❈ˢᵉᶴᵉᵑᵉ❈

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Waking up with the smell of you
in the house,
it's like the sunrise

Quandó aprì gli occhi, la luce che penetrava dalla serranda sembró essere quella di una lampadina puntatagli dritta in viso.
Mugugnó confuso, voltandosi di lato e portando le coperte fin sopra il capo, nel tentativo di schermarsi gli occhi.

Sentendo il materasso morbido che
sosteneva il suo peso, Jimin si rese conto
di non essere piú sul divano.
Così tentó di ricordare come ci fosse
arrivato in camera sua,
ma la sera precedente era composta solo da alcuni flash e da immagini confuse.
Portó le dita sulle tempie,
stringendo i denti per il dolore di quanto pulsavano forte.
Accumulata la poca energia che sentiva di avere, si sollevó a mezzo busto,
lasciando che lo sguardo vagasse per la camera.

Sul letto era stato poggiato un pail,
affinché lo tenesse al caldo e Jimin era piuttosto sicuro di non essere
stato lui a farlo.
Ancora si sforzó di ricordare, nonostante il dolore lancinante alla testa e lo stomaco sottosopra.
Perso com'era nei suoi pensieri,
non si accorse dei rumori che provenivano dalla cucina, se non quando qualcosa di metallico colpì il pavimento.
Trasalì, portandosi una mano sul petto, sentendo subito il cuore battere furiosamente contro la gabbia toracica.
E se la prima cosa a venirgli in mente
sarebbe dovuta essere la paura, ció in cui Jimin si sentiva immerso era piuttosto la speranza.
La stessa speranza che lo spinse ad alzarsi dal letto e a ignorare le pareti che gli vorticavano attorno, mentre attraversava il corridoio per dirigersi in cucina.

Continuava a sperare che fosse lui anche quando camminare stava iniziando a diventare impossibile e quando dovette assottigliare lo sguardo per distingere bene i contorni della figura davanti a lui.
Continuava a sperare, nonostante le spalle troppo larghe, i capelli troppo scuri e corti.
Anche quando, a mezzo metro da lui, il ragazzo si voltó e il dolce sorriso di Jin gli brilló davanti.
<<Ti sei svegliato finalmente>> la sua voce, che in altre occasioni aveva sempre amato, quella mattina gli sembrava essere decisamente fastidiosa.
Strinse forte gli occhi,
scuotendo appena la testa per
mandare via il senso di ovattamento.
Non si sforzó di sorridere, sapeva che sarebbe stato totalmente inutile.

Piuttosto avanzó di un passo, muovendo la testa a destra e a sinistra, ispezionando con lo sguardo l'intera cucina.
SeokJin intanto teneva lo sguardo fisso su di lui, a metà tra l'intenerito e il divertito :<<cerchi qualcuno Jimin?>>.

Il minore schiuse labbra per rispondere, anche se formulare una frase gli sembrava abbastanza difficile.
Fu un attimo peró, e ogni molecola d'aria parve essere intrisa di quel profumo per lui tanto simile alla gioia.
Così si voltó di scatto, ritrovandosi a fare i conti con gli effetti della sbornia che lo fecero barcollare.
Subito Taehyung gli fu accanto e, sentire le sue braccia attorno ai fianchi, fu per Jimin il sorgere del Sole.
<<Sei stato un incosciente ieri sera, cosa pensavi di fare?>> gli chiese bruscamente, tanto vicino alle sue labbra da impedirgli di pensare.
Desiderava rispondergli che tutto ció che voleva fare era smettere di provare dolore, di sentirsi asfissiato da quel senso di abbandono, mentre il petto veniva appesantito dai sensi di colpa.

Ma non ci riuscì.
Probabilmente era meglio così, dopotutto.
La situazione era già abbastanza complicata e Jimin non poteva nemmeno sopportare l'idea di allontanarlo di nuovo.
Così, mentre Taehyung lo guidava verso il divano, lo faceva sedere e gli posava una coperta addosso, Jimin teneva lo sguardo fisso sul suo viso per assicurarsi che fosse davvero lì, proprio lì,
assieme a lui.

Halfway Soulmates | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora