Quella notte mi svegliai di soprassalto, forse a causa del temporale che si faceva sempre più violento e del mio cuore che in quei giorni in particolare non riusciva a trovare un momento per potersi rilassare.
Continuavo a dipingere nella mia mente la scena di quel pomeriggio, mentre Taehyung piangeva e io non potevo fare niente se non guardarlo e compatirlo, sentendomi tremendamente in colpa.
Hoseok mi raccontò svariate volte di Taehyung e del suo rapporto con suo padre, che come lui sembrava perennemente incupito.Ma a differenza sua Taehyung perse il sorriso proprio quando alle medie sua madre venne a mancare suicida per problemi economici, la sua famiglia non se la passava bene e lei venne licenziata subito dopo che il padre di Taehyung divorziò con lei.
Per questo Taehyung non andava d'accordo col padre, quasi lo definiva odio, perché pensava che la perdita di sua madre fosse colpa in parte di suo padre e in parte di chi le levò la sua unica sicurezza, il lavoro che manteneva suo figlio.E mi si spezzò il cuore vederlo così sofferente.
Improvvisamente sentii un peso sul petto: una sensazione spiacevole si smosse nel mio stomaco che mi fece smettere di respirare per qualche secondo.
Eccola, pensai, di nuovo quella sensazione di inferiorità, quella bestia nera che si svegliava dai meandri della mia testa quando meno me lo aspettavo per aggrapparmisi al collo e sussurrarmi frasi raccapriccianti.
"Non hai diritto di stare male" mi diceva bisbigliando.
"Ci sono persone con più problemi di te" mi diceva accarezzandomi l'orecchio con le sue lunghe dita affusolate.
"Il tuo dolore non è legittimo" mi diceva graffiandomi il collo con le sue lunghe unghie.Dovresti morire e basta, sei una nullità, un effimero esile respiro a cui nessuno presta attenzione.
Mi misi le mani fra i capelli e spalancai gli occhi, incapace di muovermi mi guardai nervosamente intorno cercando di trovare la fonte di quelle voce terrificanti.
Le mie dita iniziarono a tremare mentre le gambe decisero finalmente di muoversi e di farmi alzare dal letto per dirigermi in bagno dove mi guardai nello specchio, coprendomi parzialmente il volto con le mani e lasciandomi intravedere solo due grandi occhi che sembravano appartenere ad un pazzo.
L'avrei fatto proprio in quel momento, prendere le forbici e disegnare una lunga e profonda linea verticale sull'avambraccio per poi sdraiarmi per terra ed aspettare di riaddormentarmi, ma un urlo stridulo proveniente da fuori mi riportò alla realtà.Mi affacciai e vidi qualcosa che mai mi sarei aspettato.
Jimin?
Perché Jimin era in giro a quell'ora della notte? Il suo ombrello era a terra così come il bastone con cui si guidava, e indietreggiava lentamente.
Capii che la situazione era critica quando vidi un uomo avvicinarsi a lui, che tremolante agitava le braccia davanti a sé per proteggersi.
"Non mi toccare, chi sei, parla!" piangeva disperato mentre l'uomo lo afferrò dai polsi e avvicinò troppo il viso al suo orecchio che leccò disgustosamente.
Il petto mi bruciava, strinsi i pugni e senza esitazione scesi in strada e corsi verso la scena che mi stava dando il voltastomaco.L'uomo si voltò verso di me e tappò la bocca di Jimin con una mano, cercando di trascinarlo via, non fece in tempo a reagire quando sulla sua faccia si piantò il mio pugno destro, sentii le nocche vibrare. L'uomo cadde a terra agonizzante, si coprì il naso probabilmente rotto e indietreggiava sempre di più una volta incrociato lo sguardo con il mio, evidentemente incuteva abbastanza terrore a farlo scappare via non appena strinsi di nuovo il pugno.
Quando la sua figura sembrava sparita tra le case in lontananza mi voltai verso Jimin che accovacciato per terra e con la testa fra le mani dondolava leggermente in avanti e indietro."Che succede...che succede...che succede" bisbigliava velocemente con voce flebile.
Mi chinai davanti a lui e appoggiai la mano sulla sua che al mio contatto agitò freneticamente, urlò impaurito. Alzò la testa, spalancò i suoi grandi occhi azzurri e con lo sguardo volto verso il cielo lasciava scendere innumerevoli lacrime che brillavano come stelle sotto la luce della luna.
"Ti prego non farmi male.." pianse ancora mentre con le mani si stringeva la felpa al petto.
Afferrai il suo volto e lo portai davanti il mio, mentre lui ancora terrorizzato lasciava che il suo labbro tremolante si inarcasse in smorfie di paura.
Poggiai la fronte sulla sua aspettando che riconoscesse il mio tocco, e così fu. Lo sentii calmarsi progressivamente quando la sua stretta che stringeva i miei polsi si faceva sempre più leggera fino a trasformarsi in un tipeido abbraccio fatto di lacrime e soffici carezze."Jungkook, Jungkook"
chiamava il mio nome senza fermarsi un attimo e con le braccia mi stringeva energicamente come se cercasse continuamente di aggrapparsi al mio cuore. Pensai di essere davvero troppo debole alla vista di un Jimin così spaventato e fragile che non mi accorsi di aver iniziato a lasciare piccoli baci sul suo volto mentre con la mano gli accarezzavo i capelli bagnati. Le sue lacrime erano salate e le sue guance morbide e dolci, un contrasto che mi scaldò il cuore, le mie mani fredde invece sollevarono Jimin per prenderlo in braccio e portarlo in casa.
Lo poggiai sul letto e continuai a baciargli il volto fino a che non mi assicurai che si fosse tranquillizzato abbastanza da potermi spiegare il motivo per cui a quell'ora della notte si trovava in giro per strada.
"Mi hai salvato Jungkook, mi hai salvato ancora, mi hai salvato"
Anche lui mi salvò ancora e pensai come fosse incredibile che per la seconda volta ci fossimo salvati a vicenda senza alcun preavviso.
Iniziai a scrivere sulla sua guancia quando ancora in lacrime mi si aggrappò al collo, mi lasciò rapidi baci sulla fronte che mi solleticarono dolcemente provocando una sensazione piacevole allo stomaco che ricominciò a diventare casa di mille farfalle agitate.
"Jimin, sono qui stai tranquillo" scrissi sulla sua schiena. Il suo respiro si fece più lento e profondo e si lasciò rannicchiare fra le mie braccia, affondando il viso sul mio petto.
"Perché sei in giro a quest'ora?"
Senza muoversi dalla posizione fetale mi accarezzò il petto.
"Volevo fare una passeggiata"
"Perché proprio a quest'ora?"
"Perché è l'unico orario in cui posso farlo"
"È troppo rischioso per te"
"Lo so, ma...durante il giorno è così caotico, ho paura che le persone mi prendano in giro, che mi faccia male o che..."
"Direi che anche la notte i problemi non sono pochi, non credi?"
Annuii affondando ancora di più il volto nel mio petto."A dir la verità... camminavo sperando di arrivare da te"
Tirò su con il naso."Non sapevo neanche dove abitassi, è davvero stupefacente"
"Ma è stato anche rischioso, e se quel tipo-"Alzò il viso dal mio petto e mi rivolse lo sguardo che si fermò nei miei occhi, perfettamente aggrappati ai suoi.
"Tu ci credi al destino Jungkook?"
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𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 - jikook.
Fiksi Penggemar»𝙨𝙝𝙤𝙧𝙩 𝙨𝙩𝙤𝙧𝙮 started: April 2019 finished: June 2019 "Perché proprio io Jimin?" "Perché quando ti tocco ti sento simile a me come nessun'altro prima d'ora" Avvicinò l'orecchio al mio petto. "E fidati Jungkook che di cuori ne ho sentiti tan...