Capitolo 14 - Buio

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Il week end l'ho passato, come sempre, con la mia famiglia, tranne la domenica sera, momento che Riley ha deciso essere quello delle sue lezioni di pianoforte fino a quando non sarà in grado di sfiorare agilmente i tasti senza guardarli.

Dopo una serie di "brava", "così, bene!", "no, quello è il FA", la vedo stropicciarsi gli occhi.

Deve essere stanca.

E ci credo, sono le undici e stiamo suonando da due ore!

«Forse è meglio se per oggi la finiamo qui» suggerisco a bassa voce, chiudendo leggio e tastiera.

«Già, credo che andrò a farmi una bella dormita» mormora, la voce un po' impastata le dà un tocco tenero e infantile.

Ci alziamo dallo sgabello contemporaneamente e la guardo dirigersi verso la porta della mia stanza.

Quanto vorrei che restasse qui...

«Ah, quasi dimenticavo» esclama voltandosi verso di me.

La vedo mettere mano alla borsetta che tiene a tracolla ed estrarne una banconota da venti dollari.

Me li porge.

«Per le lezioni di piano»

La guardo stranito e confuso per qualche secondo, cercando di resistere alla tentazione di riderle in faccia.

«Spero che tu stia scherzando» dico, ma lei muove la testa negando.

«Non voglio che mi paghi, lo faccio con piacere. Metti via quei soldi, subito!» le ordino, ma col sorriso sulle labbra.

Come le è venuto in mente che avrei voluto dei soldi da lei? Non sono mica un insegnante.

Lei insiste per un po', ma alla fine cede.

Mi saluta con un bacio sulla guancia e, quando ormai è in giardino, si ferma e mi chiede: «domani vorrei portare il mio curriculum in qualche negozio. Mi accompagni?»

Annuisco subito, senza pensarci, non ce n'è bisogno.

Pur di passare del tempo con qualcuno, mi correggo – con lei -, andrei anche in capo al mondo.

-

«Hai già pensato dove portarli?» domando appena svoltiamo l'angolo.

Con la precisione di un orologio svizzero, la mora è passata a prendermi alle dieci ed ora stiamo andando verso il centro di Wilmington, dove sono situati i maggiori bar e negozi della cittadina.

«No, credo che proverò qua e là» dice.

La sua voce è pimpante, e mi chiedo se il fatto di essersi licenziata non la renda ancora più bella.

Mi perdo ad osservare ogni particolare del suo profilo: la fronte ampia, le ciglia lunghe, il naso dritto, le labbra piene.

Quando se ne accorge, arrossisce visibilmente e si volta a guardarmi per un istante.

«Non mi guardare così» borbotta. Il sorriso tirato di chi vorrebbe sorridere ma allo stesso tempo non vorrebbe allargarsi a tanto.

Decido di giocare un po' con lei.

Da perfetto inesperto di tattiche seduttive, e ben consapevole che, ormai, lei mi vede solo come un amico, perché non buttarsi e fare l'ennesima figura di merda?

«Così come?» chiedo quindi, appoggiandomi col gomito al finestrino. Lo sguardo sempre fisso su di lei.

Riley si morde il labbro inferiore, e questo suo gesto mi fa accaldare.

The Fighter | S. M. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora