Riley.
La cerimonia per il funerale di Christine è stata breve, eppure a me è sembrato non terminasse più.
In piedi accanto a Jordan, nel mio abito scuro e con gli occhi rossi e gonfi celati da un paio di vecchi occhiali dalle lenti scure, mi sentivo piccola come una formichina, le gambe nude gelate e tremanti.
Mentre il reverendo era intento a ricordare Christine come una ragazza sempre solare e gentile con tutti, ho sollevato soltanto un paio di volte lo sguardo, la prima per osservare i genitori della mia amica, stretti l'uno all'altra per darsi forza a vicenda, la seconda per osservare il fratello, in piedi al mio fianco.
Il sole su di noi splendeva raggiante, sembrava quasi prenderci in giro. Come a dire: "ehi, guardate come brillo io rispetto a voi, così grigi e tristi"
Ho osservato per qualche secondo il volto di Jordan, e non mi sono stupita di trovarlo con le palpebre abbassate e le guance rigate di lacrime.
Era molto legato a Christine, l'ha sempre protetta in ogni circostanza. Quando a scuola era presa di mira per le sue forme, lui c'era. Quando i loro genitori la rimproveravano per aver fatto tardi, lui era sempre pronto a difenderla.
E' sempre stato un ragazzo magnifico, ed è per questo che, alla fine, ho finito con l'innamorarmene.
Sorrido a quei ricordi ormai passati – non mi sono mica dimenticata di essere fidanzata con Shawn, ci mancherebbe – e riabbasso lo sguardo fino a quando non sento il reverendo dire "Amen", segno che la funzione è finita.
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Ora sono in macchina davanti al cancello di casa. Jordan è accanto me, le mani strette sul volante.
«Grazie per avermi riaccompagnata» dico, le mie parole si perdono tra un singhiozzo e l'altro.
Lui annuisce poi, un po' a fatica, accenna un sorriso.
«Grazie a te Cami, di essere venuta. Non ce l'avrei mai fatta senza il tuo appoggio» mormora il ragazzo, senza riuscire a trattenere i singhiozzi.
Non lo avevo mai visto piangere così e la cosa mi fa tenerezza. D'impulso, quindi, gli afferro la mano destra, quella più vicina a me, e la stringo forte tra le dita.
«Coraggio, sarà dura, mentirei se dicessi il contrario, ma lei rimarrà sempre con te, con voi. Non vi lascerà mai ed è per questo che dovete andare avanti. Dovete farlo per lei»
Il mio monologo vuole essere di incoraggiamento e consolazione ma non penso di essere riuscita nell'intento dato che Jordan continua a versare lacrime copiose.
«Aveva ancora tutta la vita davanti, e per colpa di un... deficiente ubriaco ora lei non c'è più. Ho perso per sempre la mia sorellina. Sai quanto io l'amassi»
Mentre parla, i rivoli d'acqua che gli rigano le guance gli finiscono sulle labbra.
Mi fa male vederlo così vulnerabile, fragile, lui che, quando eravamo più piccole, è sempre stato il nostro eroe.
«L'amavamo tutti» sussurro, per dare poi inizio a lunghi minuti di silenzio.
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E' ormai ora di pranzo, quando penso che tutto ciò che vorrei ora è buttarmi tra le braccia di Shawn.
Siamo ancora in macchina, nessuno di noi ha detto più nulla. Non ce n'è stato bisogno.
Afferro il cellulare e provo a chiamare il moro per sentire se è in casa o meno.
Il suo cellulare suona e dopo poco risponde.
«Pronto?»
«Shawn, dove sei? Io sono appena tornata» sussurro, la voce rotta dal troppo pianto.
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The Fighter | S. M. {Conclusa}
Hayran KurguShawn è imprigionato dalle catene di una rara malattia, una malattia da cui non può guarire. Per questo è un ragazzo insicuro, diffidente, e il più delle volte pessimista. Si sente libero solo tra le mura della sua camera, con le dita appoggiate ai...