Nessuno rispose alla domanda-affermazione di Abigail. La ragazza guardò William. Notò nei suoi occhi un velo di terrore. Era evidentemente preoccupato per la situazione. Ma Abigail era ancora convinta che fosse tutto uno stupido scherzo. Se lo era, a suo parere erano riusciti a spaventarla.
«Se è tutto uno stupido scherzo, non è divertente!» Puntualizzò la giovane. Sperava che i due le dicessero che era vero e che scoppiassero a ridere, ma non fu così. Suo padre la guardò e poi cominciò ad incitarli ad entrare in casa e nascondersi.
«Non lo è Abigail. Coraggio entrate in casa!» Li spinse fino alla gradinata per entrare in casa.
«William proteggi mia figlia per favore.» Istruì il giovane che annuì obbediente. La mente di Abigail era un caos di idee e paure. Non riusciva a capire più niente. Il sangue le si stava gelando nelle vene come non mai. Aveva afferrato il concetto che ne William ne Patrick stavano mentendo o scherzando. Abigail aveva questo dono. Riusciva a capire se le persone che le parlavano mentivano o dicevano la verità. Ma in questo caso non mentivano affatto.
«Lei non viene signore?» Domandò a sua volta William osservando Patrick e cercando di capire a cosa stesse pensando per non volersi salvare da quell'attacco.
«No, io devo proteggere le persone che abitano vicino al confine. Buona fortuna ragazzi.» Concluse la frase. In quel momento dentro Abigail scatto qualcosa e le lacrime si impossessarono di lei. Percepì le parole del padre come un addio, e non poteva, non voleva credere che questa fosse la loro fine.
«No! No! Non andare papà!» Urlò in modo isterico. Sapeva che non lo avrebbe mai più rivisto. E non poteva capacitarsi di questo. Fece per correre verso il padre che non si era neanche voltato nel sentire le parole della figlia, ma William la tirò a se stringendola forte e sussurrandole all'orecchio.
«Shhh. Andrà tutto bene.» Ma Abigail non era intenzionata a calmarsi. William la prese per mano e la condusse nella villa con tutta la forza perché la giovane continuava a strattonarlo dalla parte opposta.
Entrarono nella villa. Il padre aveva istruito di proteggere Abigail, ma non aveva menzionato la moglie. Però il ragazzo decise comunque di avvertire lei ed Elisabeth. Per sua sfortuna però, la villa era grande e non aveva la benché minima idea di dove potessero essere.
«Sai dove sono tua madre e tua sorella?» Tentò di chiedere ad Abigail che si era calmata di poco. Magari lei poteva saperlo. Sembrava strano ma ne valeva la pena provare. Non se lo sarebbe mai perdonato se una delle due fosse morta perché lui aveva pensato solo a se stesso e ad Abigail.
«Non lo so.» Ammise la ragazza. Ma per loro fortuna una domestica passo davanti a loro.
«Avete bisogno di qualcosa?» Chiese cortesemente osservando William preoccupato e Abigail ancora singhiozzante.
«Può dirmi dove sono la signora Jackson e sua figlia maggiore?» Parlò William e guardò la serva come per incitarla a parlare e per farle notare che avevano una certa fretta.
«Sono in camera della signorina Elisabeth.» Rispose la donna capendo la fretta dei due. William fece un piccolo cenno con la testa e ringraziò per poi cominciare a salire le scale che avrebbero portato alla camera. Per sua fortuna Abigail non si opponeva più alla forza del giovane e lo seguiva a capo chino. William si voltò leggermente per vedere cosa stesse facendo. Era molto silenziosa.
«Abby, l'ho fatto per ordine di tuo padre. Ce la farà.» La tirò a se fermandosi un attimo e la abbracciò. Lei annuì soltanto.
«Ora andiamo, dobbiamo avvertire tua madre e tua sorella.» Continuarono a camminare fino alla porta che si apriva sulla stanza. Busso leggermente e sentì una voce che diceva 'Avanti'. Entrò e vide le due donne. Elisabeth era seduta su una sedia e sua madre le pettinava dolcemente i lunghi capelli scuri. Ridevano e scherzavano, completamente all'oscuro di cosa stesse scandendo fuori.
«Oh ciao William. Abby.» Salutò la madre ancora ridente. William decise di arrivare subito al nocciolo della situazione senza far perdere troppo tempo.
«Scusate il disturbo, ma suo marito mi ha avvertito di un attacco programmato da parte dei vampiri. Non ci resta molto tempo, dobbiamo nasconderci.» Affermò William a Natalie. La sua espressione mutò in una velocità incredibile, come quella di Elisabeth del resto.
«Oddio!» Esclamò impaurita Elisabeth.
«Okay, niente panico. William, tu ed Abigail andate nella sua camera e chiudete la porta a chiave, barricate le finestre e nascondetevi in un angolo. Ricordare di spegnere anche la luce. Io e te Elisabeth ci nasconderemo qui.» Istruì la donna. Dalle sue parole, William capì che aveva praticato delle norme di sicurezza in caso d'attacco. E ora si facevano sentire.
«Non possiamo nasconderci tutti insieme?» Intervenne allora Abigail nuovamente preoccupata.
«No, sarebbe troppo pericoloso. Ora andate.» Spinse i ragazzi fuori dalla stanza e i due si fermarono un attimo nel corridoio. Natalie li salutò con la mano e con gli occhi che pizzicavano. Chiuse la porta e William ed Abigail sentirono lo scatto della serratura.
«Andiamo.» Il ragazzo prese per mano Abby e corse dall'altra parte del corridoio, dove era situata la camera da letto della giovane Jackson. Aprì velocemente la porta e, una volta entrati, la richiuse subito a chiave blindandola.
«Chiudi le persiane e le finestre.» Ordinò dolcemente alla sua ragazza e lei lo fece subito. Sigillò le due finestre che davano sul giardino e corse nuovamente da William. Egli spense la luce e condusse Abigail in un angolo. Per posizionarsi e non urtare nulla nel buio, utilizzò una piccola torcia che portava sempre con se, ma che spense una volta sistemati. William si sedette per terra appoggiando la schiena contro il muro. Aprì le gambe e fece sedere in mezzo Abigail. La ragazza non poté impedire alle lacrime di scendere.
«Shhh. Tranquilla Abby, andrà tutto bene.» Cercò di tranquillizzarla William accarezzandole la testa, ma in quel momento le era difficile.
«Grazie William.» Si appoggiò al suo petto stringendolo a se.
«Non devi dirlo Abby.»
«Invece si, se non fosse per te non sarei mai riuscita ad arrivare fino a qui sana e salva. E anche per aver avvertito mia madre e mia sorella.» Singhiozzò la ragazza.
«Ora riposati, vedrai non ci troveranno.» William temeva molto il contrario. Sapeva che i vampiri sarebbero potuti entrare facilmente nella stanza, malgrado fossero sigillati all'interno.
Cercò di non pensare al peggio e di riposare anche lui. Ma non ci riuscì. Pensò alla sua famiglia che forse non era ancora stata avvertita. È vero, i vampiri erano ancora lontani da quel che diceva Patrick, ma non ci avrebbero messo molto per arrivare. Erano creature velocissime. Potevano benissimo arrivare dall'altra parte del globo in un minuto neanche. Non temeva per se stesso, ma per la giovane donna che amava. Si sarebbe sacrificato per lei sempre e ovunque. Ma per ora sperava che non attaccassero proprio loro.
Non poteva sapere che sarebbe stato proprio il contrario.
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Compulsive ≫ z.m.
Fanfiction(14+) Compulsive [kuh m-puhl-siv] adj., 1. compelling ; compulsory 2. Psychology pertaining to, characterized by, or involving compulsion governed by an obsessive need toconform, be scrupulous, etc., coupledwith an inability to express positive e...