↬Cap. 12↫

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Ogni volta che Allyson riportava a galla le sue fobie, e qualche episodio che aveva riguardato il suo ultimo anno di training, il suo subconscio finiva sempre per riportarle alla mente anche tutto ciò che aveva passato in precedenza, aggiungendo così ogni volta sale ad una ferita ancora aperta.

Ancora non aveva superato del tutto ciò che era successo e quindi ogni volta si ritrovava impreparata davanti ai ricordi del passato.

Quel giorno, da quando aveva rivelato il suo problema a Chris, Hyunjin, Changbin e Jisung, aveva iniziato a sentirsi sottosopra.

Per tutto il tempo , mentre gli altri avevano cercato di creare una base alla canzone, era rimasta taciturna e distante.
Avrebbe voluto concentrarsi su quell'incarico, davvero: ma il suo cervello sembrava essere andato in standby.

E anche in quel preciso istante, nel bel mezzo della notte, Allyson non riusciva a dormire proprio a causa di tutto ciò.

La corvina continuava a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola di cotone, ma i suoi occhi non volevano saperne di restare chiusi.
Guardò l'orario dal suo cellulare: 03:20.

L'australiana decise di poggiare il telefono sul comodino ed alzarsi dal letto.
Sarebbe andata in cucina a bere un bicchier d'acqua, nella speranza di riuscire a riprendere sonno dopo in qualche modo.
Poggiò allora i piedi per terra, rabbrividendo al contatto col pavimento freddo.
Uscì dalla sua stanza avviandosi al buio verso la cucina, cercando di non svegliare nessuno.
La stanza in questione non era completamente immersa nell'oscurità: la finestra, leggermente aperta, faceva entrate le luci della città provenienti dall'esterno.
Non le fu allora difficile trovare un bicchiere nello scolapiatti e una bottiglia d'acqua in frigo.
Si versò un po' di quest'ultima e si sedette vicino alla finestra.

Di nuovo però i pensieri ebbero la meglio su di lei.

Era lì, stava per debuttare e finalmente avrebbe potuto coronare il suo sogno: eppure non si sentiva ancora in pace con sé stessa.
Aveva ancora paura di sbagliare, di fare errori e soprattutto l'agenzia come luogo di certo non aiutava proprio.
Insomma, non solo perché vi era Bambam, che insieme alla sua fobia era stato l'artefice delle sue difficoltà e del perché se ne fosse andata un anno prima.
Era anche  perché lì dentro, se ricordate, si trovava ancora il suo migliore amico.
Ebbene, no, non era arrabbiata con lui: il ragazzo infatti non c'entrava niente in tutta quella situazione,non aveva fatto nulla se non dare una spalla alla ragazza su cui piangere.

Bensì invece, era lei a sentirsi in colpa.

Lo aveva praticamente piantato in asso quando se ne era andata dalla JYP, senza più avergli parlato.
Ciò la faceva sentire male,poiché facendo questo aveva praticamente buttato anni e anni di amicizia giù da un dirupo.
E in più Allyson non riusciva neanche ad andare da lui o a chiamarlo e parlarci una volta per tutte. Si sentiva una codarda.

Era stato colui che le aveva insegnato a parlare coreano, colui che l'aveva incoraggiata a fare il provino alla JYP.

Colui che aveva tentato di aiutarla con l'uso delle bacchette per mangiare,ovviamente senza successo.

Allyson emise una piccola risata amara nel ricordare una cosa tanto stupida quanto malinconica e una lacrima le rigò il volto.

Ma piano piano quest'ultima si trasformò in un pianto vero e proprio.

Allyson allora chiuse gli occhi e serrò le labbra tentando di non far rumore.

La ragazza sobbalzò nel momento in cui sentì due mani che le si posarono sulle guance e due pollici che le asciugarono delicatamente qualche lacrima dalla pelle lattea.

Stay here | Seo Changbin IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora