Capitolo 2.

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Le tre ore di lezione passarono velocemente. Finirono così in fretta che mi sentii più leggero. Mi incamminai verso il mio armadietto e ci buttai dentro il libro di arte. Mi sistemai i capelli verdi e prima che potessi iniziare ad incamminarmi verso la mensa, sentii una mano posarsi sulla mia spalla. Mi immobilizzai sotto quel tocco così caldo e amichevole. Ero abituato a ricevere solo schiaffi o spinte. Mi girai. Una ragazza un po' più bassa di me, mi sorrideva. Aveva degli occhi marroni scuro che avevo già visto. Tolse la mano dalla mia spalla per afferrarmi il polso e trascinarmi con lei dentro la mensa. Prendemmo i vassoi con del cibo a caso e poi mi fece sedere con lei in un tavolo al centro. Stavo per iniziare a spaventarmi ma lei mi sorrise di nuovo.

-Michael Clifford- sussurrò. Il tono della sua voce caldo e rilassante, mi fece calmare.

-Ragazza strana di cui non conosco il nome- dissi. Lei rise leggermente.

-Sono Noemi Grey-Hood, è un piacere parlarti-. Spalancai gli occhi. Grey-Hood. La guardai di nuovo. Certo che la conoscevo. Lei era la sorellastra di Calum Hood, uno degli scagnozzi di chi aveva potere su di me. Si passò una mano tra i corti capelli castani e addentò un pezzo di carne.

Prima che potessi chiedere qualcosa, una sedia accanto a me si spostò, ed Ashton si sedette.

-Ciao Michael-. Sorrise. Si sistemò gli occhiali da vista sul naso prima di voltarsi verso Noemi. Ci fu un lungo silenzio eppure potei sentire le emozioni che stavano provando l'uno per l'altra.

-Sono Ashton- si presentò.

-Noemi- rispose arrossendo leggermente. Iniziai a mangiare quello che la scuola spacciava per cibo salutare, mentre quelli che potevo definire i miei due nuovi amici, facevano conoscenza. La porta della mensa si spalancò velocemente, sbattendo contro il muro. La forchetta mi cadde di mano. Tutti smisero di parlare. Trovai il coraggio di girarmi, quando un rumore di tacchi eccheggiò per la stanza. Il mio cuore fece una capriola su se stesso. Eccola lì, la ragazza che era diventata il mio incubo da tre anni ma che amavo da sempre. Gli occhi, neri, da cui non potevi distinguere l'iride, scrutavano la mensa da cima a fondo. Un tratto spesso di eye-liner li contornava. La bocca era aperta in un sorriso malvagio, i cui denti già bianchissimi, lo sembravano ancor di più racchiusi da un rossetto rosso. I lunghi capelli mori erano liscissimi e terminavano con un rosso accesso verso le punte. La canottiera strappata le arrivava al ginocchio, seguita da un paio di super skinny jeans neri e i suoi immancabili stivaletti. Mi sentii soffocare da tanta bellezza. La ragazza era affiancata da i due ragazzi più muscolosi ed inquietanti dell'intera scuola. Fece battere una mano sul mio tavolo. Le dita smaltate di rosso, iniziarono a picchiettare sul legno.

-Michael Clifford, quale onore rivederti- disse facendomi venire freddi brividi lungo la schiena. Mosse un dito in alto ed io mi alzai frettolosamente. Lei fece ruotare il dito ed io, lentamente, compii un giro su me stesso. Lei rimase impassibile per lungo tempo prima di aprirsi in un sorriso meraviglioso.

-Vedo che hai eseguito i miei ordini- riprese con una punta di orgoglio. Io annuii freneticamente.

-Che cosa ci fai tu qui con questi?- urlò Calum. Hood, guardò in cagnesco la sorellastra. Noemi rise acida. Era la prima persona che rideva in faccia al grandioso Calum Thomas Hood, ma alla fine, essendo in legami di parentela, poteva permetterselo.

-Io sto con chi voglio. Almeno loro sono simpatici e non come voi-. Si girò verso il biondo che affiancava il fratellastro. Luke Hemmings, era il ragazzo più inquietante dell'istituto. Alto, magro e con la sua faccia d'angelo, era il diavolo in veste umana. Si fissarono a lungo. Sapevo che tra i due c'era stato qualcosa ma che non era andata a finire bene.

-Clifford, vieni con me- squittì l'altra ragazza. Presi velocemente il telefono prima di uscire al suo fianco, fuori da quella stanza. Mi portò nell'aula di disegno e la richiuse alle sue spalle.

-Adesso ci divertiremo- sorrise. E mentre lei mi veniva incontro, con quel suo muro di rabbia addosso, capii una cosa. Emily Green sarebbe stato l'incubo più bello della mia vita.

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