3|Neve

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1 dicembre 2018
📍Principato di Monaco

🎧Castle on the hill- Ed Sheeran

È da pochi giorni che sono tornata e rimpiango di non aver puntato i piedi come una bambina capricciosa nella stanza dell'hotel. Il freddo europeo ha preso il posto del caldo degli Emirati Arabi e mi stringo nel giubbotto nero. Mi sto dirigendo a casa dei miei genitori che mi hanno chiesto di cenare con loro dopo tanto tempo che non ci vediamo. Entro in casa e il piccolo cagnolino che hanno comprato dopo che sono andata ad abitare nel mio appartamento scodinzola verso di me.

«Ciao Emilie! Sono in cucina!» strilla mamma mentre accarezzo Lily che non sta ferma un attimo, mi dirigo verso la stanza da cui proviene la voce di mia madre e la vedo intenta a muoversi per la cucina. Tolgo il cappotto, afferro il grembiule e la aiuto a cucinare, in questa casa mi vengono in mente milioni di ricordi di me e Jules che facevamo i compiti seduti l'uno di fronte all'altro e se non capivo qualcosa chiedevo a lui. Lo sportello del frigorifero è ricoperto di fotografie di me e Charles da bambini, una raffigura me e Charles dopo la vittoria del mondiale di Formula Due di quest'ultimo. Ero così fiera di lui che l'ho abbracciato fortissimo non appena è venuto verso di me, Chantalle mi ha guardata furiosa.

«Che c'è? Perché non parli?» domanda mia madre mentre sono intenta a tagliare le mele per il dolce, torta di mele con una spolverata di cannella, la facciamo sempre. Scuoto la testa e mischio le mele con lo zucchero per evitare che diventino nere e flaccide, come dicevamo io e Jules.
«È successo qualcosa?» chiede asciugandosi le mani e venendo nella mia direzione, scuoto la testa ma lei continua a domandarmi che cosa è successo, se qualcuno mi ha detto qualcosa e a questo punto non ce la faccio più.

«È successo che Chantalle mi odia, è successo che non avrò la possibilità di stare con il mio migliore amico per nemmeno un attimo ed è successo che non c'è Jules nel momento in cui mi serve, ok?» dico appoggiando il coltello sul tagliere con veemenza, stringo le labbra e tento di reprimere le lacrime. Non posso piangere ogni volta, ma questa casa zeppa di ricordi non mi aiuta di certo. Mia madre allarga le braccia e mi ci butto a capofitto, profuma di rose, la stringo forte e mentre mi accarezza la schiena dolcemente riesco a calmarmi almeno un po'

Il campanello suona e scatto sull'attenti in fretta e furia, la guardo in modo interrogativo e risponde:«Ho invitato anche Charles, così da non farlo rimanere solo»
Spalanco gli occhi e mi levo il grembiule, batto mio padre sul tempo e apro la porta prima che lo possa fare lui. Sorrido e Charles mi saluta dandomi un bacio tra i capelli, ha preso l'abitudine quando eravamo ragazzini e ormai lo fa sempre.
«Charles, ragazzo mio! Come andiamo?» domanda mio padre mentre mi dirigo nuovamente in cucina e prendo l'occorrente per apparecchiare la tavola.

«E non mi dimentico di te, Lily!» ridacchia mentre la palla di pelo gli salta intorno. L'ho chiamato effetto LeClerc e non sembra che ne soffrano solo le persone umane, ma anche il cane dei miei genitori. Insomma, donne e uomini amano Charles LeClerc...
Ci sediamo a tavola e papà inizia a raccontare aneddoti della nostra infanzia ormai lontana.
«Ti ricordi quando Emilie e Charles sono saliti sui loro kart per la prima volta?» ridacchia papà e sorrido al solo ricordo.

Avevo visto Jules farlo un paio di volte e avevo deciso di imitarlo, solo che una volta salita sul kart, avevo premuto l'acceleratore e sentivo il vento tra i capelli. Mi ero detta: ho messo il casco. Non me lo dimentico mai quando vado in bicicletta.
Invece non lo avevo indossato, papà e Jules muovevano le braccia dicendomi di accostare e non appena lo feci, Jules mi guardò in modo truce e papà non era da meno.
«Sei impazzita, signorina?» mi aveva chiesto Jules, pensavo che mi avrebbe tirato giù dal kart a forza, invece mi aveva messo il casco in testa.
«Puoi fare di meglio. Io credo in te. E adesso, a tavoletta, sorellina» mi diede una pacca sulla spalla e premetti sull'acceleratore.

Dopo aver mangiato anche la torta, io e Charles ci prepariamo per tornare a casa, una volta fuori dall'appartamento dei miei cammino dietro di lui, senza spiccicare parola.
«Si può sapere perché non parli?» domanda bloccandosi davanti all'uscita, ha il capo chino e non accenna a spostarsi da dove si trova.
Sai com'è... la tua ragazza mi ha detto di non parlarti con la sua vocina squillante, dicendo che mi avrebbe fatto sparire in uno schiocco di dita, tipo Thanos. Di conseguenza ti posso incontrare ovunque e non rivolgerti la parola, come se per me fossi uno sconosciuto. Bello, no?
Sospiro e mi accingo a sorpassarlo, si volta di scatto e a causa del movimento improvviso, indietreggio.

«Perché stasera non hai detto una parola?» chiede nuovamente, scuoto la testa e cerco di trovare una scusa.
«Per una questione di calma interiore, ho bisogno di silenzio» spiego ma lui non mi crede, alza un sopracciglio e fa un passo verso di me.
«Sai che non ci casco, ti conosco da... quanto? Da quasi 15 anni? So che quando fai così è perché c'è qualcosa che non va. Forza, parla» afferma incrociando le braccia al petto, sbuffo e volgo lo sguardo alle sue spalle.
Spalanco gli occhi quando noto che qualche fiocchetto bianco si sta attaccando sulla vetrata, lo guardo e dico:«Charles, non voglio svicolare... sei venuto in macchina?»

Mi guarda come se fossi Scilla, il mostro a sette teste che sta per divorarlo, scuote la testa e risponde di si, chiedendomi anche il motivo.
«Perché sta nevicando e anche parecchio. Buona fortuna, mio caro!» affermo uscendo dal portone e avviandomi verso casa mia, stringendomi nel giubbotto.
«Emilie» mi chiama Charles, mi volto per urlargli contro un cosa vuoi? ma una palla di neve mi colpisce in piena faccia. Lo sento ridere a crepapelle, quella risata che fa ridere anche me, afferro della neve vicino ai miei piedi e gliela lancio addosso per ripicca.

«Piantala, nana» ride lui alludendo alla mia bassa statura, nonostante io gli arrivi alla spalla. Trascorriamo il tempo ridendo come dei bambini e non appena qualcuno ci strilla di smettere di urlare come dei dannati, terminiamo la nostra tortura con i capelli bagnati e le mani congelate.
Charles si sta dirigendo verso la sua macchina ma lo blocco proponendogli di fermarsi a casa mia per asciugare i capelli e rimanere a dormire sul mio scomodo divano, a detta sua.

COLLISION|| Charles LeClerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora