❈ˢᵉᵃ ˢᵉʳᵉᵑᶥᵗᵃᵗᶥˢ❈

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‣I feel so good when I'm with you
that I'm pretty sure
you are my piece of heaven‣

Jimin nella sua vita aveva sbagliato spesso, più volte di quante ne potesse contare sulla punta delle dita, probabilmente anche più volte di quante ne volesse ricordare lui stesso.

Eppure, l'errore più grande era stato senza dubbio credere di poter fare finta di niente dopo aver baciato Taehyung.
Insomma, in fin dei conti sarebbe stato come chiedere a un uomo di invecchiare dopo aver conosciuto la giovinezza eterna.
Così, seduto sul divano davanti al televisore, Jimin continuava a sbuffare e cambiare posizione, senza riuscire a trovare un minimo di pace.
<<Guarda che se stai provando a spostare il mobile con il fiato, sono costretto a infrangere i tuoi sogni>> Taehyung lo guardava appoggiato allo stipite della porta che dava sul corridoio, l'accenno di un sorriso sulle labbra che erano divenute l'oggetto dei sogni di Jimin e una scintilla di vitalità in più negli occhi.

Beh, almeno a qualcuno il bacio è servito a stare meglio, rifletté il maggiore prima di roteare gli occhi :<<hai ritrovato il tuo pessimo senso dell'umorismo? Credevo fosse rimasto impigliato tra i rami del boschetto in cui facemmo campeggio. Esattamente nel momento in cui provasti a rimorchiare una ragazza con le tue pessime battute e ricevesti in cambio un bicchiere d'acqua in faccia>> Jimin si accorse troppo tardi che dalla sua voce traspariva più astio del dovuto, ma non poteva farci nulla: il ricordo di quella bionda antipatica gli dava ancora sui nervi.
Taehyung sollevò un sopracciglio, avvicinandosi all'amico e stendendosi sul divano, posando la testa sulle gambe del maggiore.
<<Come siamo acidi oggi>> si lamentò, guardando Jimin dal basso :<<sei per caso scaduto?>> neanche il tempo di finire di parlare, che aveva già iniziato a ridere per la sua stessa battuta.

L'altro continuò a fissarlo, cercando di trattenere il sorriso che voleva nascere prepotente sulle sue labbra e non per quella pessima battuta, ma perché vedere Taehyung ridere era sempre una gioia per il suo cuore.
Gli piantò una mano sulla bocca, mettendo fine alle sue risate e facendo iniziare le proprie, almeno fino a quando Taehyung non gli leccò il palmo :<<yah, ma che schifo! Stare troppo tempo con Wiseong ti sta facendo sviluppare un lato felino?>> gli chiese corrugando la fronte, mentre si puliva la mano sul pantalone della tuta.
Taehyung si sollevò, rimanendo però seduto sul divano :<<vuoi che ti lecchi come un bravo micetto, padroncino?>> lo prese in giro in risposta, sollevando ripetutamente le sopracciglia.
Jimin assottigliò gli occhi, emettendo un verso di disgusto prima di spingere Taehyung giù dal divano.
Scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione imbronciata e tirò le gambe al petto, avvolgendole con le braccia, spaventato da un possibile desiderio di vendetta da parte del minore.
<<Invece di fare lo stupido, dimmi piuttosto dov'è che stai andando>> gli fece, indicando con un cenno del capo il suo petto avvolto in una camicia nera, i jeans stretti e la bandana rossa, che spiccava tra i capelli recentemente tinti di castano chiaro.

Solo in quel momento Taehyung parve riprendersi e scattò subito in piedi, guardando con gli occhi sgranati il display del suo telefono :<<merda, sono in ritardo>> mormorò, correndo in camera a recuperare il giubbino, ignorando un "e quando mai" pronunciato dall'altro.
Jimin chinò il capo e sorrise, scuotendo la testa: quanto gli era mancato quel Taehyung, quello scherzoso, solare, divertente e infantile.
Lo amava.
<<Mi vedo con Baekhyun e gli altri.
Hanno aperto da poco un nuovo pub
in centro e ci tengono a provarlo>>
gli spiegò il minore, prendendo le chiavi dalla mensola.
Si accucciò accanto a Wiseong, che riposava accoccolato sul suo cuscino e gli lasciò qualche carezza sul capo :<<a dopo piccolino>> lo salutò, prendendosi qualche istante per guardare il pelo folto
e lucente del micetto passare tra le sue dita.
Poi si alzò e puntò l'indice verso
Jimin :<<e tu non fare tardi, per le
ventidue ti voglio al letto!>>.
Il maggiore schiuse le labbra scandalizzato ma, prima che potesse ribattere, Taehyung gli lasciò un bacio sulla guancia e corse verso l'ingresso.
Jimin si voltò, alzandosi in ginocchio sul cuscino e incorciando le braccia sullo schienale :<<guarda che sei tu quello più piccolo e- Tae sta attento in giro!>> gli urlò dietro, ma l'amico aveva già chiuso la porta.
Con uno sbuffo, Jimin si lasciò ricadere sul divano e posò la testa sul bracciolo, per poi puntare gli occhi sul soffitto.
Pochi istanti dopo prese a sorridere smisuratamente, ridacchiando appena: non c'era nulla di meglio che essere illuminato
dal proprio raggio di Sole.

 Pochi istanti dopo prese a sorridere smisuratamente, ridacchiando appena: non c'era nulla di meglio che essere illuminato dal proprio raggio di Sole

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Fasci di luce gli disturbavano la vista già troppo appannata e a nulla pareva servire tentare di mettere a fuoco gli oggetti attorno a sé.
L'asfalto continuava ad alzarsi e abbassarsi, mentre i rumori venivano attutiti fino a scomparire del tutto.
Gli sembrava di girare su se stesso, non riconosceva dove fosse e il telefono nella sua tasca non voleva saperne di venire fuori.
Il poco istinto di autoconservazione che
non era stato assopito dall'alcool, gli urlava di chiamare Jimin e di non abbassare la
guardia fino a che non sarebbe stato assieme a lui, cosa che lo spinse a concentrarsi per sbloccare il display, tanto da non
accorgersi del gradino e cadere rovinosamente a terra.
A fatica si sollevò, puntando una mano
sul ginocchio e l'altra sulla fronte, alzando lentamente lo sguardo verso la sfera bianca che brillava nel blu notte del cielo.

Com'è lontana la Luna, pensò stanco.
Si sentiva spossato, confuso, il corpo non eseguiva le azioni nello stesso momento
in cui il cervello le pensava e i suoi sensi parevano regrediti.
Tanto da non vedere l'eccessivo fascio di
luce o udire l'assordante rumore.
L'alcool parve abbandonare il suo corpo
solo per qualche attimo, affinché la paura potesse invaderlo quando il cofano della macchina
era ormai troppo vicino, solo per consentirgli
di provare un lancinante dolore alle ginocchia, poi al fianco, alla spalla e in fine alla testa, che prese a pulsare e bruciare.
E prima che chiudesse gli occhi,
il Sole al suo collo si tinse di rosso.

A tirarlo via dal lago tranquillo in cui stava nuotando, ci penso l'insistente suoneria del telefono

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A tirarlo via dal lago tranquillo in cui stava nuotando, ci penso l'insistente suoneria del telefono.
Jimin si maledì per non aver messo il silenzioso anche quella notte e, dopo averlo afferrato, accettó la chiamata e portó il cellulare all'orecchio.
<<Pronto?>> la voce uscì roca e bassa assieme a uno sbuffo, mentre con la mano si stropicció gli occhi nel tentativo di svegliarsi.
<<Parlo con Park Jimin?>>.

Fu una scossa, una scarica elettrica
che gli corse per la colonna e lo portó a sollevarsi d'improvviso.
Le mani furono percorse da un fremito, tremarono e quella libera si aggrappó al piumone del letto.
Allontanó il telefono dall'orecchio per poter guardare il numero sul display, senza trovare una possibile spiegazione a ció che aveva provato.
Titubante avvicinó di nuovo il cellulare, ingoiando la brutta sensazione in gola per poter rispondere :<<sì, sono io. Lei chi è?>>.
Il silenzio parve interminabile, nonostante duró solo pochi secondi e, quando la voce dall'altro capo tornó a parlare, Jimin sentì un fischio acuto.
<<La chiamo dal Seoul National Hospital, il suo numero è indicato come contatto di emergenza di Kim Taehyung. Mi dispiace doverla informare di ció, ma il ragazzo ha avuto un grave incedente, le sarebbe possibile venire qui?>>.

Jimin non aveva mai pensato che la fine potesse avere una voce.

Halfway Soulmates | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora