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[Un giorno di ritardo. Però ce l'ho fatta.
So che alcune di voi mi hanno detto che i miei capitoli sono un po' corti, e sto provando ad allungarli un po', anche se troppo lunghi non mi piacciono perché, a mio parere, diventano noiosi.
Ad ogni modo spero che questo vi piaccia. Buona lettura!]

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Dal capitolo precedente...

Ormai era ora, era giunto il momento tanto desiderato da giorni, da mesi. Il cuore di Abigail batteva come non mai. Aveva paura, in un certo senso, di non riconoscerli più, di non essere lei più la stessa. Scosse il pensieri dalla testa, e si avvicinò alla porta, bussando sul legno riverniciato di bianco.

Sentì dei passi provenire da dentro la casa, e le chiavi girare nella toppa. La ragazza si concesse un ultimo sospiro liberatorio.

E vide il volto stanco e a dir poco sorpreso di sua madre...

~

«Abigail?!» Natalie non poteva crederci. Inizialmente era riuscita persino a pensare che fosse talmente stanca da avere le allucinazioni, ma poi si stropicciò gli occhi e realizzò che quella di fronte a lei era proprio sua figlia in persona, quella che non vedeva ormai da mesi.

Non stette molto a pensarci, circondò le braccia intorno al collo di sua figlia, che era rimasta ad osservarla sorridendo. Abigail ricambiò l'abbraccio, sentendo gli occhi pizzicare e le lacrime minacciare di uscire.

Quando madre e figlia si sciolsero dall'abbraccio fin troppo lungo, Natalie si concesse qualche minuto per osservare sua figlia. Era diversa. Era cambiata. In meglio, ovviamente. E anche Abigail scrutò sua madre. I segni dell'età erano ben evidenti sulla carnagione chiara, piena di rughe, malgrado non fosse così vecchie. Le occhiaie sotto gli occhi azzurri, come quelli della ragazza, erano parecchio grosse e anche difficili da nascondere. I capelli mori erano spettinati, raccolti in una crocchia selvaggia, dal quale pendevano dei ciuffi pieni di nodi. E gli abiti non erano meglio: la vestaglia azzurro sbiadito sembrava vecchia di cinquant'anni, e sopra di essa vi era un grembiule da cucina macchiato in alcune zone. Non era un bello spettacolo.

«Come stai? Cosa ti è successo in questi ultimi tempi? E perché non sei venuta a trovarci? Eravamo così in pensiero per te. E, sei così bella!» Disse senza sosta tra una domanda e l'altra, la madre. Da fin troppo tempo non la vedeva, e avrebbe voluto sapere ciò che faceva ogni giorno. Non badò molto alla raffica di domande poste.

«Va tutto bene, mamma.» Sorrise. E in quel momento Natalie si accorse che erano ancora sull'uscio della porta. Inoltre notò delle presenze alle spalle di Abigail, a cui prima non aveva neanche fatto caso. Riconobbe il volto del re, ricordandosi cosa era successo qualche tempo addietro. Sorrise semplicemente a tutti gli accompagnatori, prima di farli entrare in casa.

«Mi spiace per il disastro che ho in casa, ma se avessi saputo prima che saresti arrivata avrei pulito, e mi sarei procurata un po' del cibo che ti piace di più. Quanto resterai?» Abigail si guardò intorno. La casa era abbastanza carina e accogliente, niente in confronto a quello che possedevano prima, ma era pur sempre niente male. E, al contrario di ciò che sua madre sosteneva, era tutto molto pulito e ordinato. Dalla cucina proveniva un buon profumo di cannella.

«Non molto, mamma. Stasera torneremo a palazzo.» Ammise la ragazza.

«Oh, speravo saresti rimasta di più.» Probabilmente sua madre alludeva al fatto che credesse che sua figlia sarebbe rimasta per sempre quella volta. Ma, in realtà non era così.

«E papà? Dov'è?» Abigail cambiò argomento, cercando di evitare argomenti di cui non voleva parlare.

«Adesso lo chiamo, è in salotto.» I vampiri e la ragazza attesero in silenzio l'arrivo del padre. I minuti erano passati in silenzio. Nessuno aveva niente da dire, nessuno sapeva cosa dire.

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