6. (BOZZA)

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Delsi bussò ancora, ma nessuna voce giunse dalla camera da letto. «Yusia, ti prego, possiamo parlare?»

La moglie non rispondeva. Erano un paio di minuti che la chiamava al di là della porta chiusa a chiave, ma non arrivavano segnali dall'interno. "Mi sta ignorando".

«Posso spiegarti tutto! Nelius non ti ha assunto per qualche accordo segreto con me! Ti ho chiesto se voleva qualcosa in cambio solo perché non lo conosco bene e non so se posso fidarmi di lui.»

La porta di aprì all'improvviso e Delsi per poco non si spaventò. Yusia lo guardava furiosa. «Non ho voglia di parlare».

"L'avevo intuito". «Quando vuoi parleremo» fece lui, accomodante.

«Adesso no. Non voglio vederti».

Delsi si arrese. «Va bene. Andrò a farmi un giro e quando tornerò magari potremo parlare».

«Non ci sperare» gli disse secca richiudendo la porta.

Il Sindaco rimase qualche secondo in attesa, tendendo l'orecchio a un qualsiasi suono che potesse dargli speranza, ma tutto ciò che sentì furono i passi di Yusia che si allontanavano e poi il cigolio del letto mentre lei ci si stendeva sopra. La porta non si sarebbe riaperta, per il momento.

Seccato, andò nel soggiorno, dove si trovavano sparsi cappello, giacca e cravatta. Fortunatamente aveva l'abitudine di restare vestito da lavoro anche a casa, e quindi gli bastò indossare quelle poche cose per essere pronto ad uscire.

Controllò che tutto fosse in ordine e lasciò l'appartamento.

Fuori dalla porta, una guardia lo squadrò sorpresa. «Tutto bene, signor Sindaco?»

"Non devo avere una bella cera" pensò preoccupato. «Certo, certo. Voglio solo fare due passi».

«Lascia qualche disposizione?»

«Nessuna».

Raggiunse l'ascensore, che arrivò dopo una breve attesa. La discesa dall'attico al garage sotterraneo fu snervante: Delsi aveva bisogno di sfogarsi, e le luci della pulsantiera sembravano schiacciarlo nel suo mondo di doveri e frustrazione.

Le porte si aprirono e due guardie gli si pararono subito davanti. Riconoscendolo, chinarono rapidamente il capo e si fecero da parte; gli venne invece incontro il nuovo direttore del garage. «Deve perdonarmi, signor Sindaco, ma non ho fatto preparare nessuna vettura, in quanto pensavo non fossero previsti viaggi».

«Tranquillo, Cirod, non avevo dato direttive. Fai preparare un'auto qualsiasi e un autista: voglio fare un giro».

«Certo, come desidera!» fece ossequioso il direttore, e andò subito a chiamare un gruppo di uomini che stava chiacchierando intorno a un tavolino.

Andarono tutti verso un'automobile nera, sulla quale i pannelli solari si fondevano elegantemente alla carrozzeria nella parte del tettuccio. Le linee allungate e la forma aerodinamica davano al mezzo un'aria di potenza e eleganza non indifferente: per le strade della città, raramente passava inosservato.

«Aspettate!» li richiamò Delsi. Gli uomini si fermarono nei pressi dell'auto in attesa di direttive. «Non voglio niente di così esuberante. Per stasera preferisco qualcosa di più tranquillo».

«Mi perdoni, signore, ma non avevo ben capito» iniziò a scusarsi servilmente Cirod, che venne però bloccato da un gesto del Sindaco. "Basta referenze e formalità. Voglio uscire da questa gabbia!"

Messolo a tacere, Delsi puntò un'auto di piccole dimensioni, ben tenuta e comunque di ottima manifattura; il gruppo di addetti si spostò di conseguenza e, mentre l'autista entrava, anche se un po' a disagio, nella vettura, gli altri controllarono che tutto fosse in ordine.

Uomini e Dei - La luna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora