XV

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Perché avrebbe dovuto scrivere quella parola accanto al nome di Jimin?
Divenni ancora più curioso.

Jimin ruppe il silenzio ancora una volta e quasi non mi prese un colpo, ero troppo concentrato nei miei pensieri.

"Kook, non te l'ho mai chiesto, hai amici?"
"Perché lo chiedi?"
"Per conoscerti meglio...e perché ho sentito le notifiche, hai amici che ti cercano?"
"Ne ho solo due"
"Meglio pochi ma buoni, no?" sorrise dolcemente.
"Come si chiamano?"
"Hoseok e Taehyung"

Jimin tossii rumorosamente e quasi non si strozzò.

"Che succede?" distolsi lo sguardo dalla strada per controllare che stesse bene.
"N-niente niente... haha..." sembrava nervoso tutto ad un tratto.
"Credo mi abbia scritto Taehyung prima"
"Ah...capisco.." le sue unghie si conficcarono nelle sue braccia e iniziò a grattarsi nervosamente, mentre volse lo sguardo dall'altra parte, come per evitare il mio che non avrebbe comunque potuto vedere.

"Kim...Taehyung?"
"Si, perchè?"

Quando mi accorsi che eravamo arrivati fermai la macchina e rimasi immobile per qualche secondo, Jimin era confuso.
"Perché ti sei fermato?" ora il suo tono sembrava freddo, quasi spaventato.
Mi avvicinai a lui e capii definitivamente che qualcosa non andava quando con voce tremolante si spostò leggermente indietro e mi sussurrò un flebile "cosa c'è".

"Jimin, devi dirmi qualcosa?"
"Non ho nulla da dire" le sue orecchie lo tradivano: erano diventate di un rosso scarlatto e le sue mani si strinsero in due pugni, mentre la gamba iniziò a ballargli nervosamente.

Infilai la mano nella tasca per prendere il telefono quando Jimin allungò le braccia verso di me e mi abbracciò, aggrappandosi al mio collo. Quel gesto mi lasciò confuso e imbarazzato fino a che Jimin non iniziò a tastare la tasca dove tenevo il telefono. Senza spostarlo da quella posizione scrissi con difficoltà sulla sua schiena un impacciato "Perchè?" vista la posizione in cui mi trovavo. Jimin continuò a tastare sui miei pantaloni quando lo sentii singhiozzare lievemente e la sua schiena avere spasmi provocati dal pianto che evidentemente cercava di nascondermi.

"Parlami perfavore" gli accarezzai la testa, sentivo le sue lacrime calde bagnarmi la spalla.
"Non l'ho fatto apposta, non sono stato io,non sono stato io"
"Di cosa parli Jimin?"
"N-non io... n-non io..."

I suoi singhiozzi diventarono sempre più rumorosi e accompagnati da lamenti contenuti e sofferenti. Gli presi il viso fra le mani e gli asciugai le mani con i pollici, inclinò la testa per poggiare la guancia nel mio palmo e chiuse gli occhi mentre le sue sopracciglia continuavano ad aggrottarsi e gli occhi far sgorgare grossi lacrimoni. Il suo nasino si fece rosso così come i suoi occhi, le guance e le orecchie e pensai di trovarmi davanti alla persona più dolce che abbia mai visto, ma non era quello il momento per abbandonarmi alla tentazione.
Lo accompagnai fuori l'auto e iniziammo a camminare lungo la strada, per portarlo dove avevo pianificato sin da quella mattina.
"Jungkook...non ti ho detto tutto su quel giorno..."
"Di cosa parli?"
"Di quando ho fatto l'incidente che mi ha fatto perdere la vista"
"Cos'altro c'è da sapere?"

Jimin sembrava star sul punto di piangere di nuovo quando si fermò all'improvviso mollandomi la presa e i suoi occhi iniziarono lentamente ad aprirsi, lasciando spazio ad un'espressione di stupore che lo faceva sembrare un bambino in un negozio di caramelle. I suoi occhi brillavano per i residui di lacrime che si trasformarono in un pianto gioioso all'udire il suono che più gli mancava al mondo e che avrebbe lasciato che lo coccolasse come faceva quando era piccolo: il mare.

Il suo piede prese un lento slancio, lo seguì quello dopo, poi le braccia e improvvisamente iniziò a correre davanti a se, senza preoccuparsi di eventuali ostacoli e concentrandosi solo sul suono che lo stava guidando. Avevo voglia di urlare il suo nome, di chiamarlo a me e abbracciarlo forte, di potergli sussurrare nell'orecchio che avrei voluto che quel momento non finisse mai. Jimin correva, correva, correva.
Le sue scarpe affondavano nella sabbia e lo facevano rallentare e inciampare, così decise di sfilarsele velocemente mentre continuava a saltellare e a perdere l'equilibrio e quando i suoi piedi vennero finalmente a contatto con il gelido mare autunnale, allargò le braccia e buttò la testa all'indietro. I suoi capelli danzavano al vento così come la sua felpa che si dimenava lasciandomi ogni tanto intravedere la sua silhouette.

Mi avvicinai a lui e gli cinsi le spalle, lui rispose appoggiando la testa su di me.

"Grazie Kookie..." lo sentii tirare su con il naso per l'ennesima volta in quella giornata.

"Perchè non ci vieni mai?"

"Io ovviamente non posso muovermi da solo, mia madre non può accompagnarmi perché lavora in continuazione e mio padre..."

Si fermò di scatto e lo sentii irrigidirsi, come se si fosse pentito di averlo nominato.

"Tuo padre cosa?"

Jimin si sedette sulla sabbia e lo seguii, si portò le ginocchia al petto e si coprì il viso con le mani.

"Il giorno del mio incidente ero in macchina con mio padre.." gli poggiai una mano sulla schiena, sospirò e continuò a parlare, sempre più rattristato.

"Ero emozionato perché stavamo andando ancora una volta al mare, stavamo venendo qua, proprio dove siamo io e te. Ricordo mio padre sorridere, poggiarmi una mano sulla gamba cercandomi di calmare dalla mia elettricità tipica di un bambino felice di andare a giocare dopo una faticosa giornata di scuola...successe poi quello che è successo. All'improvviso vidi tutto nero, sentii solo una grossa botta alla testa e mi svegliai in un letto d'ospedale che erano passati 6 mesi..."

Si voltò verso di me e strinse la mia maglietta, abbassando lo sguardo.

"Quello che devi sapere è che mio padre non è stata l'unica vittima dell'incidente..."

Aggrottai le sopracciglia.

"Cosa intendi?"





"Nell'incidente venne coinvolta anche la madre di Taehyung"

𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 - jikook.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora