20|Prendi fiato e ricomincia

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17 luglio 2019
📍Principato di Monaco

🎧Someone you loved- Lewis Capaldi

Le unghie in gel che mi hanno fatto Heater e le altre mi stanno dando fastidio e potrei diventare Wolverine se solo le usassi come artigli per tagliare o distruggere cose. Mi alzo dal letto e guardo il cellulare, sono le otto e mezza, il solito orario in cui mi sveglio e guardo la data. Diciassette luglio, l'anniversario della morte di Jules. Tendenzialmente questa giornata la trascorro in casa da sola, con porte e finestre chiuse per dare l'idea che io non sia all'interno del mio appartamento e piango. Mi concedo un giorno all'anno per piangere Jules e togliermi di dosso il peso della sua mancanza ed è proprio quando muovo un solo passo per dirigermi verso la cucina che scoppio, mi siedo sul letto e mi porto le mani tra i capelli scompigliati, fa male. È come se una voragine si fosse aperta nel mio petto e il vuoto che si dilunga al di sotto non può essere colmato, darei di tutto per poter abbracciare di nuovo Jules e sentirlo dire che è fiero di me, che è fiero di quello che sto facendo.

Mi copro la bocca con le mani per fare il meno rumore possibile e le lacrime calde mi scendono lentamente dagli occhi bagnandomi le guance, ogni anno mi manca sempre di più e pensare che nonostante la sua morte il mondo vada avanti, fa paura. I mesi dall'incidente fino al giorno del decesso sono stati i più dolorosi della mia vita, mi asciugo il viso e faccio un respiro profondo mentre abbasso le difese e lascio che la mia mente mi porti a tutti quei ricordi.

5 ottobre 2014
📍Suzuka, Gp del Giappone

Quella mattina era tutto perfetto, era la prima volta che assistevo a un Gran Premio di Jules che non fosse a Montecarlo o in Francia. Al box c'era anche Charles con suo padre, facevamo tutti il tifo per Jules affinché raggiungesse la zona punti e portasse a casa buoni risultati, a colazione avevo fatto le ultime chiacchiere con mio fratello prima di lasciarlo concentrare per la corsa ma non avrei mai immaginato che quelle chiacchiere sarebbero state le ultime che gli avrei rivolto. Verso il cinquantesimo giro aveva iniziato a piovere e la vettura di Sutil era uscita di pista alla curva sette, quella curva maledetta che mi ha portato via mio fratello, la gru stava trasportando via la vettura finché non accadde l'ultimo scenario che avevo immaginato. Jules perse il controllo della sua Marussia numero diciassette e la vettura colpì con un forte impatto il retro della gru, non avevo guardato lo schermo ma avevo capito che stava succedendo qualcosa perché il box stava iniziando ad agitarsi e mio padre aveva gli occhi spalancati. Solo allora avevo deciso di rivolgere lo sguardo sul grande televisore e avevo visto il replay dell'impatto, il mio cuore si fermò per un secondo mentre metabolizzavo quello che avevo appena visto, l'ingegnere di Jules continuava a chiamarlo al team radio ma lui non rispondeva.

Iniziai a tremare da capo a piedi, la mano di Charles strinse la mia mentre tenevo gli occhi fissi sullo schermo in attesa di un movimento, uno qualsiasi. I soccorsi intervennero poco dopo, pregavo che non fosse qualcosa di grave, era come vivere dentro un sogno. Credevo che ogni cosa non fosse reale, eppure il vociare del box e la mano di Charles che stringeva la mia sembravano cosi reali, così vere. Finché non venni riportata alla realtà dal corpo di Jules che veniva estratto dalla macchina, non riuscivo a vedere se aveva o no gli occhi aperti, ricordo solo che papà mi disse di togliere le cuffie e di seguirlo, mi aveva anche detto che dovevo stare calma e non farmi prendere dal panico, una cosa facile da dire ma impossibile da fare. Ci precipitammo in ospedale, il medico volle vedere solo mio padre e Stefan mi aveva tenuta ferma per evitare che gli corressi dietro, mi ero oramai arresa e avevo iniziato a piangere silenziosamente. Eravamo seduti in sala d'attesa, Stefan era andato a prendere qualcosa da mangiare e papà continuava a camminare su e giù per la sala mentre Charles era rimasto in silenzio e mi aveva stretta a sè. Speravo che l'intervento andasse per il meglio, la preoccupazione che provavo in quel momento mi stava mangiando viva, la mamma aveva telefonato più volte e Melanie continuava a inviarmi messaggi ogni dieci minuti, stanca della continua vibrazione del telefono decisi di spegnerlo e non guardarlo per un po'.

COLLISION|| Charles LeClerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora