Ci spero

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Mercoledì 9 aprile, ore 21:30

Federica si accese una sigaretta mentre se ne stavano sedute sui gradini, che portavano all'entrata sul retro, del Kennedy. -Secondo me dovresti portare di più gli occhiali da vista- Eleonora interruppe il silenzio rivolgendosi a Silvia
-non so, li metto solo in casa praticamente-. Quella sera era tutto molto tranquillo, le centinaia di persone che si erano fermate a dormire la sera prima, ora, erano diminuite ad una cinquantina.
-Fammi fare un tiro- chiese Eva -da quando fumi?- le domandò Sana -da mai- Federica le passò la sigaretta -finiscila- aggiunse. Eva fece un tiro ed iniziò a tossire, le ragazze risero e la rossa le mandò a quel paese. -Ma che ve ridete?- Eva si finse offesa e spense la sigaretta con il piede. -Su Eva, come stai presa male- Eleonora abbracciò l'amica da dietro, le mise un braccio intorno alla vita ed uno ad altezza spalle. -Che leccaculo- intervenne Silvia guardando la scena davanti a lei -Ele non ti facevo così- Eleonora, continuando a stare abbracciata alla rossa, alzò un sopracciglio -così come?- la bionda la guardò seria -falsa-. Ci fu un attimo di silenzio, poi scoppiò a ridere, le altre la seguirono a ruota; felici di non dover assistere ad una litigata. -Ragazze parliamo di cose serie- affermò Federica mentre si alzava -che famo per il compleanno della spilungona qui?- Eleonora tirata in causa rispose -come che famo? No dai ragazze non amo festeggiare- Sana si alzò a sua volta -non dire stupidaggini Ele, compi diciassette anni-. Le altre concordarono con Sana, la ragazza si vide costretta a promettere che avrebbe organizzato una festa fra intimi. Eva rispose al telefono e si allontanò dal gruppo. -Sarà Federico no?- domandò Silvia -probabile- disse Sana distrattamente.

Mercoledì 9 aprile, ore 22:43

Giovedì 10 aprile, ore 00:20

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Giovedì 10 aprile, ore 00:20

Edoardo non l'aveva chiamata, l'ansia la stava divorando. Lei che di ansia non aveva sofferto mai. Entrò di corsa in bagno e si risciacquò il viso al lavandino, alzò lo sguardò e si vide riflessa nello specchio. Aveva due grandi occhiaie blu sotto gli occhi, il rossetto che portava sempre non c'era più e aveva lasciato il posto ad un burro cacao. Si infilò in uno dei bagni e si sedette sul water chiudendo prima la porta davanti a lei; si prese il volto fra le mani ed urlò. Non le importava se chiunque fosse passato di lì l'avesse sentita, non le interessava se fosse passata per una matta. Fece un gran sospiro e tolse il telefono dalla tasca, poi avviò la chiamata. Il telefono squillò per qualche secondo -Pronto- la voce di Edoardo la fece sorridere ma aumentò l'eccessiva agitazione che già provava
-Ele?- si svegliò dalla trance in cui era caduta -ciao- si schiarì la voce -non dovevi chiamarmi- cercò di assumere un tono canzonatore, non le andava che lui potesse anche solo pensare di poterla fare agitare. -Hai ragione, ma aspettavo mi chiamassi tu- si trattenne dall'insultarlo -dove sei?- sentì le voci in sottofondo, che prima sentiva chiare, farsi più lontane -sto in classe- lei uscì dal bagno e prese a camminare verso la 5ªB. -Aspetta però- si fermò -troviamoci vicino ai bagni del quarto piano, lì non c'è nessuno- spiegò lui e lei annuì come se potesse vederla. Salì le scale, contò ogni gradino, l'ansia la stava divorando. Sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto dire ma non sapeva se sarebbe stata in grado di farlo, lei si era costruita un muro e non si ricordava come abbatterlo. Odiava essere così empatica, odiava percepire ogni cosa; soprattutto in casi come questo. Lo vide appoggiato alla parete grigia, alzava una mano per attirare la sua attenzione, come se lei non l'avesse notato subito. Mentre percorreva il corridoio e si avvicinava alla figura del ragazzo il cuore le batteva all'impazzata, lo guardò e cercò di capire dai suoi occhi anche lui fosse agitato oppure scocciato. -Ciao- disse lui con freddezza -ciao-.
-Come stai?- ma che stava facendo, la prendeva in giro? -Edoardo ma che dici?- lui sorrise forzatamente -non si iniziano così le conversazioni?- lei alzò un sopracciglio. -Ascolta io ho voluto incontrarti per spiegarti che- si interruppe, lo sapeva che sarebbe andata a finire così, non poteva cedere -che sei stato uno stronzo in questi giorni- lui si accese una sigaretta, lì, in corridoio. -Che c'è? Non dici nulla?- lo interrogò spazientita lei -ma che te devo dì?- rispose acido lui -me so rotto di starti sentire- lei aveva voglia di riempirlo di insulti ma si trattenne -vedi come fai? Questo atteggiamento da stronzo lo nascondi ma a volte è più forte di te e torna a galla- lui rise -ma ti senti quando parli? Ele ma la pianti di fare la maestrina?-. Gettò il mozzicone dalla finestra -e poi non capisco perché devi sempre fare tu la stronza e dici che lo sono io- Eleonora cercò di obbiettare ma le parole non uscirono -vedi? Pure adesso me volevi dire che mi sbaglio ma io a te ti ho capita sai, te comporti così perché hai sto blocco che ti porta a fare così- le lacrime iniziarono a rigarle le guance senza che lei potesse opporsi -e ora che fai? Piangi?- la voce di Edoardo si fece più dolce. -Io non sono venuto per litigare Ele, mi manchi ma allo stesso tempo sono stanco di dover sempre essere io a dire le cose come stanno e ad ammettere cosa provo- lei si asciugò gli occhi con la manica della felpa e poi annuì, voleva che Edoardo capisse che anche se non riusciva a dirlo lei era d'accordo con lui
-non so il perché ma devi imparare a dirle le cose, io non so manco se te piaccio quanto tu piaci a me. Non so se me pensi mai o non te vengo mai in mente, manco quando senti Battisti e sai che me piace- lui fece un passo verso di lei. -Hai ragione ma non so da dove iniziare, mi sento stupida ed è ovvio che ti penso ma ho sempre paura di disturbare così non ti scrivo- lui le spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio -in effetti me disturbi- lei rise -aspetta mi sono espressa male- lui annuì -un pochetto-. L'aria si era fatta meno elettrica, il macigno che aveva sullo stomaco si era fatto più leggero, Eleonora sorrise e sperò che lui ricambiasse. -Senti a me non me ne frega un cazzo se te sei baciata quello mentre eri ubriaca- era tornato sull'argomento Elia -tanto de coso come posso essere geloso?- si indicò come a dire "sono troppo figo", lei alzò gli occhi -Edo dai-. Edoardo scivolò con la schiena lungo la parete e si sedette per terra, poi porse la mano ad Eleonora e la invitò a fare lo stesso. -Sto scherzando Eleonò- la guardò negli occhi -avevo voglia di venire sotto casa tua e fare una scenata ma mi sono trattenuto- lei abbassò lo sguardo -mi dispiace, ma in quel momento non ho pensato a niente- lui le mise un dito sotto al mento e le fece alzare il viso -senti me dici una cosa?- lei annuì, in quel momento avrebbe acconsentito a qualsiasi cosa, si sentiva in colpa per aver fatto una cazzata così grossa. -Bacio meglio io no?- Eleonora rise e non rispose ma lo baciò, lui ricambiò ma si staccò dopo pochi secondi -lo prendo per un sì-.

•cose di poco conto
Ciao amici, eccomi tornata. Scusate l'assenza ma in sti giorni sono proprio presa, ve l'avevo detto però. Ora però sono a letto con l'influenza intestinale, così fra una corsa al bagno e l'altra sto scrivendo ed ecco qui il continuo. Sappiate che ho già iniziato il prossimo capitolo e se mi sento ispirata potrei anche finirlo in poco tempo. Parliamo di cose super importanti (🤔) ma l'avete visto il teaser della terza stagione? Vi do la mia personale interpretazione anche se nessuno me l'ha chiesto e posso capire che magari a qualcuno non frega nulla di quello che posso pensare io, però lo scrivo lo stesso, per gli altri (altri chi ahahahah). Secondo me la pioggia non è una pioggia reale, sono i sentimenti ed Edoardo fa un passo indietro perché si sente sempre rifiutato mentre lei grida perché in realtà ha bisogno di lui. Detto ciò scappo.
(Scrivetemi quel che ne pensate voi, mi piace molto sapere le varie interpretazioni che si possono dare alla medesima cosa)
Emma ⛵️

Teniamoci stretti che c'è vento forte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora