11. remember

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Dopo aver chiuso la porta ti lasci abbandonare sul divano.

Tieni la busta stretta nelle mani cercando lo sostegno da essa mente tieni lo sguardo fisso nel vuoto, persa nei tuoi pensieri, che però corrono troppo in fretta perché tu riesca a capirli.

È un sogno? Non credo.

Ti distrai solo nel momento in cui la tua mano viene avvolta da quella calda di Jungkook, seduto proprio al tuo fianco. Al che ti volti e lo osservi mentre ti guarda con aria confusa.

-cosa é successo?- domanda piano, sapendo che le sue parole potrebbero ferire come coltelli.
-io- balbetti e ti costringi a fermarti per respirare prima di continuare a parlare -non lo so cosa é successo. So solo che mio padre, lui non c'è più-

Abbassi li sguardo sulla busta che stringi fra le mani, riflettendo sulle parole che hai appena detto e che non credevo avresti mai detto, o almeno non così presto.

Jungkook rimane in silenzio, probabilmente per capire quali parole usare per non sembrare brusco, mentre senti la pressione sulla tua mano aumentare.

-come é successo?- domanda il ragazzo.
-sembra che si sia suicidato- mormori in risposta, anche se lo dici più per convincere te stessa che Jungkook.

Ancora una volta in ragazzi tace e si avvicina leggermente a te sul divano.
Ti avvolge una mano attorno alle spalle e ti costringe ad accascarti a lui.
-mi dispiace Y/n- sussurra -non sai quanto-

Dentro di te cerchi di capire come reagire, o per lo meno come una persona normale reagirebbe alla notizia del suicidio del proprio padre, ma non trovi risposta.
Non ci hai mai saputo fare in queste cose, ma in questo momento sei più in crisi che mai.

-Jungkook- lo chiami piano e il ragazzo risponde staccandosi da te e osservandoti tenendoti per le spalle.
-la questa busta- continui alzando il pezzo di carta -me l'ha consegnata la poliziotta, dice che é stata trovata nella sua camera e che é indirizzata a me. Vorrei leggerla-

Il ragazzo annuisce chiudendo gli occhi per un attimo, si avvicina per lasciarti un bacio sulla fronte e poi si alza dal divano con un sospiro.
-vado di sopra- annuncia sfiorandoti la spalla -chiamami se hai bisogno-

Aspetti che i suoi passi spariscano dopo lo sbattere della porta di camera tua e allora decidi di interfacciarti con la busta che hai in mano.
La osservi e la rigiri per qualche minuto, alla ricerca del coraggio che ti serve per aprirla e leggerne le parole.
Esasperata, chiudi gli occhi e prendi un grande respiro, ripetendo a te stessa che puoi superare tutto ciò e così, come per magia, appena apri gli occhi trovi la forza per aprire la lettera.

Si tratta di un foglio di carta bianco ben piegato sul quale sono lasciate in inchiostro nero intere frasi scritte nella calligrafia disordinata e sgangherata di tuo padre.

Cara Y/n

Sai. Ci ho pensato a ciò che mi hai detto. Hai ragione. Sono un bastardo. Non posso essere definito padre. Ho capito tutto ciò troppo tardi.
Sei cresciuta senza un padre. Hai imparato a non fidarti delle persone. A difenderti. A non credere a tutto ciò che la gente dice. Tutto ciò perché c'ero io.
Poi però ti ho vista aprirti. Farti amici al di fuori di Kyung. Hai perfino un fidanzato pensa un po'.
Ho capito che mi hai dimenticato del tutto e che mi hai abbandonato in un angolo nascosto della tua vita che preferisci dimenticare.
Quando leggerai questa lettera io sarò già morto.
Rimpiangeró di non poterti vedere diventare una vera signora. Non ti potrò accompagnare all'altare, anche se so che tu non lo vorresti, ma almeno vorrei essere presente al tuo matrimonio.
Rimpiangeró non poter tenere in braccio mio nipote.
Ma di certo non rimpiangerò di averlo fatto per il tuo bene.

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