitolo sia di vostro gusto! Scusate se aggiorno più "lentamente" ma ho ripreso l'università. Vi lascio svelandovi che il titolo l'ho preso dalla canzone "anche fragile" di Elisa, mi piace un sacco. Un bacio

Teniamoci stretti che c'è vento forte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora