20. (BOZZA)

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Per le strade aleggiavano puzza di carburante e detersivo.

Le città di Culmon non erano decisamente un bel posto per passeggiare, ,a a Dlomar l'inquinamento ambientale si univa a quello acustico ai limiti del sopportabile; per la gente che viveva lì, doveva essere una situazione abituale, ma per i visitatori, era qualcosa di insostenibile.

Un paio di Mendicanti all'entrata di un portone tendevano le braccia verso i passanti, mugolando richieste incomprensibili.

Quando uno dei due vide una moneta cadergli sulla mano, restò decisamente sorpreso: alzò gli occhi per vedere chi fosse stato, ma non riuscì a distinguere il benefattore tra la gente. Questo, infatti, aveva continuato a camminare col capo reclinato e le mani nelle tasche, in maniera decisamente anonima.

Svoltò in una traversa, la percorse fino in fondo, poi girò a sinistra, passando sotto l'insegna di un ristorante che emanava puzza di fritto.

La via in cui si trovava era molto stretta, permettendo a malapena il passaggio di un'automobile. Una coppia stava pomiciando sull'uscio di un portone; quando lui passò alle loro spalle, si interruppero, lo osservarono allontanarsi, e ripreso la propria attività.

Arrivò a una scalinata che scendeva a lato della strada. Scese rapidamente i gradini consumati, sui quali erano state abbandonate un paio di bottiglie di alcolici; in fondo, un vicolo in cui i lampioni erano spenti si apriva minaccioso.

L'uomo proseguì il suo percorso senza neanche accendere una torcia, procedendo come se conoscesse la strada a memoria; eppure, non era di Culmon.

Sentì qualcosa muoversi a pochi passi da lui, al che si fermò. Riconobbe la sagoma di un uomo che, barcollando, si stava avvicinando. «Ehi, tu» biascicò. Un acre odore di alcol arrivò alle narici dello straniero.

Siccome non riceveva risposta, il bevitore parlò di nuovo: «Amico, ci sei? Faresti un favore per un povero bisognoso?»

«Che vuoi?»

«Mi bastano pochi spiccioli, devo comprare un'altra bottiglia, questa è finita» fece, indicando l'oggetto che aveva in mano.

«Risparmia i soldi e smetti di bere».

«Dai, amico, ne ho bisogno!» biascicò quello facendosi sempre più vicino; ormai, lo straniero poteva quasi vederne i lineamenti.

«Lasciami stare». Il suo tono era calmo, fermo, autorevole.

«Ti prego, amico!».

L'uomo riprese il suo cammino, passando accanto all'ubriaco; udì uno scricchiolio e con la coda dell'occhio colse un movimento, il che gli bastò per capire di essere in pericolo. Si voltò di scatto e sollevò una mano, con la quale afferrò la bottiglia che era diretta alla sua testa.

«Dammi i soldi!» gridò, come trasformato, il bevitore. Lo straniero gli strappò la bottiglia di mano e la lanciò contro un muro, frantumandola.

L'ubriaco gli si scagliò contro urlando, cercando di colpirlo in faccia. Lo straniero si riparò dai pugni senza reagire, finché l'altro non gli sferrò un calcio vicino all'inguine.

«Adesso basta». Alla voce autorevole, ma un po' meno calma, si accompagnò una ginocchiata che prese l'ubriaco all'altezza dello stomaco. Rimase senza fiato e, tossendo, si accasciò lentamente a terra, tenendosi la pancia.

«Vai a infastidire qualcun altro. Non ho tempo per te».

L'uomo si allontanò silenzioso, lasciando il bevitore a terra.

Non avveniva di rado di incontrare individui del genere nei bassifondi di Dlomar, per cui le persone, in quelle zone, usavano girare armate, a meno che non fossero in grado di difendersi a mani nude. Era questo il caso dello straniero il quale, ripreso il suo cammino, era praticamente arrivato a destinazione. Si era, infatti, fermato presso un palazzo a tre piani pieno di crepe e con pezzi di intonaco mancanti.

Uomini e Dei - La luna di nessunoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora