❈ˢᶥᵈᵉʳᵉᵃᶴ ᴿᵒᵗᵃᵗᶥᵒᵑ❈

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When you'll come home,
I'll be ready to recompose
your destroyed pieces

-Risponde la segreteria telefonica di-
Jimin chiuse la chiamata con uno sbuffo, interrompendo la voce meccanica che lo informava sull'impossibilità di rispondere di Taehyung.

Dopo la discussione che avevano avuto, il comportamento di Taehyung era cambiato per due giorni, ma era poi tornato quello di sempre.
Oramai, era passato piú di un mese
da quando Taehyung aveva ripreso una sorta di relazione con Cho-Hee e Jimin ne pareva distrutto.
Anzi, lo era.
Ció che piú lo faceva soffrire, era sentire Taehyung così lontano, vederlo raramente nonostante abitassero nella stessa casa e non sentirlo piú vicino come prima.
A peggiorare il tutto, c'era la consapevolezza che Taehyung
non si comportasse così perché magari era arrabbiato con lui, quanto piú a causa di quella ragazza abituata a manipolare e governare.

Uscire la sera, divertirsi, sballarsi, stare svegli fino all'alba e dormire di giorno.
Quella vita a Taehyung piaceva troppo e Jimin ne era consapevole,
ma desiderava che, per un solo secondo, si voltasse indietro
a controllare dove fosse lui.
Sentiva come se Taehyung fosse corso avanti,
inseguendo tutte quelle cose che gli vorticavano attorno,
che lo inebriavano con il loro profumo e avesse dimenticato che,
fino a pochi istanti prima, a camminare accanto a lui c'era anche Jimin.

Il ragazzo guardó lo schermo del telefono, buttato malamente sul materasso e attese.
Aspettava che il display si illuminasse e comparisse il suo nome sopra.
Allora, il cuore avrebbe preso a saltare poco prima che lui rispondesse e poi si sarebbe fermato, incantato anch'esso dalla melodica voce di Taehyung.

Ma non successe.
Forse non era momento, non era destino, non era l'occasione giusta e Jimin rimase ad aspettare,
perché lui era come un faro in attesa del ritorno delle imbarcazioni.
E, quando sarebbe tornata la sua amata nave, lui avrebbe brillato piú che mai per mostrargli la via di casa.

Jimin avrebbe dovuto capirlo che, quella sera, qualcuno ci aveva messo lo zampino affinché tutto andasse storto

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Jimin avrebbe dovuto capirlo che, quella sera, qualcuno ci aveva messo lo zampino affinché tutto andasse storto.
Era iniziata con la rottura in pezzi della sua tazza preferita.
Tanti, troppi pezzi per poter essere rimessi assieme.
E Jimin quasi ci pianse su quell'ammasso di ceramica, perché era il primo regalo di Taehyung,
di quando avevano solo sei anni.

Poi arrivó una chiamata di Jin,
che lo informava di dover rimandare
la serata tra amici che si erano promessi.
La sua macchina si era rotta
ed era fermo in mezzo alla strada,
ad aspettare che Namjoon
lo andasse a prendere.
Anche in quell'occasione Jimin
quasi pianse.
Era diventato maledettamente emotivo nell'ultimo periodo e lo odiava.

Nemmeno dieci minuti dopo,
la televisione interruppe il suo film preferito,
e al momento unica fonte di gioia,
per un'edizione straordinaria del telegiornale.
Cosí, quando a notte fonda sentí

la porta d'ingresso aprirsi,
Jimin balzó in piedi, fiondandosi nel salotto.
<<Taehyungie, va tutto bene?>> osó chiedergli, osservandolo muoversi meccanicamente per la casa.
Teneva il capo chino e la sua
andatura non sembrava molto stabile,
cosí Jimin gli si avvicinó per sostenerlo.
Taehyung peró,
fu rapido a scansarsi e riprese a barcollare verso la sua camera.
Era sicuramente ubriaco o forse qualcosa di piú,
Jimin ancora non ci capiva nulla di quel mondo.

Fu la prima volta che lo lasció stare,
che non gli chiese niente.
Semplicemente lo osservó allontanarsi, come ormai stava
accadendo da tempo,
col busto fasciato da una
camicia scura, simile ai jeans neri
che indossava.
Per la prima volta,
Jimin non provó ad afferrarlo prima che precipitasse,
non tentó di curargli le ferite prima che queste si aprissero.
Restó fermo, con lo sguardo puntato sulla porta chiusa della stanza di Taehyung,
pronto a prenderlo tra le braccia nel momento in cui sarebbe stato stanco di camminare.

Halfway Soulmates | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora