Snowflakes

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Snowflakes

Come immaginavo, vidi il mese di Novembre passarmi davanti agli occhi come una macchina in corsa e non mi resi neanche quasi conto di averlo vissuto davvero. Quasi ogni giorno avevo un buon pretesto per divertirmi e godermi le vacanze ma si sa che, purtroppo, quando si sta bene il tempo vola. 

Io e Monique non potevamo vederci tutti i giorni, ma sapevamo comunque ritagliarci del tempo per stare insieme: qualche volta ci siamo dedicati alle divertentissime uscite a quattro con Louis e Arielle; altre volte invece abbiamo preferito starcene per conto nostro. 

E Louis? Cosa faceva quando io uscivo? Beh, piuttosto che passare qualche oretta da solo con Arielle preferiva stare in albergo a guardare la tv stravaccato sul letto.

Certo, mi dispiaceva doverlo lasciare là dentro da solo, ma lui mi assicurava sempre che non c’erano problemi. Lo sapevo che in realtà mentiva, conoscendolo, ma sapevo anche che per lui era più forte la volontà di venirmi incontro che la tentazione di lamentarsi.

Io e Monique sapevamo sempre come divertirci, non ci bastava molto. Per noi era perfetta anche una semplice panchina, un viale alberato, un parco. L’importante era che c’eravamo l’uno per l’altro.

Andammo anche al cinema e molto probabilmente, quella sera, eravamo le uniche due persone che avevano scelto un film a caso. Tanto non avremmo di certo prestato attenzione al grande schermo, avevamo di meglio da fare: il mio amico Niall mi diceva sempre che sbaciucchiarsi con una ragazza al cinema era la cosa più bella del mondo, così mi diedi subito da fare. Ed era vero, Niall aveva proprio ragione. Quella sera non riuscivo più a staccarmi da Monique: continuavo ad accarezzarle le guance e guardarla negli occhi, a baciarla e ad ammirare la bellezza del suo viso debolmente illuminato dalla luce del grande schermo. Sentire continuamente il suo respiro solleticare le mie guance e le dita delle mani sfiorare il mio collo mi eccitava.

Un giorno Monique mi portò a casa sua, dove conobbi i suoi genitori. Ero agitatissimo. La madre e il padre di lei sapevano della mia esistenza e, il fatto che io fossi inglese, a loro non garbava più di tanto.

Ricchi, importanti e intolleranti agli inglesi. Partivo bene.

Monique non mollava mai la mia mano, non mi lasciava e voleva stare a tutti i costi accanto a me; sapeva bene quanto io fossi un po’ scosso e ansioso. Intrecciando la sua mano con la mia mi fece capire che lei c’era e che dovevo stare tranquillo.

A parte i genitori che si mostrarono un po’ altezzosi e con la puzza sotto il naso, il resto non mi inquietava esageratamente. 

La casa era bellissima, grande e arredata principalmente da mobili bianchi e neri in stile moderno e si disponeva su due piani. La camera di Monique stava al piano di sopra ed era grande quanto il mio soggiorno! Appena vi entrai spalancai la bocca per lo stupore. 

-Questa è camera tua o il tuo mini appartamento?- ironizzai simpaticamente. Monique seppe solo ridere e io avanzai di qualche passo avanti dalla porta, ruotando la testa a destra e a sinistra.

Anche la camera della ragazza era bianca e nera ma con qualche schizzo di lilla su alcuni mobili e quadri. Anche le tende erano di quel colore tenue. 

Sulle pareti stavano appese anche molte foto in grandi formati di Monique durante i suoi set fotografici. Erano meravigliose, avrei voluto tanto staccarle dal muro e portarle via con me. Peccato che nel mio borsone ci stavano solo la mia macchina fotografica, una bottiglietta d’acqua e il portafogli, custodito in una tasca interna.

Le grandi portefinestre davano su un piccolo ma stupendo terrazzo dal quale si poteva ammirare la Tour Eiffel.

-E’ bellissimo qui!- esclamai appoggiando le mani sulla ringhiera in ferro del balcone.

Ma chèrie | Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora