Non riuscivo a credere di trovarmi di nuovo davanti la porta di Jimin.
Non sarebbe stato strano se mi fossi precipitato senza alcun preavviso in casa sua? Ci conoscevamo da poco e inoltre avrei dovuto spiegare sia a lui che alla madre il motivo per cui mi trovavo a girovagare di sera in cerca di riparo.
"Forse non è il caso" pensai mentre feci qualche passo indietro, deciso a cercare un altro posto, quando sentii la porta aprirsi e vidi Jimin tenere in mano una busta della spazzatura.
Rimasi impietrito non sapendo come reagire e mi preoccupai se si fosse accorto di me. Jimin aprì l'ombrello e si affacciò leggermente dall'uscio per aprire il secchio della spazzatura lì vicino, probabilmente non si era accorto di nulla fino a che ingenuamente ricominciai a camminare, le mie scarpe strusciarono sull'asfalto bagnato e il suono fece aguzzare l'udito a Jimin."C'è qualcuno?"
Jungkook sei un vigliacco, vigliacco, vigliacco.
Il mio cuore mi stava chiaramente indicando di andare da lui, chiedere riparo e bearmi della sua tanto voluta compagnia, ma la mia mente sapeva quanto questo avrebbe inevitabilmente causato solo danni.
Non volevo coinvolgere Jimin, aveva già abbastanza problemi senza di me e non avrei mai voluto essere un peso in più per nessuno, specialmente per lui.
Ma quella volta decisi di ascoltare il cuore che batteva così forte da coprire qualsiasi altro pensiero.Mi avvicinai a Jimin che udendo i miei passi si girò verso la mia direzione, aspettando una risposta.
Non so cosa mi prese esattamente in quell'istante, ma vederlo brillare sotto la luce lunare, con qualche ciocca bagnata, qualche goccia che cadeva dalla camicia da notte e le piccole mani che tenevano l'ombrello mi fece riflettere su quanto Jimin fosse un ragazzo così naturalmente affascinate e tenero.
Misi una maso sulla sua guancia, ma non reagì. Dopo qualche secondo ricambiò il gesto cercando il mio viso avanti a sé, che avvicinai per raggiungere la sua mano e lasciarmi riconoscere."Jungkook!" i suoi occhi si chiusero teneramente in due piccole fessure non appena mi rivolse un grande sorriso che gli riempì le soffici guance e che mi alleggerì il cuore da tutta quella paura che avevo dentro di me.
"Che ci fai qui?" Mi accarezzò i capelli e le spalle.
"Ma sei zuppo! Entra prima che ti prenda qualcosa" Mi prese il braccio e mi portò in casa. Le luci erano spente e la madre non sembrava essere in casa, cosa strana per Jimin, pensavo avesse bisogno di un aiuto costante visto la sua condizione.
"Tua madre non c'è?"
"Si, sta dormendo di sopra" controllai l'ora sul cellulare che tirai fuori dalle tasche bagnate, accorgendomi delle decine di chiamate perse da Hoseok e Taehyung. Iniziarono i sensi di colpa, ma alla fine pensai che avrebbero potuto reagire in modo meno aggressivo ed evitare che la mia testa andasse nel pallone e si arrivasse a tutto ciò."Così presto?" decisi di non pensarci e continuare la conversazione con Jimin, che intanto mi stava portando verso la sua stanza. Sul muro c'era una sottile ringhiera appena sporgente, rendendogli più facile spostarsi e tenersi in equilibrio.
"Oggi mamma ha avuto una giornata stancante a lavoro ed è crollata subito, non ha neanche cenato" si fermò appena davanti la porta della sua stanza.
"A proposito, tu hai fame?"
"Un po', ma tranquillo hyung non ti sforzare"
"Vado a prendere qualcosa da mangiare, aspettami qui"
Afferrai la sua mano prima che potesse andarsene.
"Sei sicuro?Ce la fai?"Mi accarezzò il palmo e annuì, così lo lasciai andare e rimasi da solo nella sua stanza. C'era solo il letto, la scrivania e qualche oggetto su dei ripiani con dei libri e mi chiesi per quale motivo possedesse dei libri se... non poteva leggere. Ne presi uno per curiosità e lo aprii, avrei dovuto intuire si trattasse di libri scritti interamente in braille.Sfiorai con i polpastrelli quella lingua a me sconosciuta e pensai come fosse incredibile e unico poter capire cosa c'era scritto. Sentii la maglietta bagnata appicciarmisi al corpo e pesarmi sulle spalle. Esitai ma ritenni necessario levarmela, avrei potuto veramente ammalarmi, si gelava.
Jimin entrò in stanza con quelli che sembravano due panini e avanzò verso il letto. Sentii le guance avvamparsi quando spostò lo sguardo su di me e pensai di essere un pervertito a spogliarmi così in casa di un ragazzo che conoscevo appena, ma realizzai che fino a che non mi avrebbe toccato non ci sarebbero stati problemi.
"Siediti con me sul letto"
Mi sedetti accanto a lui badando ad evitare il contatto fisico, mi diede il panino ed iniziammo a mangiare in silenzio, lui a testa bassa e io guardando la sua bocca, che dava piccoli morsi al panino.
Una volta finito di mangiare lo vidi avvicinarsi a me e allungare la mano proprio verso il mio petto, ma feci in tempo a bloccarla dal polso.
"Che fai?? Voglio sentire se la maglietta é ancora umida"
Con le mia guance che iniziarono a scottare lo bloccai una seconda volta e con entrambe le mani lo tenni fermo davanti a me.
"Jungkook, fammi sentire dai!"Era in ginocchio davanti a me e si chinava sempre di più per raggiungere la mia maglietta -ormai gettata a terra- mentre i miei occhi si spostarono sulla scollatura del pigiama che esponeva sempre di più le clavicole e la sua pelle. Sentii il cuore tremare e ancora una volta lo stomaco stringersi.
Perché ti imbarazzi per un ragazzo, Jungkook?
Jimin raggiunse il mio petto con la mano e lo sentii sussultare quando toccò la mia pelle fredda.
Ora penserà che sono un pervertito.
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𝒐𝒄𝒆𝒂𝒏 𝒆𝒚𝒆𝒔 - jikook.
Fanfiction»𝙨𝙝𝙤𝙧𝙩 𝙨𝙩𝙤𝙧𝙮 started: April 2019 finished: June 2019 "Perché proprio io Jimin?" "Perché quando ti tocco ti sento simile a me come nessun'altro prima d'ora" Avvicinò l'orecchio al mio petto. "E fidati Jungkook che di cuori ne ho sentiti tan...