VII

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Con svogliatezza mi alzai dal prato e mi sgranchii le gambe, presi la mano di Jimin e lo aiutai a farlo alzare. Quella reazione improvvisa lo confuse.

"Perché? E' già ora di andare?" inclinò la testa dispiaciuto.
"Si stava così bene qua..." allargò le braccia alzando la testa verso il cielo che si era intanto schiarito, lasciando che gli ultimi raggi di sole prima del tramonto gli illuminassero le guance donandogli un colorito dorato.
"Mi dispiace Jimin, devo andare, ci sentiamo a scuola va bene?"
"Non credo ci andrò più lì"
"Perché?"
Si stropicciò gli occhi.
"Mi è bastato un giorno per capire che se dovessi continuare a frequentare cadrei di nuovo in depressione"

Sembrava davvero solo.

"Probabilmente chiederò a mia madre di ricominciare le lezioni private a casa, non sono in grado di muovermi come voglio"

"Voglio vederti ancora"
Lo scrissi di nuovo sulla sua guancia che si sentì solleticare, la sua risata dolce mutò rapidamente in un'espressione seria e malinconica.

"Ti riaccompagno a casa"
"Non ce n'è bisogno" si rimise gli occhiali e iniziò a camminare dritto davanti a sé, tenendo le braccia leggermente in avanti per paura di urtare qualcosa o qualcuno. Ad un certo punto decise di fermasi.

Rimase qualche secondo in silenzio e io ovviamente feci lo stesso senza allontanarmi.
Ruotò la testa verso di me e con un'espressione rassegnata si coprì la bocca con la mano, imbarazzato.

"Forse è meglio se mi accompagni"






Jimin mi diede la via di casa e nel giro di una decina di minuti ci trovammo davanti la sua porta, lo aiutai a suonare il citofono e a sistemarsi la cartella che calava leggermente dalla sua spalla.

"Allora...io vado"
"Possiamo incontrarci ancora?"
"Ripensandoci, forse non vorrei tr-"

Da dietro Jimin apparve la figura di una donna leggermente più bassa di lui, non mi sorprese si trattasse di sua madre vista l'incredibile somiglianza evidente soprattutto dal taglio degli occhi e dalle labbra.
"Ah! Sei un nuovo amico di Jimin?"
Mi strinse la mano riservandomi un grande sorriso, qualcosa dentro di me dubitò della genuinità di quel gesto.
"Grazie mille per averlo riportato a casa"
Piegai il capo annuendo, ricambiando il sorriso. La donna prese Jimin per le spalle per poi portarlo in casa, mentre con lo sguardo continuavo a seguirlo sin quando riuscivo ad intravederne solo l'ombra dalla finestra.

Stetti qualche altro secondo con la testa fra le nuvole quando all'improvviso mi ricordai dei messaggi di Taehyung.

Ci misi esattamente mezzora e qualche secondo di pausa per respirare e appena arrivai vidi Hoseok e Taehyung aspettarmi sulle piccole scale che si trovavano davanti la porta di casa. Si alzarono all'unisono ed entrambi tenevano braccia conserte e sguardi poco contenti.

"Che succede?" chiesi genuinamente incuriosito.
"Dobbiamo parlare Jungkook" rispose seccamente Taehyung, che si spostò per potermi permettere di aprire casa. Vivevo in un appartamento da solo, apparteneva a mio padre prima che morisse e di conseguenza secondo il suo testamento decise di donarlo a me, avere casa tutta per me era molto utile per organizzare conferenze con i miei unici due amici.

Taehyung si sedette sul divano mentre Hoseok rimase in piedi accanto a Taehyung, che fu il primo ad iniziare a parlare.

"Allora i fatti sono questi. Prima cosa: hai letteralmente abbandonato Hoseok oggi"
"NON HAI IDEA DI QUANTO FOSSI PREOCCUPATO PENSAVO TI FOSSE SUCCESSO QUALCOSA! NON È MAI SUCCESSO PRIMA D'ORA CHE NON-"
Taehyung rassicurò Hoseok afferrandogli il braccio. Era visibilmente scosso e non riuscivo a capire se fosse arrabbiato, dispiaciuto o entrambi.
"Hyung, calmati"
Hoseok fece un profondo respiro e si accasciò accanto a Taehyung.

"Jungkook." lo sguardo di Taehyung si fece sempre più serio.
Si levò i piccoli occhiali da lettura che indossava spesso e si massaggiò gli angoli degli occhi.
"Ho saputo da qualcuno che oggi sei stato in un posto insieme ad un tipo... Jimin, giusto?"

"Si e quindi?" aggrottai le sopracciglia.

"Non è questo il punto...comunque... questo qualcuno mi ha anche detto che... hai parlato di provare a toglierti la vita, è vero?"

Il silenzio che calò nella stanza sembrava fare un rumore assordante.

Hoseok picchiettava violentemente le dita sul bracciale del divano mentre Taehyung non mi levava gli occhi di dosso che sentivo bruciare su di me, avrei desiderato trovarmi in qualsiasi altro luogo piuttosto che continuare a sentirmi così in soggezione.

"Non è come sembra" fu l'unica cosa che riuscii a dire prima che Taehyung si alzò di scatto per prendermi dal collo della maglietta che stava stringendo con forza. Il suo sguardo mi fece spaventare, si fece ancora più tetro e serioso, non riuscivo a sopportare tanto stress.
"Togliersi la vita è un grosso, grosso, GROSSO gesto egoista e lo sai bene, tienilo a mente Jungkook"
Tentai di liberarmi dalla sua stretta che si fece invece sempre più forte.
Guardai Hoseok sperando potesse aiutarmi ma il suo sguardo si distolse dai miei occhi non appena li feci incontrare con i suoi.
Guardai poi di nuovo Taehyung, stavolta con aria di sfida ma non potendo impedire ad alcune lacrime di rigarmi il volto, sempre più spaventato alla vista di un Taehyung che non avevo mai visto prima di allora.

"È più egoista il suicidio oppure obbligare qualcuno a vivere nella sofferenza?"
Sentii il respiro di Taehyung spezzarsi e la sua presa allentarsi e approfittai di quel suo momento di debolezza per allontanarmi da lui.

Scappa.

D'istinto corsi verso la porta ma venni bloccato da Hoseok, che mi prese entrambi i polsi mentre tentava in tutti i modi di costringermi a guardarlo negli occhi.
"Jungkook! Lo sai che non è la soluzione!" continuai a dimenarmi.
"Non sei da solo Jungkook!" dopo un forte strattone che mi liberò nuovamente iniziai a correre ignorando le loro voci che, sempre più in lontananza, urlavano il mio nome.

Bella mossa Jungkook, scappato dalla tua stessa casa.

Continuai a correre senza sapere dove andare, quanto stare, se mi stessero seguendo o se avessero avvisato qualcuno per paura che fossi scappato per suicidarmi e porre fine a tutti quei problemi.
Non volevo essere aiutato da nessuno, avevo preso una decisione da molto tempo prima e né loro né qualsiasi altra soluzione che avrebbero potuto trovare sarebbe stata utile a farmi cambiare idea.
Per un momento pensai davvero che sarebbe stato il momento giusto una volta allontanatomi da casa, e ancora più conveniente sarebbe stato se lo avessi fatto in un posto dove sarebbe stato difficile ritrovarmi.

Jimin.

Mi fermai in mezzo alla strada quando sentii di nuovo quella sensazione crescermi nel petto che mi fece istintivamente portare le mani sul cuore.
Perché pensavo a lui proprio in quel momento? Perché sentivo calore anche se il freddo della sera mi pizzicava le mani?
Alcune gocce iniziarono a bagnarmi i vestiti, da lì a poco iniziò a piovere copiosamente e sentii il bisogno di ripararmi da qualche parte, almeno per la notte.

Jimin.

𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 - jikook.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora