4. (BOZZA)

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Erano dodici, come rivelato dagli esploratori. Dodici ribelli, ben armati, disposti in cerchio intorno ad alcuni sacchi posti a terra. Scrutavano la foresta attraverso i mirini dei fucili, muovendosi appena di qualche passo e mantenendo comunque la formazione.

Gebrel abbassò il binocolo e lo passò a Lomark. «Tienili d'occhio» gli sussurrò, quindi scese dal piccolo dosso su cui si trovavano e raggiunse gli uomini, accovacciati nel sottobosco.

«Sono molto attenti e hanno già le armi in pugno; sarà complicato attaccarli a sorpresa» esordì. «Anche saltando fuori all'improvviso, verremmo subito falciati dal loro fuoco. L'unico modo che abbiamo di farli fuori, è cercare di distrarli, spingendoli a rompere il cerchio».

I soldati lo guardavano senza fare domande. «Mi serviranno almeno due cecchini. Anzi, quattro».

I migliori tiratori alzarono la mano. «Perfetto. Tutti gli altri mi seguiranno per avvicinarci, quindi ci divideremo: un piccolo gruppo attirerà l'attenzione dei nemici, mentre gli altri li attaccheranno».

Gebrel visualizzava a mente la sua tattica, cercando possibili falle. «Il gruppo che creerà il diversivo dovrà disporsi tra gli alberi, in modo che, se i ribelli apriranno il fuoco, potrà ripararsi» continuò, pensando nel frattempo a chi tra lui e Lomark avrebbe guidato questa sezione.

«Il secondo gruppo prenderà posizione dal lato opposto, formando uno schieramento lineare. Appena i nemici saranno voltati, farà fuoco cercando di eliminarli rapidamente, prima di concedere loro il tempo di contrattaccare. Tutto chiaro?»

Annuirono tutti. «Vado a chiamare Lomark. I cecchini cerchino delle buone postazioni e si fermino lì».

Ricevuto l'ordine, i quattro tiratori sgattaiolarono silenziosamente, scrutando ogni possibile nascondiglio. Gebrel si mosse con loro e risalì il dosso; Lomark stava usando il binocolo. Lo aggiornò sul piano e insieme tornarono dai soldati, che attendevano immobili e silenziosi.

«Io guiderò il diversivo» dichiarò il Generale. «Lomark farà posizionare tutti gli altri». Indicò quindi i cinque soldati che lo avrebbero accompagnato nella missione; accettarono tutti il compito senza protestare, pur sapendo che si sarebbero esposti a più rischi dei compagni.

Salutò Lomark e si avviò verso il punto in cui si sarebbero appostati. Fecero un giro abbastanza largo del bersaglio per non rischiare di essere avvistati, per quanto gli alberi e la penombra rendessero difficile il contatto visivo già tra i soldati stessi. Arrivarono comunque senza intoppi in un punto in cui gli alberi crescevano piuttosto fitti, presentando anche alcuni tronchi biforcati che aumentavano gli ostacoli tra gli uomini dell'esercito e i ribelli. Era comunque possibile, prendendo bene la mira, riuscire a centrare i nemici.

«Come li attireremo?» bisbigliò un soldato.

Gebrel fece un cenno negativo verso il suo fucile, e si indicò la bocca. «Me ne occuperò io».

I soldati si trovavano ben riparati dietro gli alberi; Gebrel era l'unico abbastanza scoperto, con metà busto che sporgeva dal tronco da lui scelto. Voleva vedere bene gli effetti del diversivo. 

Attese un po', dando tempo al secondo gruppo di posizionarsi, e quando pensò che fosse il momento giusto fece segno agli uomini di prepararsi. Quindi, dopo essersi schiarito la gola, iniziò la messa in scena: «Ma cos'è questo... Ah! Aiuto! Aiuto! Lasciami stare!»

La sua recitazione non era di certo di ottimo livello; chiunque avesse ascoltato attentamente, e da vicino, si sarebbe accorto che qualcosa non andava, ma fortunatamente le grida abbinate al rumore che causò schiacciando con forza il sottobosco insospettirono i ribelli: due di loro avanzarono lentamente, con le armi in pugno, verso di lui, e l'intero cerchio si deformò nella sua direzione.

Uomini e Dei - La luna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora