16|Cinquanta volte Canada

4.4K 165 67
                                    

6 giugno 2019
📍Montreal, Canada

🎧Obsessed- Maggie Lindemann

Il sudore mi imperla la fronte e mi lascio andare non appena Andrea ferma il tapis roulant, appoggio le braccia ai lati dello strumento e prendo dei respiri profondi. Il team ha detto che molto probabilmente riuscirò a fare un buon lavoro su questo circuito ma a dire la verità non credo a una parola. Hanno detto la stessa cosa a Montecarlo e non è andata affatto bene, né per me né per Charles. Ho fatto una buona qualifica, mi sono piazzata quattordicesima e ho anche fatto passare Charles durante la gara, ma a quanto pare io e la buona sorte non andiamo d'accordo. Mi sono ritirata davanti alla mia gente, davanti a tutte le ragazzine che ho deluso e che credevano in me, davanti ai miei genitori.

«Andrà bene, Emilie. Non preoccuparti, pensa solo a guidare» afferma Andrea mentre mi afferra il polso e guarda l'orologio, è facile parlare per lui. Andrea non è mai stato seduto dentro l'abitacolo, non ha mai sperimentato la tensione che si sente poco prima che i semafori si spengano e non ha idea di quanto sia frustrante che la scuderia per cui corri faccia casini.
«Per oggi abbiamo finito, ma ora mi devi delle spiegazioni signorina» dice lui poco prima che io entri in spogliatoio a cambiarmi, sbuffo e intuisco che sta parlando di ciò che è successo a Monaco con Charles.
«A cosa ti riferisci? Alla mia gara o ad altro?» chiedo e lui risponde con la seconda opzione, Charles...
Bevo un sorso dalla bottiglietta che ho in mano e replico:«Niente di che», Andrea alza le sopracciglia e arriccia le labbra come per dire ah si? Io so tutt'altro.

Entro nello spogliatoio e ne esco poco dopo, mi dirigo verso il motor home e una volta entrata mi infilo in bagno. Mi lavo la faccia e osservo la mia immagine riflessa nello specchio, faccio un respiro profondo e stringo i bordi del lavandino, a quanto pare Charles non ha saputo tenere la bocca chiusa e in questo momento vorrei essere ovunque tranne che qui. Va bene anche il Polo Nord, ma non qui. Bussano alla porta, urlo all'interessato di aspettare e mi infilo una maglietta pulita dopo aver tolto quella usata in palestra, apro la porta e i capelli biondi di Sebastian compaiono davanti a me.
Il pilota tedesco della Ferrari mi fa un sorrisetto e mi chiede se può entrare, annuisco e faccio spazio al pilota numero cinque. Si siede al tavolino bianco e mi guarda mentre io sono appoggiata al bancone poco più avanti, sono a braccia conserte e dato che non parla chiedo:«Come mai da queste parti?»

«Mh, nulla di nuovo. Volevo solo sapere quanti neuroni funzionano a te e a Charles!» esclama allargando le braccia, spalanco gli occhi e sbuffo. Sembra proprio che questa faccenda mi perseguiterà per un bel po', mi rivolgo a Sebastian dicendo:«Non so cosa ti abbia raccontato Charles ma sono sicura che ha ingigantito la questione. Fa sempre così quando si parla di Will!»
Sebastian riferisce le mie stesse parole, dette nella notte stellata di Montecarlo e devo ammettere che questa volta Charles si è comportato molto diversamente.
«Wow, mi ha ascoltata! La cosa mi stupisce» ribatto sarcastica mente il tedesco incrocia le braccia al petto, Sebastian risponde:«Si, ti ha ascoltata. Ma le tue parole gli hanno fatto male, l'hanno ferito. Emilie, Charles ti vuole bene e vuole solo che...»
Interrompo Sebastian con un gesto e lui smette di parlare immediatamente:«Vuole solo che io sia felice. È quello che stavi per dire, no? Allora, spiegami perché ora che sto bene e che sono felice non lo accetta. Dimmelo tu, perché io non lo capisco!»

Il tedesco scuote la testa e fa spallucce, mi siedo davanti a lui e affermo:«Non voglio più tornare su questo argomento. Quindi, se sei venuto qui solo per parlare di ciò puoi anche uscire. Hai altro da dire?»
Sebastian annuisce e si avvicina come se dovesse dirmi qualcosa che nessun altro deve sapere, mi sporgo in avanti e sussurra:«Ho intenzione di chiedere a Hanna di sposarmi»
Un sorriso mi si dipinge sulla faccia e mi alzo di scatto dalla sedia, alzo le braccia al cielo e urlo:«Finalmente!»
Non appena mi rendo conto che me l'ha detto sottovoce, mi domando se sono l'unica a sapere delle bella notizia cosi non appena glielo chiedo, risponde annuendo. Il dilemma si fa ancora più complesso quando nella mia testa affiora un altro quesito, perché?
«Un'altra domanda e poi la smetto. Come mai l'hai detto proprio a me?» chiedo e lui ridacchia come se la sua risposta fosse scontata, ovvio che non è così!
Risponde dicendo che mio fratello era un suo grande amico e che avrebbe voluto lui come testimone se non fosse successo quello che è successo, dato che non c'è ha deciso che dovevo essere io.

COLLISION|| Charles LeClerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora