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"In realtà non sono cieco dalla nascita come molti potrebbero pensare, ma ho avuto un grave incidente d'auto quando avevo 13 anni che mi ha portato alla cecità corticale... probabilmente avrò sbattuto la testa sul terreno troppo violentemente, non riesco a ricordarlo perché oltre a questo a causa di un conseguente trauma cranico ho perso memoria di quell'evento e devo continuare a fare controlli regolari in ospedale" 

sentii la sua voce incrinarsi e abbassarsi di tono.

"Ho imparato a vivere in questo modo abbastanza velocemente..."  tirò su con il naso mentre si sistemava gli occhiali, cercando di non dare a vedere che stava per iniziare a piangere.

"Anche se devo ammettere che darei tutto per poter rivedere il mare per un'ultima volta"

Sembrarono tutti visibilmente dispiaciuti dalla sua condizione e lasciarono che dei brevi applausi riempissero la stanza, per mostrare supporto nei suoi confronti. Io rimasi con la sua mano nella mia ad osservarlo mentre sorrideva leggermente, asciugandosi le lacrime da sotto gli occhiali.
"Sei stato bravo hyung, sei coraggioso"
Jimin mi accarezzò il dorso della mano mentre tirò ancora su col naso.
"Grazie Kookie, tocca a te"

Kookie.

"Chi di voi parlava la lingua dei segni?"
Kim Namjoon alzò la mano.
"Bene, puoi iniziare" disse la signora facendomi cenno.

La mia mente si svuotò improvvisamente di qualsiasi pensiero, persino dell'ansia che tanto cercavo di mandare via dall'inizio di quell'incontro. Non avevo idea di cosa dire, come iniziare il discorso e se parlare di come tutto ciò che stavo facendo sarebbe stato inutile visto la sorte che avevo deciso di prendere, se piangere, se riderci su, se arrabbiarmi, se mentire...
Jimin sembrò capire e mi accarezzò la schiena.
"Ce la puoi fare Kookie"

Ce la posso fare.

"Sono Jeon Jungkook, ho 21 anni e sono muto. Neanche io sono nato con questo problema ma credo mi sia arrivato tutto d'un tratto, da un giorno all'altro, dopo aver vissuto un momento davvero traumatico. Forse per molti può sembrare stupido, addirittura assurdo, il mio smettere di parlare per qualcosa di così insulso, eppure sono sempre stato un bambino molto introverso, che difficilmente parlava se non interpellato, che aveva pochi amici e una vita monotona proprio come ora."

Mi fermai un momento per respirare. 

"Mia madre decise di rovinarmi a vita costringendomi a partecipare ad un concorso canoro. Non ho memoria di ciò che mi è successo dopo perché svenni sul palco, davanti a migliaia di persone che ridevano di me per aver cercato di cantare una canzone che evidentemente non era adatta per le mie corde vocali che mi abbandonarono li, un po' per l'ansia un po' per la difficoltà della canzone, lasciandomi produrre dei suoni striduli e imbarazzanti.
 Praticamente da quel giorno le mie corde vocali sembrano come bloccate da un grosso macigno. Molto spesso provo a parlare, ci provo con tutto me stesso ma non riesco perché ho continuo a pensare e a sognare quel giorno così tanto da farmi venire la nausea."

Respirai profondamente prima di dire qualcosa che avrebbe potuto mettere a repentaglio la mia reputazione, ma d'altronde non conoscevo nessuno e mi presi la libertà di dire quello che mi passava per la testa.
"Sono già un bel po' di settimane che cerco di togliermi la vita eppure c'è sempre qualcosa che me lo impedisce, come stanotte che per poco non ci riuscivo..." 

mi voltai verso Jimin, nonostante i grandi occhiali notai la smorfia di dolore che cercava di contenere.

"...Ma qualcuno ha deciso di passare per di lì e distrarmi ancora una volta"

Appena Namjoon finì di tradurre vidi Jimin girare di scatto il busto verso di me e afferrarmi entrambe le mani, scosso e tremante.
"Sono stato io vero? Eri tu quella sera allora?"  alzò la voce con tono preoccupato.

Sentii l'atmosfera farsi sempre più rarefatta e focalizzata su di me, il respiro mi si fece corto e la nausea più intensa, afferrai la mano di Jimin e lo trascinai via lasciando tutti i presenti attoniti e pieni di domande.
Continuai a correre per strada mentre sentivo Jimin che tentava invano di mollare la presa.
"Jungkook... fermati ti prego" entrambi i nostri respiri si fecero affannati e stanchi, decisi di fermarmi in un grande parco e non esitai un istante a gettarmi sul prato per poter riprendere a respirare regolarmente. Jimin mi seguì poco dopo, quando il suo respiro si era già abbastanza stabilizzato per potermi parlare.

"Mi dispiace Kookie, non pensavo fosse così difficile per te" riuscii a sentire nelle sue parole un velo di sensi di colpa che trovai insensato: non era colpa sua se mi trovavo in quella situazione, era qualcosa che riguardava solo e soltanto me e vedere Jimin genuinamente preoccupato e triste nonostante lo conoscessi a malapena mi fece realizzare quanto mi sarei perso se fossi riuscito a morire quella notte.

Jimin si portò gli occhiali sulla testa e tenne gli occhi chiusi, io non trovai altro da fare che esaminare attentamente il suo respiro affaticato dalla corsa a cui con molte probabilità non era spesso abituato.

"E se ti dicessi che la mia sorte ieri notte sarebbe stata la stessa se solo non avessi sentito qualcuno far vibrare la ringhiera?"

𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 - jikook.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora