Capitolo 24 - Io qui e tu lì

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La vedo uscire da casa mia col viso scuro e l'umore a terra.

Stava così bene prima che arrivasse Jordan...

Mi sento inutile nel vederla così e non poter fare nulla per rallegrarla: qualsiasi cosa faccia, non farà mai tornare indietro la sua amica Christine.

«Riley, aspetta un attimo!» la chiamo, ed esco dal salotto per dirigermi verso l'ingresso. Lei si ferma, si volta e mi rivolge uno sguardo interrogativo.

Mi avvicino a lei con sicurezza, sperando di infonderle così un po' di coraggio, e le prendo il viso tra le mani prima di appoggiare la fronte alla sua. Si abbandona a me per un istante, poi mi stringe in un abbraccio che sembra dirmi "stammi accanto" e a me si scioglie il cuore.

E' così bassa rispetto a me, così piccola, che non vorrei far altro che proteggerla e assicurarmi che stia bene, sempre.

E' questo che si fa con le fidanzate, giusto?

«Passerà vedrai, col tempo le ferite si rimargineranno. Christine sarà sempre con te, lo sai questo, sì?»

La ragazza annuisce, quindi accenna un sorriso e, dopo avermi dato un bacio a stampo prolungato, si richiude la porta alle spalle. ,

Rimango solo e il vuoto della casa incombe su di me come un macigno. Non sono più abituato al silenzio da quando Riley è entrata nella mia vita. Lei è un uragano, la mia dose di adrenalina.

Sbuffo perché non so cosa fare. Tra l'altro è domenica e il negozio è chiuso, quindi non posso nemmeno distrarmi lavorando.

Dal piano di sopra sento dei rumori: i miei genitori devono essersi alzati. Magari potrei chiedere a loro se hanno voglia di fare qualcosa insieme, come ai vecchi tempi.

Chiamo mio padre a gran voce, in modo che mi senta e poco dopo la sua testa coperta da peluria castana, si affaccia dalla rampa delle scale.

«Shawn! Siete già svegli?»

Ovviamente lui non sa nulla di Jordan, Christine, il funerale... così mi limito a dirgli che Riley è uscita e che tornerà solo nel primo pomeriggio. Almeno spero.

«Mi chiedevo se a te e alla mamma andasse di fare qualcosa, tutti e tre insieme intendo» dico alzando lo sguardo verso l'uomo che nel frattempo mi ha raggiunto sul divano.

«Perché no? Potremmo andare allo zoo, o all'acquario, o a fare un pic nic!» esclama gioioso. «Oppure dallo zio Tim, da quant'è che non lo vediamo? Chissà quanto sarà cresciuta la piccola Cindy, eh Clara?» domanda alla moglie, avvolta in una vestaglia color lavanda.

Lei annuisce. «Lo chiamo subito per sentire se è a casa» ci informa prima di dirigersi verso la cucina e alzare la cornetta del telefono.

Nella mia mente non posso che maledirmi per aver avuto la pessima idea di coinvolgerli.

Lo zio Tim? Sul serio? Dio, non ho per niente voglia di passare la mattinata con un vecchio barbuto e sua figlia che avrà, quanto, quindici anni?!

Mio padre però sorride e mi dà una pacca sulla spalla dicendomi che non vede l'ora di passare un po' di tempo con la sua famiglia, come un tempo. Neanche fossero passati anni.

Mi armo delle mie migliori doti di attore e fingo un sorriso sincero, prima di alzarmi e andarmi a sciacquare il viso ancora mezzo addormentato e rassegnato.

-

Raggiungiamo la villetta dello zio, dopo un'ora e mezza di viaggio.

La casa è proprio come la ricordavo: le assi di legno bianche, le persiane e la porta di ingresso marrone scuro.

The Fighter | S. M. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora