12. (BOZZA)

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Liena era tornata al covo da poco e già la assalivano di domande. Cos'era successo? L'avevano rapita? Aveva visto chi era stato? Perché l'avevano lasciata andare? Si trattava di uno stupro? Perché Pendig non si era accorto di nulla?

«Fatemi riposare, poi vi racconterò tutto» diceva ai più. Solo ai suoi soccorritori aveva dato qualche generica informazione: aveva sentito un rumore e, quando era andata a controllare, tre uomini incappucciati l'avevano rapita, portandola in una casa. Lì avevano provato a interrogarla, chiedendole varie cose, ma lei era rimasta muta; quando avevano sentito i suoi compagni avvicinarsi, l'avevano tramortita, e si era risvegliata per strada.

La bugia era credibile, e infatti chi l'aveva udita aveva abboccato all'istante. Sperava che non le chiedessero troppi dettagli, ma, in ogni caso, aveva fatto in modo che la sua storia fosse abbastanza generica, così che non potessero fare domande sui rapitori.

Riuscì ad arrivare nella sua stanza dopo quasi un quarto d'ora dal ritorno; si stese sul letto e prese sonno lentamente: nei suoi pensieri c'era solo Odvion, suo padre. Uno sconosciuto che stava già entrando a far parte della sua vita in maniera dirompente.

Che cosa sarebbe successo in futuro? Suo padre le aveva chiesto di vivere con lui: cosa avrebbe fatto? Non poteva di certo passare le giornata chiuse nei tunnel a discorrere con Odvion...

Liena aveva voglia di darsi da fare, di vivere per una causa, e attualmente l'unica causa che poteva abbracciare era quella della sua banda. Per questo motivo li avrebbe salvati e sarebbe rimasta con loro fino al superamento della crisi.

Si addormentò, risvegliandosi tre ore dopo a causa di un vociare intenso fuori dalla stanza. Infastidita, si alzò in piedi e andò ad aprire la porta, beccando tre uomini intenti a discutere. «Che sta succedendo?»

Tra di loro c'era Spiolit, che la guardò come scusandosi: «Volevano venirti a svegliare e io stavo provando a impedirglielo».

«Potevi provarci meglio» fece Liena sarcastica.

«Potevo non provarci affatto».

«Perché volevate svegliarmi?» chiese la donna ignorando la replica di Spiolit.

Uno dei due, un ragazzo di appena vent'anni di nome Piultre, spiegò: «Il boss ha indetto una riunione e vuole che ci sia anche tu».

"Merda! Dovrò raccontare a tutti del rapimento!" Avrebbe voluto evitarlo, ma non aveva altra scelta, quindi si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a mostrarsi contrariata: «Certo che il boss avrebbe anche potuto aspettare un paio d'ore in più; non mi sarebbe dispiaciuto riposarmi ancora dopo quello che ho passato».

Spiolit assunse una posa come a dire: "Vedete? Voleva dormire, ma per colpa vostra non ha potuto".

«In ogni caso» continuò Liena, «avete fatto bene a svegliarmi: voglio partecipare alla riunione».

Piultre e l'altro si allontanarono snobbando Spiolit. «Perché hai dovuto dargli questa soddisfazione?» chiese l'uomo contrariato.

«Perché ormai sono sveglia e avrei preferito non esserlo». La donna rientrò nella stanza, dove prese il proprio giacchetto e lo indossò. Non usavano cambiarsi per andare a dormire nel covo, dato che in ogni momento poteva servire la presenza di qualcuno per la sopravvivenza di tutti.

Spiolit, che l'aveva aspettata fuori, le chiese cosa le fosse accaduto. «Possibile che nessuno te l'abbia raccontato?»

Fece di no con la testa.

«Ero a fare la guardia e...»

«Aspetta, questa parte la so. Voglio sapere cosa è successo con loro» disse con aria preoccupata.

Uomini e Dei - La luna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora