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Non è mai stato facile trovarmi in situazioni che richiedessero di dovermi esibire di fronte una folla numerosissima e la prima (e ultima) volta che successe fu piuttosto traumatizzante.

Allora avevo solo 11 anni ed ero un ragazzino già troppo timido secondo i miei genitori, preoccupati dal mio quasi assente bisogno di socializzare e tanto invece quello di stare solo, immerso nella musica delle mie cuffie,  e fu proprio da lì che a mia madre si accese una fatale lampadina.

A Jeon Jungkook piace:
1 - la musica
2 - la solitudine


Quindi senz'alcuna titubanza ragionò: "Come posso fare per allontanarlo da questo suo modo di essere sbagliato per assecondare il mio solo interesse personale senza minimamente dare conto a quello che con molte probabilità potrebbe essere un danno per la sua salute psicofisica? Giusto! Perché non farlo partecipare alla competizione canora della scuola per far si che quest'esperienza lo traumatizzi a vita e io viva con i sensi di colpa?"

Come ogni evento traumatico che si rispetti la mia mente decise di eliminarlo parzialmente, lasciandomi soltanto rimasugli di sensazioni e immagini poco chiare che facevano a botte nella mia testa fino a straziarmi l'animo.


E così a distanza di 10 anni, Jeon Jungkook non parla più...o meglio, non è che io mi definisca totalmente muto, ma dagli 11 ai 16 anni imparai l'alfabeto muto pur di smettere di parlare e di conseguenza lo stimolo di parlare mi venne sempre meno fino a svanire quasi completamente.
A scuola la situazione non era tanto diversa: tutti i miei compagni di classe alle medie e superiori pensavano fermamente fossi muto dalla nascita non conoscendo i dettagli della triste vicenda, al contrario le amicizie delle elementari che mi rimasero accanto fino ad oggi decisero di seguirmi ed aiutarmi nel mio percorso assecondandomi persino nell'apprendimento della lingua dei segni, non potrò mai esserne abbastanza grato.

Mia madre invece si sente ancora profondamente in colpa per quello che mi fece passare e ancora oggi, ogni giorno tenta di farmi parlare un pochino ma con scarsi risultati. La realtà è che per un po' ci provai spesso da solo nella mia camera, ma a causa di profonde paure e blocchi emotivi gli unici suoni considerabili tali furono sottili squittii e sussurri, come se fossi vittima di un costante mal di gola.

Taehyung e Hoseok provavano spesso a farmi contare da 1 a 10 o farmi cantare la scala musicale e venivo incoraggiato con insistenza perché piagnucolavano spesso su come gli mancasse la mia dolce voce da bambino che gli intonava canzoncine della buonanotte. 

"Chissà che voce avrai ora, kook"

diceva spesso Taehyung sovrappensiero mentre mi arruffava i capelli che erano già naturalmente scompigliati. Hoseok non insisteva troppo sulla questione e tentava sempre di orientare il discorso altrove, a volte risultando anche ambiguo e forzato, ma apprezzavo il fatto che cercasse di proteggermi. 
La mia condizione non mi diede chissà quanti problemi di rendimento scolastico, ero seguito da professori diversi e possedevo permessi speciali per lo studio, provocando dicerie sul mio conto che si sparsero per tutta la scuola.

"Jeon Jungkook fa finta di essere muto per poter prendere voti più alti"

"Il tipo muto probabilmente non parla perché ha l'alito che puzza"

"È irritante, pensa di essere speciale"


Queste erano le frasi che più frequentemente raggiungevano le mie orecchie mentre a testa bassa camminavo per i corridoi, ad evitare scontri diretti e sguardi indignati. Non sono mai stato aggredito fisicamente ma sentivo su di me una onnipresente pressione psicologica che mi costringeva all'isolamento.

Quindi ricapitolando: un ragazzino che vive la sua infanzia e pre adolescenza con ansia sociale, muto, solo, deriso e spesso vittima di improvvisi attacchi di panico, di conseguenza sentivo di avere zero possibilità di successo nella vita e consideravo le mie aspettative di vita veramente brevi. Tutto ciò mi trascinò inevitabilmente in una spirale di continui pensieri suicidari che mi riempivano le monotone giornate durante le quali nemmeno il sole riusciva a far illuminare.

Arrivai alla conclusione che forse quello sarebbe stato il mio destino e più volte ritenetti porre fine alla mia esistenza l'unica via di fuga, rimandavo sempre di qualche giorno per via di impegni scolastici o imprevisti da parte di Taehyung e Hoseok che desideravano la mia presenza fisica senza badare troppo invece a quella mentale, perché mentre facevo ciò che mi chiedevano il mio cervello mi offriva diverse possibilità più o meno creative e convenienti per farla finita.

E quando finalmente arrivò il giorno in cui decisi di lasciarmi tranquillamente cadere sul traffico delle 5 e mezza del mattino, qualcosa o meglio qualcuno decise casualmente che per me l'ora non era ancora giunta.























N/A

Ogni volta che si parlerà col linguaggio dei segni lo scriverò in questo modo giusto per farlo capire meglio.

-Leo

𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 - jikook.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora